3. Pianeta

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"𝐓𝐡𝐞 𝐨𝐧𝐥𝐲 𝐩𝐥𝐚𝐜𝐞 𝐭𝐡𝐚𝐭 𝐦𝐚𝐭𝐭𝐞𝐫𝐬 𝐢𝐬 𝐟𝐢𝐫𝐬𝐭."
-𝐌𝐚𝐱 𝐕𝐞𝐫𝐬𝐭𝐚𝐩𝐩𝐞𝐧

Fin da piccolo ho vissuto con l'ambizione di voler diventare qualcuno e di essere ricordato

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Fin da piccolo ho vissuto con l'ambizione di voler diventare qualcuno e di essere ricordato.

Ho sempre aspirato ad entrare nel pianeta d'oro della Formula 1: volevo essere uno dei 20 piloti, ci dovevo essere.

Dovevo smettere di vivere quello sport attraverso uno schermo ed iniziarlo a vivere sul serio, calpestando l'asfalto dei diversi circuiti con le ruote della mia monoposto.

Ed é per questo motivo che ho incentrato tutta la mia vita, ambizione e determinazione su questo obiettivo.

La velocità, l'adrenalina e la vittoria sono sempre state parte del mio essere, abbellendo la mia anima.

E quando la vita mi ha messo davanti al fatidico bivio: ho deciso di intraprendere la strada dei kart.

Bisogna sottolineare come questo sia stato possibile solo grazie a Rigel e Alan; entrambi sono stati le montagne che mi hanno protetto da ogni temporale che la vita era pronta a scagliarmi contro.

Banalmente hanno creduto in me ancora prima che lo facessi io, mi hanno spronato ad intraprendere questa strada, consapevoli delle mie potenzialità.

«Corri Altair, premi i piedi su quei pedali, donati le ali che hai sempre sperato di avere. E ricordati cosa ti dicono i tuoi vecchi: tu sei nato per questo.» Ecco la frase che erano soliti ripetermi ogni volta che accusavo un cedimento, ossia ogni volta che ero pronto a mollare.

E purtroppo le volte sono state molte.

Inoltre, oltre a questo, mi hanno anche sopportato; mi ricordo ancora la mole infinita di domande che il me adolescente ha posto loro.

«Rigel, Alan ascoltate: riuscirò a raggiungere le stelle?» Questa era la mia domanda preferita.

«Altair con il tempo capirai di essere sempre stato tra loro, non hai bisogno di raggiungere nessuno: sei già dove dovresti essere.»
Mi ripetevano di continuo e io non riuscivo a capire cosa volessero dire.

Io volevo essere tra le stelle non qui, come potevo essere nel posto giusto?

Ma si sa: le risposte arrivano con il tempo, e maturando ho capito che cosa significasse quella domanda.

In aggiunta a tutto questo c'era lei: la mia Ariel, nonché la mia eterna bussola.

Me lo ricordo ancora il nostro primo incontro: Rigel mi aveva portato a casa sua dopo i kart, ed era proprio in quel salotto che ho visto l'anima più eterea della mia vita, ed aveva un solo nome: Adhara Memphis.

E ringrazio il destino per aver avuto la possibilità di poter vivere con lei al mio fianco.

Ho impresso nella memoria le mie prime gare, in particolare la sua presenza ad esse: ricordo l'ansia che mi mangiava vivo, e ricordo come lei mi stringeva la mano, ripetendomi nell'orecchio il nostro motto.

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