CAPITOLO SEI: lego house

7 1 14
                                    

Dedicato a chi lotta ogni giorno e trova comunque la forza per sorridere e affrontare un'altra giornata.
siete forti, non mollate

vi lascio qui sotto dei numeri verdi da contattare nel caso sentiste di non farcela. sappiate che vi rialzerete, c'è sempre una luce che vi guida, sempre.

ASK FOR HELP 🩵

TELEFONO AMICO: 02 2327 2327
TELEFONO AZZURRO: 1969
NUMERO PREVENZIONE SUICIDIO: 800 334 343
NUMERO PREVENZIONE DISTURBI ALIMENTARI: 800 180 969
NUMERO VIOLENZA DOMESTICA: 1522
SUPPORTO PSICOLOGICO: 800 833 833
SUPPORTO PSICHIATRICO: 800 274 274
TELEFONO ROSA: 06 375 18282
SUPPORTO PER AUTISMO: 800 031 819

CAPITOLO SEI: lego house

- we keep this love in a photograph,
we made this memories for ourselves

Facevo ballare le gambe sotto il tavolo e mi sfregavo le mani sulle cosce in ansia, osservando il telefono nell'indecisione del momento. Lo guardavo da diversi istanti, indeciso se fare quella maledetta telefonata oppure no. Landon e Matthew bisticciavano in cucina, nel tentativo di preparare il pranzo e farmi mettere qualcosa sotto ai denti perché erano ormai diversi giorni che non facevo un pasto decente.

La mancanza di Eve si faceva sentire sempre di più e il fatto che non avessi ancora fatto qualcosa di utile per ritrovarla mi mandava fuori di testa. Avevo ripassato in rassegna ogni singolo istante della nostra ultima serata e notte insieme, cercando di ricordare ogni singolo dettaglio di lei e ogni sguardo che mi aveva dedicato. L'ultima cosa che ricordavo di noi due insieme, era il momento in cui si era infilata la mia maglietta e si era stretta a me. Aveva posato la testa sul mio petto e mi aveva abbracciato con forza, sorridendo sulla mia pelle.

<<Grazie d'esistere, Jules.>> Aveva detto prima di addormentarsi. <<Tu mi hai salvata in tutti i modi in cui una persona può essere salvata.>>

Fu l'ultima volta in cui sentii la sua voce. Da dopo quel momento, niente aveva più avuto un senso.

Ripresi il telefono e senza pensarci ulteriormente, composi il numero di Eve e feci partire la telefonata. <<Ciao sono Eve!>> Sentii dalla segreteria. <<Se non mi trovate probabilmente sono ossessionata da qualche indagine e Julian non mi sopporta più, oppure sono con lui e ce la stiamo spassando. Lasciate un messaggio e io vi richiamerò, forse.>>

Inspirai profondamente e, trattenendo il respiro con le lacrime agli occhi, scagliai il cellulare contro il muro di fronte a me. Mi presi la testa fra le mani e strinsi i capelli nei pugni con forza, esasperato.

<<Jules>> Mi chiamò Matt. <<Jules continuare a chiamare il suo cellulare e farsi del male in questo modo non porterà altro che dolore. Ti prego, basta, non torturarti più in questo modo. Per favore.>>

Mi voltai verso il mio amico che mi guardava con occhi colmi di compassione e lacrime. Sapevo quanto soffrissero tutti loro per ciò che stava accadendo, me ne rendevo perfettamente conto, così come sapevo quanto fossero preoccupati per me. Eppure io, non facevo altro che pensare a cosa avrei potuto fare per ritrovare Eve e riportarla da noi.

<<È come stare all'inferno, Matt.>> Risposi in un sussurro. <<Vado a dormire spruzzando il suo profumo sul cuscino, nella speranza di prendere sonno immaginandola al mio fianco. E quando mi capita di addormentarmi, mi sveglio di soprassalto e nel panico. E la prima cosa che faccio è tastare la parte del letto dove lei dormiva. La prima cosa che faccio ogni santa volta, è cercarla. Ma lei non c'è. È una tortura da quando apro gli occhi a quando li richiudo, è una tortura anche nel sonno.>>

HOSTAGE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora