Dedicato a chi lotta ogni giorno e trova comunque la forza per sorridere e affrontare un'altra giornata.
siete forti, non mollatevi lascio qui sotto dei numeri verdi da contattare nel caso sentiste di non farcela. sappiate che vi rialzerete, c'è sempre una luce che vi guida, sempre.
ASK FOR HELP 🩵TELEFONO AMICO: 02 2327 2327
TELEFONO AZZURRO: 1969
NUMERO PREVENZIONE SUICIDIO: 800 334 343
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attenzione: il capitolo tratta argomenti sensibili. Se voi o qualcuno di vostra conoscenza si trovasse in una situazione analoga o si trovasse in pericolo, non esitate a chiedere aiuto.CAPITOLO OTTO: we all go mad sometimes
- your perfume is all that's left of you
Mi osservò attentamente, con le mani infilate in tasca. Il suo sguardo cadde dai miei occhi, al mio viso, a tutto il mio corpo, come se stesse cercando di studiare i miei movimenti e le mie espressioni.
Scoccò la lingua sul palato e gettò il mozzicone della sua sigaretta a terra mentre con nonchalance tentava di spiare dentro casa. Se ne stava fermo lì, la testa piegata di lato e lo sguardo cupo. Mi scrutava attentamente, gli occhi stretti in una fessura.
<<E tu che ci fai qui?>> Chiesi osservando la sua chioma scura e mossa dal vento di gennaio. I suoi occhi color nocciola erano sempre stati in grado di inchiodarmi al suolo, anche se non sapevo l'esatta ragione. Forse era il suo modo di osservarmi, quel modo ambiguo che aveva di fare.
Sembrava essersi rimesso in forma dall'ultima volta che lo avevo visto, nonostante avesse le occhiaie e sembrasse non dormire da giorni esattamente come me. Ma era sempre lui. Aveva sempre quello sguardo che mi raggelava e mi faceva rabbrividire.<<Non ci vediamo da quanto, un anno? E nemmeno mi dici ciao. Che maleducato.>> Sbottò arricciando il naso. <<Allora? Mi fai entrare o no?>>
Restai immobile a guardare Blake mentre il terrore mi scorreva nelle vene e mi si inerpicava fin dentro le ossa. Il pensiero fisso che fosse venuto a dirmi che, in realtà, lo aveva mandato Eve a dirmi di non cercarla più s'impossessò della mia mente e nel frattempo lui entrava in casa mia con le mani in tasca e lo sguardo quasi del tutto assente.
Blake era stato il mio incubo peggiore. Avevo cercato di essergli amico, di andare oltre al primo impatto, ma c'era sempre stato qualcosa in lui che mi turbava. Ricordavo perfettamente il suo sguardo, il modo che aveva di osservarmi, quasi come se aspettasse che facessi la mossa sbagliata. C'erano state delle occasioni in cui eravamo stati più o meno vicini, in cui avevamo parlato liberamente e in cui mi aveva fatto più o meno da spalla, mentre Eve era ricoverata. C'erano stati momenti in cui avevo pensato fosse degno della mia fiducia, che le sue intenzioni fossero pure e genuine. Mi aveva visto nello stato peggiore, molte volte. Mi aveva visto piangere quando mi avevano comunicato che Eve non migliorava, mi aveva visto arrivare in preda al panico alla telefonata della dottoressa Robins di correre lì perché Eve stava male. Ma mi aveva visto anche fare di tutto per farla ridere. Mi aveva visto addormentarmi sulla sedia accanto a lei e non lasciare il suo capezzale finché non mi cacciavano.
Ma poi qualcosa era cambiato. Avevo capito, ero andato oltre ai suoi sorrisi e alla sua gentilezza, al suo modo di fare sempre amichevole con tutti. Avevo visto il modo in cui guardava Eve, con quella maniera sofferta che mi aveva sempre turbato. Ricordavo il modo in cui li avevo visti ridere insieme e la maniera in cui ci guardava ogni volta che l'accarezzavo o le davo un bacio. Ricordavo come sembrasse l'ombra di Eve, come comparisse magicamente ogni volta che mi trovavo da lei per vederla.
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HOSTAGE
Mystery / ThrillerSi dice che la felicità sia effimera e che talvolta non sia sufficiente una vita intera per trovarla. Si dice che duri un secondo, che capita spesso di non riuscire a goderne perché proprio mentre la stai assaporando, svanisce. Una persona si cost...