3 - Corsetto - 1a parte

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[tredici anni]

Lady Josefine non le aveva neanche detto una parola dolce, quando quel giorno, svegliandosi, aveva trovato le lenzuola rosse.

Cordelia chiamò trafelata una serva, e cominciò a piangere. Temeva di avere una ferita che non smetteva di sanguinare, e le ci volle un po' per calmarsi e capire che era il naturale passaggio da bambina a donna.

«Ora», le disse la madre, dopo che la serva aveva riferito tutto, «le tue lezioni diventeranno più intransigenti. L'arte di stregare un uomo è utile e proficua, ma solo se si rispettano le regole».

Le fece mettere per la prima volta un corsetto. La ragazza respirava a fatica, e vedeva il proprio seno stretto in modo innaturale. Osservandosi allo specchio, notò come la curva dei fianchi divenisse più accentuata, risaltando le sue forme.

«Impara a respirare in modo leggero, senza alzare le spalle. No, non così, schiena dritta! Devi dare l'idea di essere a tuo agio. Mostra la minima debolezza e ti schiacceranno». Poi le fece mettere uno dei suoi migliori vestiti ed uscirono. «Fuori di qui non puoi permetterti di respirare in modo barbaro», la ammonì Lady Josefine, portandola fino nel più grande giardino del Palazzo. Ci era già stata, da piccola, e sapeva che sarebbero state ore noiose, le prossime. Era costretta a fare brevi e veloci respiri, per non alzare le spalle. Rischiava di svenire, ne era certa.

Dopo poco che si era seduta con la madre ed altre donne a sorseggiare tè, fu costretta ad allontanarsi. Lady Josefine le lanciò un'occhiata di ammonimento, ma quel corsetto era insopportabile.

Si rifugiò dietro ad un rampicante e cominciò a respirare con la bocca. Se i laccetti avessero ceduto, tanto meglio: avrebbe avuto la scusa per tornarsene in camera. Il seno le doleva, costretto in quel poco spazio. Nonostante la libertà che si era presa, l'ossigeno non era decisamente abbastanza. Sbatté più volte le palpebre, a disagio. Se fosse svenuta davvero, la madre non gliela avrebbe fatta passare liscia.

«Qualcosa non va, miss?», chiese una voce familiare. Il dejà-vù la colpì in pieno, combattuta se voltarsi o meno.

Wladimir la osservava incuriosito.

La ragazza scosse la testa, non avendo abbastanza fiato per parlare. Aveva il volto paonazzo, ed il Principe afferrò il vassoio vuoto dalle mani di un servo di passaggio, e cominciò a farle aria. Ora gli sguardi di Wladimir erano diventati preoccupati, ma capiva che chiedere spiegazioni non avrebbe risolto le cose, in quel momento.

Cordelia sapeva che una situazione del genere era intollerabile, e forse fu il corsetto troppo tirato, forse la voce della madre che la stava chiamando, o la presenza del ragazzo di fronte a lei, a farle perdere i sensi. Gli occhi le si chiusero e le gambe cedettero.

Il Principe mollò la presa sul vassoio, senza neanche disturbarsi a lanciarlo lontano, ed afferrò per la vita la ragazza. La testa di lei sbatté contro la spalla di lui, che si stabilizzò e la tenne con un solo braccio. L'altro era impegnato ad alzarsi, affinché la mano raggiungesse la candida fronte di Cordelia. Non scottava, per fortuna. La tentazione di sfiorare con i polpastrelli quelle labbra rosa pallido fu davvero tanta, e lì nascosto dalla pianta rampicante si prese quella piccola libertà.

Wladimir non capiva come quella creatura fra le sue braccia fosse così ingenua. In tutte le società di quel tempo – soprattutto quella dei Demoni – le ragazze venivano educate a farsi desiderare, come delle perfette accalappia-uomini . Eppure Cordelia non aveva movenze sensuali, i suoi occhi non brillavano di quella luce maliziosa che compariva troppo presto nello sguardo delle giovani. Fuori luogo, ecco come definirla. Piacevolmente fuori luogo. Un'altra avrebbe sfruttato la situazione, magari chiedendo gentilmente al Principe se avesse potuto slacciarle il corsetto. Ed invece lei aveva preferito mantenere la dignità, cosa molto rara tra le schiere di Darkriver che cercavano di conquistarlo.

«Cordelia!», ruggì una voce. Wladimir la riconobbe, anche se conosceva solo di sfuggita Lady Josefine. Girava voce che fosse una donna piuttosto severa, e che non avesse mai superato la perdita della prima figlia. Se era anche solo la metà di come veniva descritta, lui non aveva intenzione di imbattersi in lei. Fece un gesto con il capo alla guardia più vicina, per nulla intenzionato ad abbandonare quel piccolo raggio di sole fra le sue braccia.

L'uomo in armatura si avvicinò.

«Dite a Lady Josefine che sua figlia ha avuto un contrattempo», ordinò il Principe.

Dopo un inchino, la guardia fece come richiesto, mentre Wladimir prendeva in braccio Cordelia e la portava nella propria stanza, per adagiarla sul letto. Per quanto volesse che respirasse più aria possibile, decise di chiudere la porta. C'erano occhi ovunque, e se si fosse saputo che aveva portato una Darkriver nella sua camera, le peggiori congetture sarebbero diventati presto pettegolezzi. Non voleva che la dignità della ragazza venisse messa in discussione.

I respiri di lei erano corti e brevi, e quando non li sentì più per parecchi secondi, maledisse quel dannato corsetto e si avvicinò per allentarlo. Cercò di non sfruttare la situazione, mentre la stendeva di fianco e le sbottonava il vestito. Per quanto quelle acerbe curve non fossero il massimo, trasmettevano una purezza disarmante. Tirò le cordicelle, ma il corsetto non voleva saperne di aprirsi. Il ragazzo sorrise, pensando a come la castità della ragazza si fosse trasmessa anche ai suoi indumenti. Fu costretto, attentamente, a slacciare il nodo con i denti. In un'altra situazione avrebbe posato un leggero bacio sulla striscia di pelle scoperta tra il corsetto e la sottoveste, ma non voleva infierire troppo. Le richiuse il vestito e la distese sulla schiena, osservandola dormire.

Pareva un piccolo Angelo, nonostante i capelli neri acconciati in modo elaborato. Le lunghe ciglia sfioravano le guance, e le labbra erano dischiuse. Dopo averne testato la morbidezza con i polpastrelli, in giardino, Wladimir ebbe voglia di farlo con le proprie labbra, ma resistette. Era strano associare l'immagine che aveva degli Angeli, freddi e superbi nemici, con quella di una semplice ragazza che riposava nel suo letto. Doveva essere la concezione degli umani, che pian piano cominciava ad influenzare anche i Demoni.

Si accomodò su una poltroncina poco distante e la osservò. Era combattuto nello sperare che non si svegliasse più, così che lui potesse stare lì in eterno a contemplarla, e nel desiderare che si destasse subito, per poter cogliere nuovamente quel rossore nelle sue guance e l'imbarazzo nel suo sguardo.

Cordelia - L'ImperatriceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora