Concrete Jungle
Le 16:55
Credo che tutte le città della California siano così: caldo umido e atmosfera soffocante d'estate, pioggia tiepida e atmosfera opprimente d'inverno.
Gente che non si accorge di essere in una prigione incandescente, che continua a cantare e a vestirsi di piume, indifferente a tutto ciò che c'è fuori.
Come canarini in gabbia.
Io non mi rassegno, io continuo a cercare un modo per sfuggire a tutto ciò. Sono il pettirosso che si lancia contro la porta e becca le gabbie...
Ladies and gentleman, questi sono i pensieri di una quindicenne di Oakland, California, chiusa in casa con quattro idioti e 42 gradi fuori.
Oh.
Vi stavate aspettando la classica fanfiction in cui la padre è morto perché gli hanno sparato dei tizi a random, la sorella ha il cancro al cervello, la madre si è suicidata quando l'ha scoperto e la protagonista vive e scopa con suo fratello?
Peccato, perchè il principale problema della mia famiglia è che sono tutti vivi.
Mia sorella Joceline McDanes è la figlia che tutti vorrebbero: la secchiona che studia tutto il pomeriggio e fa la scuola musicale con ottimi voti, con quell' aria da ragazza perfetta, da ragazza per bene, che a diciotto anni ha il coraggio di uscire di casa in maglioncino, gonna lunga e calze bianche. A suo modo, è un canarino, che vive per apparire e vive per fischiettare, ma soprattutto vive per combaciare con lo stereotipo di sé stessa.
Dio, sono tre quarti d'ora che sta suonando la stessa cosa, e mi sta facendo innervosire in maniera assurda.
Sto meditando di alzarmi dal letto per strappargli il flauto dalle mani e buttarlo dalla finestra, quando mio fratello Deny irrompe in camera mia.
A volte mi chiedo di che droga si è fatto nostro padre prima di andare all'anagrafe, quando è nato.
Seriamente, quale persona sana di mente chiamerebbe suo figlio Deny McDanes?
Anche Savannah è un nome insolito, ma ad essere sincera mi piace. È così simile a come sono io.
"Violazione di proprietà privata. Cinque dollari, bro" Grido.
Lui mi ignora e fa:
"Hai visto il mio cellulare? L'ho cercato per tutta casa ma non lo ritrovo, forse l'ho perso..."
Mi trattengo dal ridere quando vedo lo smartphone con la cover militare spuntare dalla tasca dei suoi skinny.
Me la cavo con un: "No, mi dispiace, non l'ho visto" e gli intimo di uscire subito dalla mia camera.
Lui il cellulare se lo porta anche al cesso, e conoscendolo non ci tengo a sapere cosa fa.
Den è un sedicenne con il quoziente intellettivo di una vongola morta.
È il classico stronzetto biondino con gli occhi azzurro ghiaccio come nostro padre, e diciamo che è considerato la persona più figa dell'universo conosciuto.
Se devo dire la verità, la gente con gli occhi di quel colore ha sempre un'aria un pò tonta.
Insomma, è uno di quelli gasati da paura, le cui più grandi preoccupazioni sono la cresta e i vestiti, uscire, amici e ragazze.
Vive per sembrare figo. Continua a cantare e cambiare le piume dentro la gabbia e a offrire benzina per il fuoco del suo stereotipo.
Oh, ed è anche uno stronzo.
Come mamma e papà. Fanno la segretaria e il medico.
Molti degli adulti che conosco sono così: talmente preoccupati a mostrare quanto è bella la loro casa, quanto è brillante la loro carriera o eleganti i loro vestiti, da morire senza aver visto ciò che c'è oltre tutto questo. Quelle sensazioni che da tutta la vita mi tengo dentro e voglio vivere.
Con ciò, non dico che tutto questo sia sbagliato, sto semplicemente constatando.
Guardo l'orologio, le 17.
ANCORA?
Mi annoio. Sfortunatamente sono una persona pigra, quindi trovare qualcosa da fare è inconcepibile.
Però...
Con un sospiro, mi alzo e vado a controllare l'occorrente per stanotte.
Nello zaino c'è tutto: tuta nera con il cappuccio, passamontagna, corda, uno specchietto, chiavi, cartina,  torcia e batterie di ricambio. Oggi la mia meta è quella tipografia abbandonata, nella parte più periferica della città.

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