xɪ. we learn to live with pain, mosaic broken hearts

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🚨🤚🏼ALT: questo è un capitolo di passaggio... capirete tutto nello svolgimento vero e proprio🤚🏼🚨

                             Freya's pov
Spalanco la porta di casa di botto, e mi accorgo fortunatamente che mio padre non è in casa. Fortunatamente, perché vedendomi con il fiatone, le guance arrossate e il panico che mi inonda gli occhi, mi farebbe mille domande.

Corro su per le scale, e mi butto a peso morto sul letto.
La preoccupazione per l'incontro con Marcus, supera purtroppo di gran lunga, il momento spensierato vissuto con Odino.

Prendo respiri profondi, per calmarmi ma a quanto pare non riescono, infatti escono solo dei rantoli ansiosi.
«Lui non ti può fare nulla.» Sussuro tra me e me, per tranquillizzarmi.

Pian piano, i respiri iniziano a regolarizzarsi, così come il mio battito cardiaco.
Decido di andarmi a fare una doccia, che spero mi ripulisca oltre dallo sporco esterno, anche da quello interno.
Mi spoglio lentamente, a causa dei dolori lancinanti che colpiscono i miei muscoli, avviliti dal recente allenamento.

Mi fiondo sotto il getto dell'acqua, e il rumore che provoca quest'ultima mi culla, anzi mi distrae dal casino che ho dentro.
Giro la manopola verso il segnetto rosso, e attendo con impazienza che l'acqua diventi bollente.

Mi passo addosso il getto incandescente, e mi esce involontariamente un gemito di dolore.

Però finalmente mi sento libera.
Libera dallo sporco che mi pervade la pelle, da quel giorno.
Quel maledettissimo giorno che mi ha cambiato la vita.

4 anni fa:

(immaginatevelo così)🫧

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(immaginatevelo così)🫧

Dopo ciò che è successo alla mamma, non so più come reagire di fronte agli impulsi che mi regala ogni giorno la mia vita.
Non provo più nulla, se non compassione per me.
Compassione per la persona che sono, e che non è riuscita ad impedire il tentato... ah non riesco neanche a pronunciare il nome del gesto che mia mamma ha provato a commettere.

Con papà non sono più la stessa.
Non gli parlo più. Come se credessi nel mio inconscio che la colpa non è solo mia.
Come se credessi che se mamma ha provato a mettere fine ai suoi giorni, fosse anche colpa di papà.
Ho iniziato ad odiarlo, dopo che mi ha abbracciata in ospedale e mi ha confortato con parole rassicuranti.

Ma quali parole rassicuranti?
Quelle che non ha sprecato quando ne avevo bisogno?
Quelle che rappresentano scenari di un ipotetica famiglia felice, quando noi eravamo l'opposto solo per colpa sua?

Ho necessariamente bisogno di qualcosa che mi distragga.
Prendo al volo, il cellulare e chiamo Amanda.
Dopo neanche due squilli, lei risponde.
«Ei.» Mi saluta.
«Ei.» Dopo che ci salutiamo, cade un silenzio imbarazzante, che mi fa capire che sta aspettando, di sapere il motivo della telefonata.

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