x. you drew stars around my scars, but now i'm bleedin...

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                           Freya's pov:

Me ne vado dalla palestra con il dubbio c'è si insidia nella mia mente, come la peggiore delle torture.
Mi sento terribilmente in colpa, perché sicuramente una buona amica, avrebbe indagato, ma io sinceramente non me la sono sentita.

Una sigla familiare, si propaga nella mia borsa, e riconosco subito, che si tratta della mia suoneria a tema the walking dead. Recupero velocemente il telefono, e vedo che si tratta di un numero sconosciuto.

Sicuramente sarà qualche ragazzino che si diverte a chiamare e a infastidire la gente come me.
«Pronto?» Dico con voce ferma.
«Ti sono mancato?» Riconosco subito quel timbro di voce terribilmente graffiato.

Le gambe iniziano a farsi molle, come se si fossero trasformate in gelatina, appena ho riconosciuto quella maledetta voce.
Cerco di mantermi salda a qualcosa, quando inizia un tremolio che si ripercuote su tutto il mio corpo, come un eco che si espande in tutto l'ambiente circostante.
Le palpebre iniziano a tremare dal nervoso cosi come le mani, che si fanno ghiacciate di colpo.
Inizio a respirare profondamente, e quando sento il ritmo del cuore regolarizzarsi, decido che è il momento di contrattaccare, e come disse mia nonna: "prendere il toro dalle corna."

«Manco per il cazzo.» Rispondo con tono duro, perchè deve capire che non sono più quella ragazzina, che si lasciava ammaliare dai suoi muscoli pompati.

«Sicura bambina? Sento da qui la tua voce tremare, e vedo che è così anche con le tue belle gambe.»

Mi guardo attorno con la paura che mi si appiccica addosso come la salsedine del mare, dopo una bella nuotata.

Perchè si, la nostra relazione, è stata un pò come una bella nuotata. Io nuotavo nel mio piccolo angolo di mare, fino a quando un altro pesce sconosciuto, ha cominciato a nuotare insieme a me; e non fraintendetemi, ero molto felice, che qualcuno finalmente avesse deciso, di starmi accanto durante la mia attività giornaliera. Ma felice non lo ero più, quando questo pesce, ha avuto iniziato a provarmi ad affogare nelle mie stesse acque.
Non contento, ha iniziato anche a prosciugare tutta la mia acqua, privandomi quindi della mia dose giornaliera di felicità.

Quindi, eccomi qui, senza la mia acqua, ma solo un mucchio di ricordi che mi ricordano sempre che non sono nata senza di essa.

Scorgo in lontananza, una figura ahimè troppo familiare.
Aguzzo la vista, e appena si gira verso di me, e alza la mano in segno di saluto, ne ho la conferma.
È lui.
Ora sono due le opzioni: o scappo da uno dei miei scogli più grandi, o lo affronto di petto e in caso si mettesse male, sfrutto le mie capacità da una che fa boxe.
Sono sempre pronta a difendermi e ad andare contro ciò che mi fa stare male.

Ma qua proprio non c'è la faccio.
Non c'è la faccio di fronte alla persona, che mi voleva prosciugare.
Lentamente faccio scivolare il telefono dal mio orecchio, e riaggancio.
Mi riguardo attorno, e quando lo noto, mi accorgo che ora sta parlando con una ragazza.
Approfitto del momento di distrazione di Marcus, e me la do a gambe.

Letteralmente.
Inizio a correre, fuori dalla palestra, mentre vengo sommersa, dalle occhiate incuriosite dei passanti, che esternamente vedono solo una ragazza che corre come una forsennata.
Sento dei passi dietro di me che iniziano pian piano a farsi più vicini.
Gli attimi di terrore si accentuano molto di più, quando sento uno spostamento d'aria, a parer mio fin troppo vicino al mio viso.

Ad un certo punto, i muscoli cominciano a bruciare così tanto, che sono costretta a fermarmi per smaltire questa pena.
Mi fermo vicino al palo del semaforo, e mi appoggio con tutto il mio peso, cercando di recuperare il poco fiato rimanente nel mio corpo.
Fortunatamente guardandomi attorno, mi accorgo che non c'è nessuno intorno a me, che gli assomiglia minimamente.

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