ᴠɪ. Perfer et obdura, dolor hic tibi proderit olim

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                           ఌ❧ఌ❧ఌ❧ఌ❧ఌ                           𝒏𝒐 𝒓𝒊𝒔𝒌, 𝒏𝒐 𝒈𝒍𝒐𝒓𝒚,                       𝒏𝒐 𝒇𝒂𝒊𝒍𝒖𝒓𝒆, 𝒏𝒐 𝒔𝒕𝒐𝒓𝒚                      ఌ❧ఌ❧ఌ❧ఌ❧ఌ❧ఌ

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                           𝒏𝒐 𝒓𝒊𝒔𝒌, 𝒏𝒐 𝒈𝒍𝒐𝒓𝒚,
                      𝒏𝒐 𝒇𝒂𝒊𝒍𝒖𝒓𝒆, 𝒏𝒐 𝒔𝒕𝒐𝒓𝒚
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«Ci vediamo chupa chups.»

Quella frase in sospeso, mi fa ripensare a quante volte mi ha chiamata con quel soprannome.
Persa tra i miei pensieri, mi accorgo solo ora di essere ancora davanti al portone, e di essermi bagnata tutta.
Cerco nella mia borsa, forse per il fatto che sia bagnata completamente o perché è troppo piena, non riesco a trovare queste maledette chiavi.
E ora come faccio?
Se suono a casa, mio padre si incazza di brutto quindi?
Non è possibile che succede tutto a me giusto?

Dei passi dietro di me mi fanno irrigidire.
Controllo l'ora, è l'una di notte.
I passi si fanno più vicini, e quando non sento più nulla, butto fuori l'aria che non sapevo di aver trattenuto.
Riprendo a cercare la chiave di casa, ma nulla non la trovo.
«Porca puttana, tutte a me!» Esclamo forse con un tono leggermente troppo alto.
«Correggo, tutte a noi.» Sento una voce roca e profonda.
Mi giro lentamente, perché vorrei non aver riconosciuto il tono di voce.
«Che vuoi ora? Non eri andato via?»
«Per tua fortuna no.» Risponde con saccenza.
«Sfortunatamente vorrai dire!» Mi prenderà sicuramente per una pazza isterica, ma tra il fatto che è tardi, che non trovi la chiave e sia tutta bagnata, sono diventata esaurita.

«Ti ricorreggo, perché a quanto pare hai problemi cognitivi, è una fortuna che non me ne sia andato; -prende una pausa, per riprendere fiato- cercavi queste per caso chupa chups?»
Mi sventola le chiavi di casa con il mio portachiavi del guantone da boxe davanti al viso.
«Perché cazzo le hai tu?» Chiedo infuriata.
Cerco di riprenderle, ma ogni mio tentativo è vano, perché lui me le sposta appena le sto per prenderle.

«Le vuoi?» Produce un suono fastidioso quando le chiavi iniziano a sbattere tra loro.
Cerco di riafferrarle ma nulla.
«Credo che la risposta sia sì, ma non te le darò fino a quando non mi darai qualcosa in cambio.»
«Sentiamo cosa vuoi da me ragazzo senza nome?» Chiedo con aria scocciata.
«Tante cose chupa chups, ma a quelle ci arriveremo con il tempo. Per ora voglio solo che partecipi ai miei giochi.»

Quali giochi?
«Probabilmente ti starai chiedendo, quali giochi, e purtroppo a questa domanda non posso risponderti, lo scoprirai solo accettato di giocare. I giochi si tengono alle 03:00 di notte, precisamente la notte di carnevale, ovviamente al luna park. Se accetti di giocare, riavrai le tue chiavi, sennò veditela con tuo padre incazzato.»
Parla a raffica, e io rimango ad ascoltarlo, per capire che cazzo vuole in cambio.

«No, non parteciperò, scordatelo.»Esclamo furiosa, perché devo partecipare per riavere qualcosa che era già mio?
«Ci vediamo allora chupa chups.» Se ne va mentre tiene le mie chiavi in mano e le sbatte ripetutamente tra loro.
«Aspetta!» Urlo in preda a una crisi isterica, perché non sono quel tipo di persona che cerca compromessi. Vinco sempre io.
«Ehm.» Torna indietro e mi incita a parlare e ad accettare la proposta.
«Partecipo coglione senza nome.» Cedo al ricatto, anche se non è giusto.

Mi tira le chiavi e inizia a incamminarsi nella direzione opposta alla mia.
«Ei.» Lo richiamo, perché non mi ha detto una cosa.
«Che c'è?»
«Che giorno al luna park?»
«5 febbraio, domenica, ti aspetto.»E mi fa il gesto del soldato per salutarmi.
Sbuffo, perché se mio padre ha sentito i miei scleri, mi fa un cazziatone grosso come una casa.
Faccio scattare la serratura, nel modo più delicato possibile. Ed entro di soppiatto senza ovviamente accendere le luci.
Mi incammino verso i numerosi gradini che compongono le mie scale, e salgo lentamente quasi come se avessi paura che da un momento all'altro si sgretolassero sotto i miei piedi.
Arrivo in camera, e fortunatamente riesco a non fare rumori esagerati, per cui riesco a lavarmi e mettermi il pigiama senza intoppi.

Mi distendo sul letto, e provo a leggere un libro, ma la mia testa è altrove.
Leggo e rileggo le parti che non comprendo, fino a quando decido di gettare la spugna e liberare la mente guardando il soffitto.
Ho un tarlo che mi perseguita da quando il ragazzo senza nome mi ha proposto il gioco.

«sennò veditela con tuo padre incazzato.»
Come faceva a sapere di mio padre?
Come faceva a sapere che non mi avrebbe aspettato mia mamma ma solo mio papà?
Le paranoie mi iniziano ad affollare la mente, tanto che inizio a flasharmi il fatto che quel ragazzo mi segue, e sa benissimo chi sono e chi faccio.
Ho bisogno di sfogarmi. Di far uscire le mie paranoie, perché sennò avranno la meglio su di me come sempre.
Menomale che mia madre quando avevo 14 anni, mi aveva messo un sacco da boxe in cameretta.
Prendo le fascette e inizio a sistemarle sul palmo della mia mano.
Decido sul momento di non usare i guantoni, così l'impatto sarà più doloroso.
Mi riconvengono in mente tutti i ricordi che riguardano la mia mamma. La persona che mi manca di più al mondo.
Un gancio. Mamma mi manchi.
Un diretto. Mamma mi servirebbero dei consigli.
Un montante. Mamma quando ritorni?
Oltre al pensiero fisso di mia mamma, si aggiungono anche tanti punti interrogativi riguardo il ragazzo senza nome.
Rimango a dare sfogo alla mia frustrazione per almeno 1 ora.
Quando termino si intravedono già le prime luci del mattino.
Mi fermo per riprendere fiato, e riesamino il bigliettino di Dumort.

Non ci credo, come ho fatto a non notarlo prima?
                             
                             ❓pov's
Varco la soglia di casa, e trovo Fenrir intento a medicarsi i punti colpiti.
«Ma che cazzo ti è preso?» Mi domanda con tono furioso, come se quello che sta in torto fossi io.
«Cosa mi è preso?» Chiedo con tono fintamente interrogativo, proprio per fargli capire che in questo momento non è conveniente rompermi.
«Si cosa ti è preso, oltre che coglione sei pure sordo?» Ribatte mr 'voglio fare uno spettacolo.'

«Invece tu hai perdite di memoria? A me sembrerebbe di si, lascia che ti ricordi.»
Mi avvicino a lui, e non gli do neanche il tempo di allontanarsi, che gli do un gancio in pieno viso.
«Ora ricordi? Ho hai bisogno di qualcosa che ti faccia ricordare meglio eh?»Ringhio a un centimetro dal suo viso tumefatto.
«Gli devi stare lontano!» Urlo in preda a una crisi di nervi.
«A chi? Alla puttanella?» Quasi si strozza dal ridere, come se la situazione fosse esilarante.
«Come l'hai chiamata?» Gli do un pugno sullo stomaco che lo fa contorcere dal dolore.
«Lo sai benissimo.» Risponde con tono affaticato.
«Ripetilo se hai il coraggio.» Ringhio.
«Cazzo fratello, ti piace proprio questa eh.» Ride sguaiatamente.
«No, però non puoi mettere in difficoltà così le persone senza un motivo! Se avesse ucciso una persona sarebbe stata colpa tua!»
«Metti anche tu in difficoltà le persone, non fare l'innocente ora!» Esclama Fenrir.
«Sì almeno sono consenzienti! Non vengono ingannati da un finto spettacolo innocente!»

Ci mettiamo a urlare uno sopra l'altro fin quando non sentiamo dei passi pesanti che ci raggiungono.
Ci ammutoliamo all'instante perché sappiamo già chi sia.
«Che state facendo?» Tuona con voce assonnata mio padre.
Nessuno risponde e nella casa cade un silenzio che grava su tutti noi.
Giro i tacchi, e me ne vado in camera, tanto non ha senso rimanere qui per discutere anche con mio padre.
Mi butto a peso morto sul letto e rivivo tutto quello che è successo oggi.

Era bella anche sotto la pioggia.
E sarà bella anche quando giocherà ai miei giochi.
Chissà se ha risolto il bigliettino che gli ho dato.
Mi addomento così con lei mi ricorda i momenti spensierati dell'infanzia.

^SPAZIO AUTRICE^
eii!! Sto capitolo fa schifo, perdonatemi
1300 parole un po' poche però accettatelo, ci ho messo tanto🫶🏻
quale sarà l'enigma che ha messo nel biglietto per Freya??
voglio le teorie!! fatemi sapere🫶🏻❤️

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