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                                ❓pov's

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🚨 Capitolo leggermente spicy🚨

La vedo.
La vedo mentre è in palestra, ad allenarsi con la sua migliore amica.

Orbene, vi starete chiedendo come io abbia avuto l'opportunità di vedere Freya, 2 giorni fa in palestra.
Risponderò alla vostra domanda più che lecita e vi rivelerò svariate cose, a partire dal fatto che a me le donne fanno impazzire.
Tutti quei corpi, sinuosi, formosi, insomma semplicemente fantastici.
Fantastici ma non unici, attenzione.
Ho detto che le donne mi fanno impazzire, ma ho parlato solo di quanto ami i loro corpi.
Non ho specificato il fatto che nella testa, ho solo un corpo e un viso, che per me è unico.
Non ho specificato che la mia mente contorta ha solo un pensiero fisso.
Lei.
Lei che viaggia nella mia mente tutte le fottute ore che compongono la mia giornata.
Quindi la risposta definitiva, del perché io osservo Freya da lontano, è abbastanza esplicita: ne sono ossessionato, come avevo già ribadito.

Ritorno alla realtà, quando il mio psichiatra inizia a sbattere ripetutamente la penna sulla scrivania.
«Sta pensando a lei vero?» Intuisce i miei pensieri, come se fosse davvero nella mia testa.
Taccio, perché tanto so che lui comprende il mio silenzio, interpretandolo come un assenso.
«Ti interessa proprio questa ragazza a quanto percepisco Odino.»

«Se mi interessa? Io ne sono ossessionato.
Lei forse non ha mai visto una donna così bella, che è un aggettivo anche riduttivo. Perché la sua non è semplice bellezza, è mente.
Perché come mi ricorda sempre lei, le connessioni mentali, sono più profonde di quelle fisiche. E mi creda, se le dico che per me quella donna, rappresenta tutto.»
«Bene e perché non glielo dice? Sa alcune volte estraniare le proprie emozioni serve anche in un certo senso a guarire.»
«Ma non dica cazzate, con tutto il rispetto, non glielo dirò mai. Sono stato già ferito molteplici volte da persone di cui non me ne fregava assolutamente niente, figuriamoci se mi faccio trafiggere dalle lame del rifiuto, dalla donna della mia vita.» Sbotto, in preda a un nervosismo insensato.
Il mio psichiatra tace, davanti al mio affronto.
«Cambiando discorso, lei mi ha raccontato che ha avuto l'occasione di dormirci insieme, mi dica come è stato?»
E me lo chiede pure?
«Nonostante non l'abbia potuta toccare, perché era incosciente, le posso assicurare che sembrava esser tornati ai vecchi tempi, insomma per farla breve, una delle notti nostalgiche più belle della mia vita.» Affermo convinto.
«E mi dica, quando sta con lei, come si sente?»Mi chiede.
«Libero, mi sento libero. Lei purtroppo non si ricorda di me, ma io i nostri ricordi li conserverò per sempre.»
Un specie di campanello, trilla e stride nell'aria, e capisco che la seduto con il mio psichiatra è terminata.
Aggiungerei volentieri, anche perché sarei resistito ancora per poco all'interrogatorio.
«Arrivederci.» Mi fiondo letteralmente fuori dalla porta, senza neanche aspettare un suo saluto.

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