Capitolo 6 - Scelta del bivio

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Mi sono messa nei guai. Perché ho preso quella sigaretta?
Loro lo avrebbero fatto se fossero state al mio posto?
È inutile rispondere, già so la risposta: non sanno neanche chi sono.
Figurati se si sarebbero messe nei guai per me.

"Aspetta, qui!" Il burbero inserviente mi indica di sedermi su una panchina fuori l'ufficio del preside.

Annuisco e lui entra in ufficio.

Non mi resta altro che sedermi.
Di fronte, c'è un quadro pieno di fiori colorati immersi in un prato verde. L'autore ha impresso con il pennello tanti puntini rossi, gialli e viola sulla tela. Sembra che qualcuno abbia preso spunto da questo quadro per decorare le aiuole del cortile.
Forse il preside è amante dei fiori...
E di questo quadro.

Mi annuso le dita. Che puzza. Vorrei subito andare a lavarle.

Prendo il telefono e apro il gruppo Whatsapp che ho con Karol e Miriam.

Io: Non potete capire dove sono☠️.

Invio il messaggio. Miriam sta scrivendo.

Miriam: A casa di Paul?😉

Mi strappa un sorriso. Che stupida!

Io: Scema!

Karol sta scrivendo.

Karol: Ti sei rubata i fiori gialli dal cortile e ora c'è l'inserviente che ti dà la caccia?☠️

Io: Quasi.
Sono fuori l'ufficio del preside.

Miriam: 😱

Karol: Cosa è successo?

"Puoi entrare." La voce del l'inserviente tuona alle mie spalle.

"Sì, eccomi."

Io: Vi spiego dopo. Entro.

È il momento in cui devo prendermi le mie responsabilità.
Inspiro e, buttando tutta l'aria che ho nei polmoni, attraverso l'uscio della porta.
Non sono mai stata nell'ufficio del preside.

Sento un profumo di legno antico e un qualcosa che dovrebbe essere cera per mobili. Sembra la cera che usa mamma.

Il ticchettio di un orologio rimbomba come un suono assordante in quella stanza che senza di esso sarebbe silenziosa.

"Prego, si accomodi." La voce austera del preside mi fa salire il groppo in gola. Mi indica di sedermi su una di quelle sedie nere che ha davanti.

Avanzo con passo timoroso su un tappeto morbido che ricopre tutta la stanza.

Lui è su una poltrona marrone in pelle. Le braccia sono adagiate sui braccioli e mi scruta dall'alto verso il basso da dietro quella sua scrivania imponente di legno.

Le pareti sono verde pastello e, sui muri, ci sono incorniciate foto di studenti vincitori di medaglie e coppe.

"Faccia presto. Non abbiamo tutto il giorno."

Accelero il passo titubante, scosto la sedia nera di sinistra e mi siedo.
Che sedia comoda.

Vicino una lampada, con paralume verde scuro, è posizionata una targa dorata con scritto a caratteri neri il motto della scuola:

Inganni nel Cuore (Italiano)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora