Capitolo 3 - La Prova

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Questa scuola mi piace: il cortile è immenso. Ci saranno un migliaio di persone ora.
Lucas ride con un ragazzo della squadra di basket. Ha i capelli biondi. Si chiama Michael? Sì, mi pare si chiama Michael.

Gli altri quattro non mi ricordo come si chiamano. Uno si chiama Marc, ma non mi ricordo quale.

Il preside è già da dieci minuti che parla, ma nessuno lo sta ascoltando davvero.

"... inoltre, volevo farvi notare che il cortile è stato ristrutturato."

Mi volto e tante aiuole fiorite colorano i bordi del cortile.

"Vecchi e nuovi studenti, come potete notare abbiamo messo molti fiori..."

Riconosco le lavande, quelli rossi credo siano tulipani. Quelli gialli? Boh, mai visti. Sono belli però.

Una folata di vento porta un odore piacevole. Se non sbaglio è la lavanda. Chiudo gli occhi e mi rilasso.

"Sono lieto di annunciare, l'installazione di ben quattro panchine sotto la quercia."

Un urto mi fa riaprire gli occhi.

Lucas mi guarda. "Che fai? Dormi?"

"No, mi stavo rilassando un po'." Sorrido. "Poi, sto ascoltando il preside. Alla mia vecchia scuola, non facevano nessun discorso d'inizio anno."

"Lascialo perdere il preside. Non ti sei perso niente, dice sempre le solite cose. Ci dà il benvenuto. Abbiamo aggiustato questo, abbiamo migliorato quello..."

Il biondo sbotta all'improvviso. "Hanno messo i fiori! Che ci dobbiamo fare coi fiori?"

A me piacciono i fiori: danno colore.

Il biondo continua. "Invece, di aggiustare il campo di basket..."

Lucas prende parola."Ha ragione Mike..."

Ok, si chiama Michael. Ho indovinato.

"...Dovrebbero ridisegnare le linee del campo. Non si vedono quasi più."

Mi gratto la testa. "Alla vecchia scuola, noi non avevamo neanche le retine dei canestri."

Lucas mi avvolge con il suo grande braccio. "Ora, sei con noi. Le retine ce l'abbiamo, questo lo sappiamo di sicuro. Quello che non sappiamo è come giochi tu. Sei così magrolino." Mi scuote forte e ridono tutti.

Faccio un mezzo sorriso anche io. "Sarò anche magrolino, però magari ti passo sotto le gambe e vado a canestro."

Tutti rumoreggiano e ridono per la provocazione.

Lucas si guarda intorno, ma non si scompone. "Ah, è così, eh? Lo sai che l'anno scorso sono stato il miglior difensore dell'anno?"

Gli do una pacca sulla schiena. "Allora, devi ringraziare che non gioco contro di te quest'anno, così puoi riguadagnarti il titolo."

Gli altri ridono tra di loro, Lucas è divertito.

"Parli bene, speriamo che giochi come parli." Mi scuote di nuovo.

Michael smette di ridere. "Lucas, non ti dimenticare della Prova."

Il ragazzone mi toglie il braccio dalle spalle e diventa serio. "È vero, devi prima portare a termine la Prova."

Oddio, ho paura. "Cos'è la Prova?"

"È la tradizione della squadra: tutti noi abbiamo affrontato la Prova. Ogni volta c'è n'è una diversa."

Michael si avvicina. "Saranno ormai una trentina d'anni che tutti i membri della squadra ereditano una lista di dieci prove da superare. Il nuovo arrivato deve fare una di queste prove." Indica il ragazzo nero alla sua destra. "L'anno scorso Marc è entrato in squadra e ha dovuto buttare le uova sulla casa del preside. Quest'anno sei tu il nuovo arrivato."

Tutti mi guardano divertiti.

"E quale sarebbe la Prova di quest'anno?"

Ho paura a sentire la risposta, ma Lucas apre bocca. "Quest'anno bisogna intrufolarsi nell'ufficio del preside e rubare un oggetto nel suo cassetto."

"Mi sembra una cosa impossibile."

"Eh, lo so. Però purtroppo quest'anno ti tocca questa cosa da fare."

Non credo di essere in grado di fare una cosa del genere.

Marc mi dà una pacca sulla spalla. "Sfrutta il fatto che sei magrolino, no?"

"Ma non ho mai fatto una cosa del genere."

"C'è sempre la prima volta. Lucas ci ha raccontato che lui è dovuto entrare nell'ufficio del preside, aprire la finestra e provare a fare canestro da lì."

Lucas ride. "Ovviamente, non ho fatto canestro. Comunque, posso insegnarti come si apre la porta dell'ufficio."

Dovrei ringraziarlo? "Ok, allora prenderò lezioni dal migliore, così magari puoi insegnarmi qualcosa, finalmente."

Rido e d'istinto mi giro alla mia sinistra. Incrocio lo sguardo di Martha. Perché mi piace questa ragazza? Non la conosco nemmeno tanto. Ha un qualcosa di magnetico.

Un pugno di Lucas mi arriva sulla spalla. "Ahia." Mi rigiro verso di lui. "Sei scemo?"

"Chiamami Maestro da ora in poi?"

"Maestro, sei scemo?"

Ridono tutti. In che situazione mi sono cacciato, perché ho accettato? Se il preside mi becca, mi faccio sicuro qualche giorno di sospensione.

Come glielo dico alla mamma poi. Non posso deluderla, dopo quello che ha passato con la morte di papà.

Ma ormai ho accettato. Non posso tirarmi indietro. Devo solo stare attento. "Quando devo fare questa prova?"

Michael si rivolge a me. "Le prove si svolgono il giorno dopo il discorso del preside."

"Domani?"

"Sì, domani."

"Ma io non so ancora scassinare una porta, mi sa che dobbiamo rimandare."

Lucas si gratta la schiena. "Hai paura? Ti stai tirando indietro?"

"No, non ho paura." Sì che ho paura. "È solo che non so aprire le porte chiuse a chiave." E non voglio essere sospeso il secondo giorno di scuola.

"Oggi ti faccio vedere come si fa, tranquillo. Ricordi? Sono il Maestro."

Perché devo dare retta a questi qui? Forse, non dovrei giocare a basket quest'anno. Forse, dovrei solo concentrarmi sullo studio e farmi nuove amicizie. Niente guai, nessuna Prova che mi farebbe perdere l'anno.

Mi stanno guardando, si aspettano che dica qualcosa di figo. "Ok, Maestro. Allora, oggi facciamo lezione su come scassinare le casseforti delle banche?"

Lucas sorride. "Facciamo che ti insegno a svaligiare le banche più in là. Partiamo dalle basi."

"Va bene, Maestro."

Mi giro e Martha mi sta guardando.
Da quant'è che mi guarda? Le piaccio o sono solo la novità della scuola che presto sarà sostituita con chissà quale altra novità?
Basta, non devo più fissarla. Non vorrei che pensasse che fossi strano. D'altronde, mi piace, ma non so se lei prova lo stesso per me.

Lucas dice qualcosa a Marc, ma non capisco che dice. Riesco solo a pensare che vorrei stare vicino a Martha adesso. Magari, stringere un contatto fisico. Vorrei abbracciarla.

Non mi devo girare, non vorrei essere insistente. Ma perché ho questa voglia di vederla?
Stupida calamita!

Inganni nel Cuore (Italiano)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora