PARTE 2 - Capitolo 1 - Paul

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PAUL

Cammino verso il camion dei traslochi. Devo prendere l'ultimo scatolone: c'è la mazza da baseball di papà e tutti i suoi attrezzi da lavoro.

Che belle le lezioni che mi faceva.
"Ricorda, Paul! La macchina, quando ha un pezzo che non va, bisogna sostituirlo subito. Non aspettare troppo, perché quel pezzo rotto, col tempo, può portare a qualcosa di più grave." Oppure. "Bisogna fare prevenzione! Prevenire è meglio che curare. La macchina è come il corpo umano. Solo che il corpo umano, a volte, si cura da solo."

A volte, si cura da solo...
Papà, a volte...

Ecco lo scatolone. È a due passi, forse non serve neanche che salgo su.
Il fianco preme sul bordo del camion, allungo il braccio e afferro l'ultimo scatolone. Questo è il più importante di tutti!

Lo tiro verso di me: il massimo che ottengo è solo il dondolio della mazza da baseball. Da questa posizione, non riesco ad avvicinarlo.

Gli do uno strattone per farlo muovere. Cavolo! Non si muove di un millimetro! Do un altro colpo brusco e i due angoli del cartone si strappano. Oh, cazzo!

Lo lascio e salgo sul camion. Non voglio più traslocare in tutta la mia vita. Che fatica!
Però, lo faccio per mamma: non voleva più rimanere nella vecchia casa. Troppi ricordi...

All'interno, il camion è rivestito in legno ed è pieno di graffi.
Chissà quante persone hanno trascinato oggetti pesanti su questa carretta.

Ogni singolo graffio potrebbe raccontare una storia.

La storia di qualcuno che si è separato dalla moglie o dal marito e ha sentito la necessità di andar via; qualcuno che ha trovato un posto di lavoro migliore in un'altra città e ha visto questo evento come un'opportunità per migliorare la propria vita; magari, qualcuno che ha traslocato perché la casa vecchia in cui abitava, aveva troppe tracce di una vita felice che ormai non gli apparteneva più...

Questo scatolone a terra, significa molto per me. Mi abbasso per poterlo sollevare, ma l'attenzione va su un graffio causato da chissà quale mobile o scrivania. Poca sopra di esso, c'è una scritta incisa nel legno.

"Fottiti!"

Sorrido. Qualcuno deve essere stato arrabbiato, mi sa.

Mi piace stare qui: è un luogo in cui le persone avranno pianto, gioito o, addirittura, tirato pugni alle pareti.

Ma, in qualche modo, mi piace pensare che queste semplici mura di legno abbiano aiutato qualcuno a cambiare vita. E, adesso tocca a noi.

Afferro lo scatolone a due mani e lo tiro su. Cavolo se è pesante. Non posso mai saltare giù con questo peso.

Lo appoggio sul bordo e scendo senza.

Mamma prende uno dei tanti scatoloni fuori casa e lo porta all'ingresso. "Paul, su! vieni! Fai presto!"

"Sì, mamma. Arrivo."

Voglio lasciare il segno anche io a questo camion. Voglio lasciare la firma. Così, qualcuno potrà vederla e pensare qualcosa di bello.

La bocca si storce in un mezzo sorriso e mi tocco le chiavi di casa nuova che ho in tasca.

Inganni nel Cuore (Italiano)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora