Capitolo 2 - La maglietta nera di papà

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La sveglia del telefono suona.

"Paul, sveglia o farai tardi a scuola."

Apro solo l'occhio sinistro. Sono disteso sul letto, pancia sotto. Allungo la mano sul comodino e afferro il telefono. Non ho mai la forza appena sveglio. Lo smartphone mi scivola dalla mano e cade a terra.

Lo sapevo! Speriamo che lo schermo non si sia rotto.

La sveglia continua a suonare. Per lo meno funziona ancora.

Faccio uno sforzo per sporgermi. Sono in bilico: il corpo è metà fuori e metà dentro il letto. Apro anche l'occhio destro e raccolgo il telefono da terra.

La sveglia suona ancora e lo smartphone vibra tra le mani.

Mi do una spinta con il braccio rimasto sul letto e riesco a tornare comodo. Mi giro e sono pancia all'aria.

Osservo lo schermo. Non si è rotto, meno male. Spengo la sveglia e lascio cadere le braccia a peso morto sulle lenzuola. Rilasso anche le mani e il telefono scivola via.

Faccio un lungo respiro. Oggi è il primo giorno di scuola. Spero di incontrare Lucas, così potrà aiutarmi a conoscere un po' di gente. Gli mando un messaggio.

Io: "Ciao, Lucas. Ci vediamo a scuola oggi?"

Rilascio le braccia cadere sul letto. Oddio, il telefono stava per farsi un volo!

Fisso il poster di Michael Jordan: sta volando per schiacciare a canestro. Speriamo che Lucas conosca la squadra di basket della scuola. A proposito, non gli ho chiesto se gioca. È così grosso, secondo me sì.

"Paul, vieni a fare colazione."

"Sì, eccomi. Sono sveglio."

Mi giro sul fianco e apro il cassetto del comodino. Ci infilo la mano dentro e rovisto. Ma dove sta l'anello? Non lo trovo.

Continuo a rovistare, ma niente.
L'ho lasciato in bagno? No, non credo. Ricordo di averlo rimesso qui.

Punto il gomito sul letto e mi tiro su.
Eccolo. Papà, non ti ho perso. Come potevo perderti? Accarezzo la nota musicale incisa nel metallo. Mi manca quando suonavi la chitarra e cantavi le tue canzoni. Infilo l'anello al dito indice.

Sbatto le mani sul letto e mi do lo slancio per alzarmi.

Sulla sedia non c'è più la maglietta nera: c'è solo il jeans blu e i calzini bianchi. Strano, l'avevo messa lì. Ne sono certo.

Nel corridoio, Bahia scodinzola, sdraiata sul pavimento, e con le zampe anteriori tiene ferma qualcosa.
Non dirmi che...

"Bahia, che hai sotto le zampe?"

Smette di scodinzolare e mi guarda immobile.
"Vieni subito qui." Indico col dito vicino ai miei piedi.

Caccia la lingua fuori, ma rimane comoda sulla mia maglietta nera.

Sbatto un piede per terra. "Vieni subito ti ho detto!"

Si rizza sulle zampe e mi avvicino accigliando le sopracciglia. Bahia prende la maglietta con i denti e scappa giù dalle scale.
Guarda un po' cosa mi tocca fare. La rincorro a piedi nudi.

"Bahia, ferma."

Non la prenderò mai, è troppo veloce per me.

Inganni nel Cuore (Italiano)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora