La notizia

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Come le rampicanti che trovano appiglio contro superfici solide per reggersi, così io, mio fratello Thom e mio padre

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Come le rampicanti che trovano appiglio contro superfici solide per reggersi, così io, mio fratello Thom e mio padre. 

Rimasi a osservarle aggrovigliate ai cornicioni delle persiane verdi, intanto che me ne rimanevo seduta sul bordo. 

Dietro il vetro sporco e che, scocciavo di pulire, ci scorsi pure qualche rosa bianca che presto avrei estirpato per ficcarle in un vaso. 

Almeno avrei arredato camera mia, visto che la metà dei mobili del salotto erano stati venduti per tappare i debiti. 

Thom trovava conforto in azioni distruttive. 

L'anno scorso tornò a casa con due biciclette rubate ai Roberts, Americani trasferiti in Italia allo scopo di ricrearsi una nuova vita, ribattezzandoli gli imbecilli del nuovo mondo. 

Fosse stato per me, mi sarei fatta le valigie e sarei tornata a sbarcare nella grande mela. 

Mi lasciai scivolare dal cornicione spesso che permetteva al mio culo, dai fianchi torniti, di reggersi giusto in quei centimetri. I jeans aderenti mi permisero di non assorbire del tutto il freddo del marmo scheggiato. 

Feci per dirigermi verso la libreria dalle mensole a reggere lo stereo e, qualche libro ingiallito, dalla rilegatura malconcia, ma dovetti arrestare i piedi e saldarli sul parquet per alzare la testa e sbuffare.

Nell'arco della settimana ero stata costretta a sorbirmi la testata del letto sbattere contro il muro nel propagare il suono fino alla mia camera.

"Maledetto Thom" imprecai, spostandomi i lunghi capelli del colore d'autunno e dai riflessi di un sole al tramonto, dietro le orecchie, per potermele tappare.

Ma non funzionò, continuavo a sentire mugugni di piacere, il ringhio di provocazione nel dire: "Cazzo sì, scopami più forte" seguitato da gridolini che si andavano a strozzare in un fallimentare tentativo di silenziarsi.

E mio fratello ad altalenare ritmi di una voce vogliosa, in base alle movenze, quanto più lente, quanto più frenetiche.

Quell'idiota era Cristina Veses di origini italo asiatiche, nata in Corea del sud ma trasferita a Montemurro da più di dieci anni. Ormai aveva imparato a parlare bene la lingua, senza però conoscere un cazzo e mezzo della Basilicata. 

Mi ero sempre chiesta la metodologia da lei adoperata per risucchiare l'idioma come faceva con i piselli. 

Dalle parole di Mike, un suo amico, era una donna intraprendente. Teneva testa a chiunque. Lingua più sciabolata delle katane dei suoi antenati, e a quanto pareva esperta di...

La porta si spalancò a un tratto, gli architravi tremolarono per la forza che, mio padre, ci mise a irrompere, mostrando il volto smilzo di chi era affaticato da chissà quanti pensieri.

Gerardo rimase con la mano ancorata alla maniglia. "Il bussare è passato di moda tra voi adulti?" Rimase a guardarmi a palpebre pendenti, in una qualche smorfia che non recepii, dal momento i suoi baffi alla Western gli coprivano le labbra.

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