Si... mangia.

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"Perché so che ti piace ronzarmi intorno, altrimenti che ci facevi dietro la porta?" La sua voce assunse una sfumatura bollente. Quel portamento sfrontato non mi stava aiutando affatto a mantenere i nervi saldi. 

Protese la testa più avanti, tenendomi ancora incastrata tra il muro e il lato dell'armadio. 

Avrei dovuto cacciarlo fuori dalla stanza, ma era casa sua, come mi sarei dovuta comportare? Se mi fossi messa ad alzare i toni, avrei finito per irritare lui e accrescere la tensione con i genitori. 

Il suo sguardo d'inverno si stava azzardando ad allungare le mani e a strapparmi il petto. 

Che cosa mi stava succedendo? Percepii brividi di freddo lungo le braccia.

I buoni propositi sfumarono dietro il suo ghigno ad accentuarsi. "Non mi conosci nemmeno, eppure hai avuto la faccia tosta di affrontarmi" ispezionò con curiosità le parti del mio viso, per la precisione gli angoli della bocca. 

Mi sbrigai quindi a: "Io mi ero persa, non conosco la pianta della casa" risponderlo con arditezza e avvicinando il mio viso al suo, pericolosamente.

Si silenziò a un tratto, sigillando le labbra ma non l'interessamento. 

Nei suoi occhi balenò un moto di strana sorpresa. 

Gli vidi alzare un braccio per poggiare la mano all'altezza della mia testa, contro il muro che percepii freddo. 

Si azzardò a protendersi e fermarsi così vicino, che i nostri nasi potevano sfiorarsi. 

Dio.

Sentii un turbinio di sensazioni scatenanti quanto una lite furibonda, proprio al centro del mio stomaco. 

"Dì il mio nome, so che brami dalla voglia di conoscerlo..." si silenziò come ad accrescere apposta la tensione. "Treccine..." 

Il mio fiato si bloccò insieme al suo alito a depositarsi sulle mie labbra frementi, e poi...

Il mio fiato si bloccò insieme al suo alito a depositarsi sulle mie labbra frementi, e poi

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"Signorina Greta? Posso?" 

Mi svegliai di soprassalto. Un sussulto mi bloccò mentre cercavo di mettere a fuoco il letto sotto il mio corpo e l'immagine riflessa nello specchio

Mi portai una mano alla fronte. "Dannazione, che ore sono" scesi nella speranza di inquadrare la sveglia sul comò. Portava le due del pomeriggio? Impossibile. 

Decisi di raggiungere la porta per capire chi mi stesse chiamando, capendo non si trattasse della voce di Diana e, aprendola, ci scorsi la figura media di una donna di mezza età, dalla carnagione brunita e un cespuglio di capelli notte a ergersi su un viso tondo e gentilesco. 

Prese a fissarmi con due occhi della mezzanotte, poi aprì le carnose labbra per dirmi: "I signori Farkas la stanno aspettando giù per cenare" 

Era così che funzionava? 

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