Capitolo 10 - Riuscirà a salvare l'universo?

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Julia frena la macchina. Siamo arrivati a casa.
Oggi la madre di Paul è stata molto gentile: poteva fregarsene, invece ha voluto aiutarci.
Non ci conosce neanche da molto, ma si vede che è una brava persona.

Lucas stringe il poggiatesta del sedile di Julia con le grandi mani e si tira in avanti. La testa sporge tra i due sedili anteriori. "Grazie mille per il passaggio."

"Non preoccuparti. Quando ho tempo, posso sempre aiutarti."

Lucas la guarda ammirata e per qualche secondo rimane in silenzio. Sembra imbambolato.
Il labbro inferiore pare si stia ribaltando verso il basso.
Che fa? Vorrebbe piangere? Lucas? Così grande e grosso?

Strano: l'ho sempre considerato grosso e prepotente, ma adesso mi sembra così piccolo e vulnerabile. Sembra un orsacchiotto.

Per sbloccarsi dall'incantesimo della pietrificazione, dà un piccolo schiaffetto al sedile e si dondola sul posto. "Vado. Grazie ancora. Ciao, Lucas. Ci vediamo più tardi." Si rivolge a me. "Ciao, Mara."

Martha. Fa niente, per stavolta lo perdono. Lo saluto alzando la mano.

Lucas scende dalla macchina e dall'altro lato della strada, sotto il porticato di casa sua, sembra attenderlo una donna. Potrebbe essere sua madre: non l'avevo mai vista in questi anni che si sono trasferiti.

È in piedi, immobile: indossa una vestaglia grigia e delle ciabatte pelose nere; ha le braccia conserte e una sigaretta accesa tra le dita.

Lucas cammina a testa bassa verso di lei. Non procede spedito, anzi, pare che abbia addirittura rallentato il passo.

La donna porta la sigaretta alla bocca. Ok, non è imbalsamata. È viva!
Si gratta i capelli neri arruffati che sono tenuti su da un mollettone.
Da qui, sembra abbastanza anziana, ma non ne sono certa. Magari è giovane, ma se li porta male oppure c'è qualche ombra del porticato che tradisce il suo vero aspetto.

Dalla macchina, Julia porta la mano fuori dal finestrino e fa un cenno di saluto nella direzione della donna.

La signora credo abbia mosso la testa per salutare.
Julia ritrae la mano dal finestrino. "Voi conoscete la madre di Lucas?"

Mamma risponde per prima. "Non l'ho quasi mai vista in questi anni."

Lucas è sotto il porticato e la donna non gli rivolge neanche un saluto.
Mi sa che non sono in buoni rapporti i due.
Perché la madre continua a guardarci?

Il figlio fila dritto in casa: sembra sconsolato. Lei fa due tiri profondi, molto ravvicinati l'uno dall'altro, e lancia la sigaretta a terra, nel suo giardino.

Julia si volta verso di me e Paul. "Va bene, ragazzi. Siamo arrivati."

Mamma l'abbraccia. "Sì, grazie per il passaggio."

"Non preoccuparti. Ora Paul vede se può darti una mano con la macchina."

"Sì, signora Smith. Possiamo vedere subito."

"Puoi chiamarmi Catherina."

Le due si separano dall'abbraccio.

"Allora, io parcheggio la macchina nel garage. Paul, ci vediamo a casa."

Apro lo sportello. "Grazie mille."

"Di niente, alla prossima."

Scendo e gli altri, tranne Julia, fanno lo stesso.

Paul si avvicina a mamma. "Catherina, dov'è la macchina?"

"Vieni ti faccio vedere."

Si incamminano verso il garage. Li seguo.

Mamma infila la chiave nella serratura e con l'altra mano afferra la maniglia della serranda. "Non è facile come sembra. Ci vuole un po' di tempo: è un po' difettosa." Aggiunge alcuni strattoni alla maniglia.

Di solito, non si apre subito. Ci vuole qualche tentativo prima di aprirsi.

Il tintinnio delle chiavi inizia a prevalere su qualsiasi altro suono presente.

Una voce maschile urla dalla casa di Lucas. Paul incrocia il mio sguardo: ha una faccia preoccupata.

Ecco lo scatto della serratura.
Questo è il momento in cui mamma tira sempre un sospiro di sollievo.
Gira la maniglia, sorride e butta fuori l'aria.
Sapevo che l'avrebbe fatto.

Paul si strofina le mani sul pantalone. "Si è aperta?"

Sembra che non veda l'ora di esaminare la macchina.

"Sì, si è aperta." La serranda scorre verso l'alto. "Devo solo farla aggiustare."

Sono tre mesi che dice così. Non ha mai chiamato nessuno.

Paul vede la macchina e con passi svelti la raggiunge. "Posso?"

"Vai, pure." Mamma rimette le chiavi in borsa.

La faccia di Paul si trasforma: socchiude gli occhi, aggrotta la fronte e i muscoli della mandibola si contraggono.

Sembra che stia facendo la cosa più importante al mondo.

Fa un respiro profondo.

D'altronde, si sa: se non avesse aggiustato la macchina, l'intero universo sarebbe collassato su se stesso e ogni persona cara sarebbe stata spazzata via da questo mondo.
Tutti sono nelle sue mani.
La gente non lo sa, ma, mentre loro giocano a basket, cucinano, guidano la macchina, si bevono un bicchiere d'acqua e fanno tutte azioni ritenute normali, c'è un ragazzo che deciderà il destino delle loro semplici vite.
Che scelte compirà?
Riuscirà a salvare l'universo?
Sorrido.

Ritorno in me. Paul mi guarda. "Che c'è da ridere?"

"Niente, niente stavo pensando una cosa. Un giorno te la dico."

Devo iniziare di nuovo a scrivere. Quest'anno voglio partecipare al concorso di letteratura della scuola. Stavolta mi iscrivo sul serio.
Magari non con la storia del ragazzo che deve salvare l'universo... O forse sì?

Paul apre il cofano e lo blocca con quella specie di asticella di ferro. "Stamattina, ho detto che potrebbe essere colpa del radiatore..." Si gratta la testa. "...Ma, mio padre diceva sempre: 'Prima di dare colpa al radiatore, vediamo se c'è una perdita nel serbatoio di espansione'."

"Il serbatoio di cosa?" Mamma gli si avvicina e appoggia la borsa vicino la gomma della macchina.

"È questa vaschetta, qui." Indica un recipiente di plastica. "Qui, si mette il liquido refrigerante e se questo serbatoio ha, per esempio, una perdita, allora il motore può surriscaldarsi e fare uscire del fumo dal cofano."

"Cosa possiamo fare per poterlo aggiustare?"

"Devo prima capire quale è il problema..."

Paul se la sa cavare con i motori: suo padre gli ha insegnato bene. Comunque, sapranno cosa fare anche senza di me.

"Allora, io vado! Vado a far mangiare Briciola."

"Ciao, amore! Io cerco di capire un attimo la situazione della macchina con Paul. Ti raggiungo dopo."

"Ciao, Walkgirl. A domani."

Mamma fa una smorfia incredula. "Walkgirl?"

Paul mi guarda. "È una lunga storia." Sorride e si gira verso il motore. "Adesso, pensiamo alla macchina."

Walkgirl, mi piace.

E cosa dire di Paul?

Forse, inizia a piacermi anche lui...


Inganni nel Cuore (Italiano)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora