non mi chiamare kimberly

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"Kim ti lascio le chiavi nella cassetta" disse Jess, erano le 3:30 e il locale era ormai vuoto. Rimasi da sola in quel posto immenso. Mi stravaccai su una poltroncina in velluto e chiusi gli occhi per rilassarmi qualche minuto.
"Pensi di stare due ore così?" sobbalzai, una voce alle mie spalle mi provocò dei brividi. Era il buttafuori dell'altra sera al bancone del bar.
"Sei stata molto scortese l'altra sera con me" disse ridendo mentre si posizionò davanti alla poltrona con braccia conserte
"Scusami é che-" mi zittì subito
"Non mi interessa, pensa a pulire sennò dovrò dire a Jess che hai fatto due ore a stiracchiarti su una poltroncina" su un angolo della bocca gli si curvò in un sorrisino. Quel ragazzo era dannatamente perfetto, indossava una maglietta nera aderente da qui si intravedevano i pettorali scolpiti e dei jeans neri. Aveva i capelli mossi e spettinati e due occhi che non avrei mai scordato.
"Se non la smetti di fissarmi dirò veramente a Jess che non hai fatto niente" diventai completamente rossa in viso, lo guardai male e mi alzai per iniziare a togliere i bicchierini di plastica dai tavolini.
"Stronzo" bisbigliai sotto voce
"Ti sento, non mi provocare Kimberly" disse ridendo, mi girai di scatto
"Non mi chiamare Kimberly"
"Ah no? Non posso veramente chiamarti Kimberly?" aveva sempre quel sorrisino da stronzo stampato in faccia.
"Smettila ho detto che non voglio" mi prese dai fianchi e si posizionò dietro di me. Sgranai gli occhi e un profumo di tabacco si fece sempre più forte.
"Smettila di dire cosa vuoi o cosa non vuoi, mi chiedo ancora perché ho accettato di restare qua." mi faceva uno strano effetto la sua presenza "Comunque veramente non dovrei chiamarti Kimberly é un nome proprio di merda" mi stava provocando e lo sapevo.
"Ah si? E tu come ti chiami?" dissi ridendo. Affondò le dita più forte nei miei fianchi e si avvicinò al mio orecchio "Brian" pronunciò con un soffio che mi solleticò l'orecchio. Sgrani gli occhi e mi girai di scatto, gli puntai un dito sul petto
"Tu sei... Tu sei quello che mi ha portato a casa quella sera" dissi sconvolta
Piegò la testa in alto e scoppiò in una risatina divertita "Esatto Kimberly, quello che stai definendo stronzo ti ha salvato il culo" mi venne spontaneo tirargli uno schiaffo dritto sulla faccia, ma prima che lo feci lui riuscì a bloccarmi il polso
"Pensi veramente che un buttafuori si faccia tirare uni schiaffo da una ragazzina?" le lacrime iniziarono a scivolarmi sul viso al ricordo del perché ero là. Brian iniziò a farsi serio e mi guardò con occhi diversi
"Kimberly perché sei qua?" ebbi il coraggio di guardarlo negli occhi e mi ci persi. Non riuscì a parlare. Brian tirò fuori dai jeans il portafoglio e estrasse da esso delle banconote da 50€. Lo guardai corrugando la fronte, pensava forse che ero una prostituta?
"Che cazzo fai?" gli dissi confusa
"Vai a casa e prendi questi, chiudo io il locale"
"No devo pulire"
"Pulisco io, tu ora vai a casa" disse serio
"Perché mi hai dato soldi?" chiesi con paura della risposta
"Perché io ho già capito tutto, mi é bastato vederti quella sera mentre gocciolavi sangue Kimberly" puntualizzò il mio nome, avrei voluto urlargli addosso ma non lo feci, non riuscì a parlare, andai verso l'uscita e mi chiusi la porta alle spalle.

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