Capitolo 12 - È il turno di Walkgirl

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Ancora non posso credere che mamma abbia fatto una cosa del genere. Far leggere il mio racconto alla madre di Paul è stata la cosa più brutta che potesse farmi.

Briciola si stiracchia sul letto.

Le accarezzo la testolina. "Su di te posso sempre contare."
Non sai neanche leggere. Sei perfetta.

"Miao."

"Sì, lo so! Sei molto carina. Lo sanno tutti."
Sei l'unica che può farmi ritornare il sorriso.

"Miao."

Hai ragione. Mamma pensava fosse una buona occasione per me, ma doveva chiedermelo prima.

"Tu sì che sei un gatto intelligente." Le accarezzo il dorso e si mette a pancia all'aria.

"Chi è la gattina più bella del mondo?!" La strapazzo con le mani.

"Miao"

"Sei tu. Lo so, lo so." Sorrido.

Devo riprendermi. Voglio scrivere quel racconto. Papà sarebbe fiero di me.

Voglio continuare a scrivere su quel quaderno che mi aveva regalato.
Mi alzo dal letto e vado verso la scrivania. Accarezzo il suo lato sinistro: la ruvidità di una scheggiatura sotto le dita dà origine a un brivido che mi percorre la schiena.

Mi salta alla mente, come un flash, papà sulle scale: trasporta la scrivania con le mani; sta per entrare in camera mia, prende le misure con lo sguardo. Sembra tutto perfetto e... Sbam! La sbatte sullo spigolo della porta.

Ma come è possibile? C'era un metro di spazio. Mi fa ancora ridere questa storia.

Apro il cassetto e il quaderno degli appunti per le storie è ancora lì. Non l'ha toccato nessuno. L'ultima volta che l'ho preso... È stato al compleanno di mamma, in effetti.

Prendo il quaderno, lo sfoglio e arrivo alle ultime pagine su cui avevo scritto.

Non so se scrivere adesso. È notte, forse dovrei scrivere domani quando avrò un po' più di energie.
È stata una giornata intensa!

Un rumore dalla strada rompe il silenzio.
Cos'è stato?

Mi avvicino alla finestra: in casa di Lucas qualcuno sta litigando.

"Hai preso i miei soldi?"
Forse è il papà di Lucas.

"Smettila, papà. Ti prego. Non li ha presi lei."

"Stai zitto, tu! Sto parlando con tua madre."

"Davvero, Martin! Non ho preso niente."

"Non hai preso niente? E dove sono finiti i soldi che erano nel cassetto, eh?"

"Non lo so."

Le loro urla riecheggiano nella strada silenziosa.

La voce diventa più grave. "Ora ti faccio vedere io."

"Papà, basta! Non farle male."

"E stai zitto! Poi ce ne sono anche per te!"

Alcuni cocci cadono a terra e la madre inizia a lamentarsi.
"Mi fai male!"

Devo chiamare la mamma?

"Guarda come sei ridotta! Sei ancora sballata. Cosa hai preso con i miei soldi? Metanfetamine o cosa?"

"Ahi! Mi fai male!"

"Papà, fermati."

C'è trambusto: credo che Lucas si sia intromesso.
Un altro coccio cade a terra e un forte attrito, forse sul pavimento, mi dà l'idea che delle sedie o mobiletti siano stati spostati con violenza.
Un colpo sordo: qualcuno è sbattuto alla parete.

Il padre lancia un urlo. "Brutto stronzo!"

Schiamazzi di mobili e urla rimbombano dalla loro casa. Una botta violenta sulla porta mi fa sussultare. Si sta mettendo male. Devo chiamare la polizia.

La porta sbatte: è aperta. Due omoni grossi ruzzolano a terra sul porticato. Spalle a terra, c'è Lucas e, sopra di lui, un omone con la pancia grossa che si dimena infuriato.

"Così impari a metterti in mezzo." L'omone gli tira un pugno sul viso. "Non farlo mai più." Gli tira uno schiaffo sulla guancia.

Una donna barcolla sull'uscio della porta e si scaraventa addosso a quell'uomo. Lo stringe forte, ma è troppo grosso per bloccarlo.

Il padre di Lucas se la scrolla dalle spalle e le dà un rovescio che la fa cadere a terra. La donna si tocca il volto, fa per alzarsi, ma sbanda e ricade a terra.

Devo fare qualcosa. Ho paura che la polizia venga troppo tardi.

Lucas si becca un altro ceffone sul viso. Non riesce a muoversi. Il padre grugnisce e gli dà un altro colpo.

Urlo più forte che posso. "Bastaaa!"

Il padre di Lucas si gira verso di me.
Si è fermato.
Oh, no! Mi ha vista.

Dalla casa di Paul, una figura snella inizia a corre verso di loro. "Fermatiii."

È Paul! Ha una mazza da baseball in mano. Cosa vuole fare?

Il cuore mi batte in gola, l'omone si alza, Paul si avvicina. È a pochi passi da lui e carica la mazza. Vuole colpirlo. Il mio corpo è paralizzato e non credo più di sentirmi la faccia. Ho la pelle d'oca e il respiro è affannoso. Vorrei urlare, ma non so più come si fa.

Paul è a due passi, sferra un colpo che taglia l'aria.

Il padre di Lucas para con l'avambraccio. "Aaahi!"

Paul carica un altro colpo, ma quella bestia accorcia le distanze e gli afferra la mazza da baseball con entrambi le mani. Paul non riesce a muoversi, lotta con forza, ma quell'uomo è troppo grande per lui.

"Dovete imparare a farvi i fatti vostri! Tu e quell'incapace di mio figlio."

Paul gli sferra un calcio in mezzo alle gambe.

"Aaahi!" Il padre di Lucas si piega in due e rovina a terra. "B-bastardo. Aaahi!"

Paul corre verso Lucas. "Come stai?"

Da qui, non sento cosa dice. Però, il ragazzone muove la testa e si rotola con la pancia a terra. È vivo e non è svenuto.

"Signora Donovan, come sta?"

La madre di Lucas non credo abbia detto qualcosa: è riversa a terra e a stento riesce a mettersi su un gomito.

Urlo dalla finestra. "Attentooo!"

Quella bestia afferra la maglietta di Paul e lo lancia via come fosse un fruscello.

Paul!

I vicini di Lucas accendono le luci.

Scuoto la testa e riprendo il controllo del mio corpo. Poso il quaderno sulla scrivania.

Non posso stare qui con le mani in mano. Devo fare qualcosa. Paul non ha esitato a scendere in strada per aiutare il suo amico. Ora è il mio turno. Devo fare qualcosa per finire questo litigio.

Stringo i pugni.
È il turno di Walkgirl.










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