Capitolo 13 - Brutta bestia

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Arrivo alle scale e le scendo due a due. All'ultimo gradino, incrocio mamma.

"Dove stai andando?"

"Devo aiutare Paul." Cammino verso il portaombrelli, vicino alla porta.

Mamma si sistema la vestaglia. "Perché? Che è successo?"

Afferro la maniglia della porta d'ingresso. "Il padre di Lucas è impazzito."

Apro la porta con forza, sfilo uno di quegli ombrelli lunghi, Mamma blatera qualcosa, ma non riesco a sentirla. Adesso non mi interessa, devo fare presto!

Esco fuori, sono in strada e c'è un silenzio tombale.

Cammino veloce e percepisco ogni passo che sto facendo: il tallone impatta a terra, il ginocchio si stende, le braccia oscillano.

Credo che a cena abbia piovuto. La strada è bagnata e i passi scandiscono il tempo sull'asfalto umido. Passo in mezzo a due pozzanghere.

Ma sono sicura di voler andare verso di loro?! Non ho mai fatto una cosa del genere. Sospiro e procedo spedita.

Allaccio il cinturino dell'ombrello per tenerlo compatto. Non avevo mai notato che, allacciandolo così stretto, potesse diventare un'arma.
Mi sento più sicura, ma non mi sento così abile nell'usarla.

Sono vicina: il padre di Lucas non mi ha vista. Sono dietro le sue spalle. Lucas è a terra e il padre gli tira un calcio in pancia.

"Aaahia!"

Paul corre verso di lui e sbotta. "Fermati, bastardo." Con la suola della scarpa, sferra un calcio al ginocchio.

L'omone sbraita e si accascia a terra. "Ancora tu?"

Paul non perde tempo e gli lancia un calcio che arriva in pieno petto, ma quell'animale gli avvinghia la gamba e la stringe a sé.

"Lasciami." Si dimena per sfilarsi da quella morsa.

Sono vicinissima, stringo forte l'ombrello con due mani. Lo carico sopra le spalle. Tremo, non so dove colpirlo.

"Come devo dirtelo che devi farti i fatti tuoi, eh?" Stringe ancora più forte la gamba di Paul. "Questa è la mia famiglia e faccio come mi pare."

Sono Walkgirl. Sono Walkgirl. Sono Walkgirl.

L'ombrello percorre una traiettoria velocissima. Tutte le forze che ho, sono in questo colpo. Sbam!

L'animale ciondola sul posto e gli lascia andare la gamba. Paul perde l'equilibrio e rovina a terra.

L'ho preso. L'ho acchiappato sulla spalla destra. Gliene do un altro. Ricarico il colpo e stavolta glielo do in testa.

Traballa, scuote la testa, ma non sviene.
Si gira e mi guarda come se avesse visto un fantasma. Grugnisce e si alza. Gli sferro un altro colpo, ma lo intercetta con due mani. Voglio riprendermi l'ombrello, ma è impossibile. Sembra incollato.
È troppo forte per me.

Non ho la possibilità di sfilarglielo di mano. Sono fregata.

Strattona l'ombrello e me lo strappa di mano. Siamo tutti fregati.
Mi guarda ed è molto irritato. Sulla faccia si legge l'ira di una persona violenta, senza scrupoli.
Stringe le due estremità della mia unica arma e la spezza come se fosse un ramoscello secco.

Una sua smorfia compiaciuta mi raggela il sangue. Quel volto trasuda pazzia. È un criminale.

Sono qui, di fronte a questo orso violento e arrabbiato. L'unica arma che avevo, me l'ha spezzata. Non c'è nulla che possa fare. Forse dovrei scappare.

Inganni nel Cuore (Italiano)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora