Le mie vacanze.

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Mi presento subito.

Ciao sono Emanuela e ho 42 anni. Il mio matrimonio vacilla da tempo. 

Sono convinta che mio marito Guido mi tradisca, ma non ho nessuna intenzione di scoprirlo curiosando nel suo telefono o sul suo pc, per ora. 

Vorrei che fosse lui a confessarmelo. In quel caso potrei anche perdonarlo e forse la paura di perderlo potrebbe riaccendere una fondamentale scintilla. Il vero problema tra noi due è che da diverso tempo il mio sentimento per lui è un pò cambiato, si è spento. Lo vedo più come un fratello che come un amante o un amico. La mia attrazione per lui è finita da qualche anno, ma avendo due figli di 16 e 18 anni preferisco che la nostra famiglia rimanga unita e sono sicura che sia la scelta giusta. Non è una persona violenta, non è un alcolizzato, non ha grossi vizi e forse il suo problema è propiro questo: con gli anni è diventato una persona terribilmente noiosa. Non ha interessi o hobby; ha solamente il suo dannato lavoro. Forse scoprire qualche sua piccola follia lo renderebbe più eccitante ai miei occhi stanchi. 

Ad ogni modo quest'estate, per rigenerarmi un po', ho deciso di trascorrere due settimane da sola in una baita immersa nel nulla e nel silenzio del Bosco del Cansiglio in Veneto. Spegnerò il cellulare. Lo userò solamente la sera e la mattina per comunicare ai miei figli e a mio marito il mio stato di salute. Voglio che sia una vera e propria esperienza unica e che mi disintossichi dai social network, da internet e da tutte quelle cose superflue alle quali ormai mi sono abituata e da cui dipendo. Credo che buona parte dello stress al giorno d'oggi sia dovuto all'uso-abuso di tutta questa inebriante tecnologia. Sono una giornalista. Scrivo articoli di cronaca per una 'rivista' web. Ogni tanto mi cimento in qualche racconto thriller: mi piace la suspance, quel brivido che genera lo stato di tensione dato dalla paura e, a volte, la tragedia della fine. Ho bisogno di queste due settimane per recuperare un po' d'ispirazione, mi sono convinta di poterla trovare sempre sul mio smartphone, ma in realtà è diventata una trappola. La mia vacanza inizierà a breve dalla seconda alla quarta settimana di luglio. Guido sembra impaziente che io parta, ma forse è solo una mia impressione. I miei figli avranno tutta la casa per loro per molto tempo. Guido lavora ancora a luglio. Avrà le ferie ad agosto, lavora in comune qui a Novara. Lo scherzetto mi è costato 3.000 euro. Credo ne valga la pena.

Con qualche giorno d'anticipo preparo i bagagli. In valigia metto t-shirt, felpe, jeans, due giubbotti per un'ipotetico fresco serale, mutande calze e un paio di libri di Oriana Fallaci. Pare che in questa villa-baita ci sia tutto: asciugamani, lenzuola, coperte e stoviglie di ogni genere e qualche prelibatezza alimentare. Sono davvero entusiasta, emozionata perchè non ho mai affrontatato una vacanza così, completamente da sola. È un nuovo genere di villeggiatura. Hanno inventato queste baite lussuose (sullo stile delle Tiny House, completamente eco a pannelli solari ed energia eolica) piene di comfort, ma immerse nel nulla della natura senza wifi, senza telefono e senza televisione. Sono quattro ville sufficientemente lontane l'una dall'altra per evitare ai vari ospiti di disturbarsi durante il soggiorno, ma non così lontane da non poter soccorrere uno dei vicini da probabili attacchi di lupi e orsi. Rischio raro, ma non impossibile. È consigliato un corso di preparazione di 400 euro al quale ho partecipato qualche mese fa per imparare un paio di cose sul mondo degli animali salvatici.  Non è stato un corso particolarmente minuzioso, ma evientemente non è una location così pericolosa. So, in ogni caso, che non conviene spostarsi da soli lungo sentieri sconosciuti e non segnalati e mai di notte. Sono consigliate  passeggiate diurne nelle zone circostanti a questo 'villaggio isolato' e dopo una certa ora è raccomandato restare nel proprio recinto per poter rientrare velocemente in baita nell'eventulità di un attacco improvviso. In estate le orse, come molte altre specie animali, si riproducono e bisogna fare particolare attenzione.

Finalmente arriva il giorno della partenza. Cotrollo per l'ultima volta se ho preso tutto quello che mi serve. Ho anche porato l'iPod per ascoltare la mia musica preferita, se il silezio mi uccide. Carico il mio Range Rover grigio e mi siedo al volante. Mi salutano tutti: Guido, Raffaella e Pietro sono scesi in strada per salutarmi. Ho un po' d'ansia. Inserisco la chiave, giro, schiaccio la frizione e metto in moto. Parto. Mi salutano e li vedo fino in fondo alla via, sono diventati un piccolo rifelsso nello specchietto retrovisore. Giro nel corso e non li vedo più. Sono agitata. Ci vorranno quattro ore circa di viaggio. Metto la mia chiavetta USB con la musica: tutta la discografia dei 'Queen'. Adoro. Lungo il viaggio mi pervade un apparente senso di libertà. Mi passa l'ansia. Inizio a cantare a squarcia gola e mi ricordo di quando mio padre e mia madre mi avevano portato in Inghilterra a vedere i Queen in concerto, non sapevano che sarebbe stato l'ultimo. 

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