Gli agenti si sedettero di fronte a me ed io cercai di mostrarmi tranquilla e sicura.
"Dobbiamo farle solo alcune domande quindi non c'è nulla di cui preoccuparsi." mi rassicurò il poliziotto seduto a destra.
Annuii."Allora..." esordì l'altro. "Lei conosce quest'uomo?"
Fece scivolare una foto sul tavolo e quando me la ritrovai davanti vidi chiaramente che si trattava di una foto di Zac."No. Mai visto in vita mia." risposi con fermezza, in maniera tale da non destare sospetti.
"Ne é sicura?" incalzò l'altro.
"Sì. Ne sono sicura."Tirarono fuori una busta piena di foto come quella. Un brivido mi percorse la schiena e iniziai a sudare freddo.
"In base a queste foto..." l'agente dispose sul tavolo davanti a me varie fotografie: quella del nostro primo incontro davanti alla comunità, una scattata durante il nostro colloquio in carcere, un'altra in cui ci baciavamo dopo il processo e una fatta poco prima del mio rapimento mentre discutevamo davanti a questa casa.
"... sembrate molto intimi."
"Basta." Sentii provenire da dietro la mia schiena. "Prendetevela con me, lasciatela stare."
Mi girai e vidi Zac dietro di me che guardava con sicurezza gli agenti, con uno sguardo che non lasciava trasparire alcuna paura.
"Ti avevo detto di andare via." lo ripresi io facendo uno sguardo duro.
Lui mi ignorò e rivolse la sua attenzione a loro.
"Cosa volete da lei?" domandò ancora.
"Lei sta giocando con il fuoco signor Mouhib, qui solo noi facciamo le domande e voi rispondete."Dovevo pensare e velocemente.
"Scusi ma lei che viene da una famiglia così perbene come mai frequenta uno come lui?" si lasciò scappare una risata.
"Perché le donne sono così. Pensano di poter cambiare questi avanzi di galera." Intervenne l'altro."Questa non è una domanda pertinente." risposi. "Cosa volete da me?" arrivai dritta al punto.
"Deve chiarirci le dinamiche del rapimento. Tutto qui.
Zaccaria's povIniziarono a farle molte domande e lei non si scomponeva, anzi. Rispondeva con un tono pacato e sicuro, senza tralasciare dettagli che potessero essere utili per l'indagine.
Li guardava negli occhi, senza paura.Anna aveva avuto una vita diversa dalla mia. Veniva da una famiglia normale, padre avvocato, madre insegnante. Aveva una sorella più piccola, che era anche la sua migliore amica. Frequentava l'università e il suo unico problema erano gli esami da dare. Non aveva vizi, dipendenze, niente. Era proprio una brava persona, in tutti i sensi. Da quando l'avevo conosciuta si era sempre presa cura di me, non mi aveva mai lasciato da solo o comunque in difficoltà.
"Un'ultima domanda e poi la lasciamo andare." disse l'agente. "C'è stato un tentativo di rapina alla banca centrale. Lei era presente quando è avvenuto. Saprebbe riconoscere i responsabili?" domandò.
"No." rispose lei. "Avevano il volto coperto."
I due cercarono di concludere le domande e poi le strinsero la mano facendo un cenno di saluto con il capo.
"La ringraziamo per la sua collaborazione, se ha bisogno di noi non esiti a chiamarci."
"Senz'altro."La porta si chiuse e loro si allontanarono.
"Grazie per avermi coperto ancora una volta." Esordii.
"Dopo il nostro primo incontro Don Mario un giorno é venuto a casa mia." iniziò a raccontare. "Mi disse tutto su di te. Avevo già letto il tuo fascicolo, ma lui mi ha detto di più." continuò.
Abbassai lo sguardo e mi imbarazzai molto pensando al don che le parlava di me ancor prima di conoscerci a fondo.
"Lui lo sapeva che ci eravamo baciati, ci aveva visti. Mi chiese se avessi intenzioni serie con te, perché non voleva che qualcuno potesse spezzarti il cuore o deluderti ancora."La interruppi "e tu cosa gli hai detto?"
Sospirò mentre scostava i capelli dalla fronte facendo passare le dita fra le ciocche e tirandoli indietro.
"Che non ti avrei mai abbandonato." affermò. " ... poi tu una volta gli hai detto che Dio non ti mandava gli angeli e Don Mario pensa che forse sono io il tuo angelo."D'istinto la strinsi forte a me, come se non avessi alcuna intenzione di staccarmi da lei.
"Lo penso anch'io." Ammisi.
Lei si staccò con un fare molto stanco e abbattuto, per poi domandarmi "Zac posso fare una doccia? Ne avrei bisogno."Le mostrai la strada per arrivare al bagno all'interno della struttura e le feci notare che non avevo una doccia, bensì una vasca.
"Anche meglio. Non ho nemmeno dormito ieri notte per capire come sfuggire ai rapitori. Penso di aver bisogno di rilassarmi un po'."
"Vuoi che ti lavi i capelli?" esordii. "Tu ti rilassi e ti occupi del corpo ed io dei capelli. Te li lavo, li asciugo insomma tutto quello che vuoi."
Lei annuì. Ci dirigemmo al piano superiore nella zona notte e riempii la vasca in maniera tale che potesse trovare tutto pronto.
Entrò all'interno di essa e inziò a massaggiare il suo corpo, mentre io mi occupavo dei capelli. Versai lo shampoo su di essi ed infilai le dita tra le sue ciocche, cercando di farla rilassare.
Sollevò il mento e il suo sguardo incrociò il mio. Non ci dicemmo nulla. Avevamo trascorso le ore più difficili della nostra vita, con il cuore in gola e la paura di non farcela. Ci eravamo fidati ciecamente l'uno dell'altra e quel momento di pura simbiosi dimostrava per l'ennesima volta che niente poteva separarci. La verità é che io avevo capito che me l'aveva mandata Dio, per aiutarmi. Quando la vidi quel pomeriggio in comunità capii subito che era la mia ultima chance. Mentre le massaggiavo i capelli per poi risciacquarli pensavo che sarebbe stata l'ultima volta in cui si sarebbe trovata in pericolo.Lei uscii dalla vasca ed indossò l'accappatoio. Afferrai il phon ed inziai ad asciugarle i capelli, mentre lei teneva lo sguardo basso. Era assorta, in qualche modo pensierosa.
"Tutto okay?" domandai.
"Sì." rispose. "Sono solo stanca, non ho dormito la scorsa notte. Magari se non è un problema per te mi andrebbe di mangiare qualcosa e poi dormire."Cercai di fare più in fretta possibile, poi le preparai il suo piatto preferito e la lasciai mangiare tranquillamente senza parlare troppo. Dopodiché l'accompagnai nella camera sempre al piano superiore.
Non avevo sonno a causa dell'adrenalina accumulata durante quella giornata, però mi misi accanto a lei e l'abbracciai.
Dopo pochi minuti percepii che il suo respiro si era fatto più pesante e rimasi accanto a lei per guardarla dormire.
In quel momento capii che avrei dovuto lavorare su me stesso ed essere l'uomo che meritava. Niente più problemi, scontri con ex criminali o altro. Dovevo cambiare.
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L'angelo del male
RomanceÉ il sequel di "Innocente", vi consiglio di leggere prima quella fanfiction.