1. It's me, hi

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L'aria fresca del mattino entra dalla finestra spalancata della grande camera da letto, insieme ai raggi del sole che picchiano sul lato destro del mio viso.

Oggi è il 18 luglio, e fortunatamente il violento temporale che si è scatenato questa notte, sottraendomi dai miei incubi più e più volte, ha scacciato il classico caldo afoso .

Seduta alla toeletta, mi sto sciogliendo gli infiniti nodi che ho in testa ogni mattina, imprecando silenziosamente ogni volta che mi trovo dei capelli in mano. Ultimamente sono più i capelli che perdo di quelli che ho effettivamente in testa.

Alzo lo sguardo nello specchio, incontrando tutto ciò che qualcuno non vorrebbe ritrovarsi davanti di prima mattina. Così, presa da un momento di crisi isterica, mi raccolgo aggressivamente i capelli corvini in una treccia laterale, prima di appiccicarmi in faccia due patch per le occhiaie.

Siccome fa troppo caldo - come sempre- non indosso la vestaglia, ma rimango nella mia camicia da notte corta e quasi completamente trasparente, sui toni del rosso scuro. Poi mi avvicino alla porta, perfettamente cosciente di trovare la colazione sul tavolino lì di fianco.

Rientro in camera col vassoio pieno di pancakes, brioches, una caraffa di latte e frutta, e lo appoggio sul tavolo di quercia rotondo posizionato di fronte al letto. Poi sposto lo sguardo sulla figura ancora addormentata, immersa tra le infinite coperte del gigantesco letto a baldacchino matrimoniale.

E' posizionato sul bordo del letto, a pancia in giù, offrendomi la perfetta visione della sua schiena muscolosa, abbronzata e baciata dal sole, con un braccio che penzola e quasi tocca a terra.

Mi avvicino sbuffando: possibile che questo ragazzo sia sempre a dormire?!

L'ho già svegliato due volte prima di questa, e ancora non ha alzato il culo dal letto.

<<Chase>>, lo richiamo per probabilmente la ventesima volta negli ultimi cinque minuti, tuttavia lui non accenna ad aprire gli occhi. Alzo gli occhi al cielo, imprecando come se non lo avessi già fatto abbastanza questa mattina. Tra poco dobbiamo partire per Crescent City, una città lungo la costa occidentale americana, per il galà che si terrà questa sera.

Dista a tre ore di macchina da qui, ed è ormai la quarta volta che ci vado, solitamente per balli e ricevimenti organizzati dal Signor Wilson, il padre di Chase. Sono delle festività così pacchiane da urtarmi, siccome io stessa per prima ho visto ciò che questa gente non ha mai visto.

Tuttavia non mi dispiace andare a queste cerimonie, e soprattutto amo fare i balli di ricevimento. Ma non si può dire lo stesso di Chase, migliore amico, amante ingaggiato con cui ho un rapporto fraterno, che non accenna a volersi alzare.

A questo punto, ormai stufa di richiamarlo, vado nel nostro bagno personale, prendo un bicchiere a lo riempio di acqua gelata.

Quando torno in casa mi stampo un ghigno sul viso vedendo che non si è ancora svegliato. Così mi avvicino e glielo rovescio in testa.

Alza di scatto il busto, urlandomi subito contro, e io scoppio a ridergli in faccia.

<<Dio Iris, ma che diavolo di problemi ti affliggono?!>> esclama guardandomi, tutt'altro che divertito dalla situazione, e io vedendo la sua faccia incazzata mi metto a ridere ancora di più.

Solo una volta calmata gli parlo: <<Alzati che tra mezz'ora dobbiamo partire>>.

<<Non c'ho voglia!>> esclama come un bambino, ributtandosi sul letto e nascondendo la testa sotto al cuscino.

Mi avvicino e gli tolgo le coperte buttandole per terra, avvicinandomi per dargli un delicato bacio sul collo. <<Se fai il bravo, stasera avrai una ricompensa>>.

Like a poisonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora