Capitolo 3 - Lily

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Percepisco il corpo pesante come se fosse una pietra, intrappolato in una morsa invisibile. Il capo sembra avvolto in una nuvola spessa, ma avverto comunque un dolore sordo che pulsa a intervalli regolari. Un odore pungente di disinfettante mi pervade le narici, mescolato a un vago sentori di medicinali.

Non riesco a muovermi, ogni mio singolo tentativo di alzare una mano o semplicemente aprire gli occhi è del tutto inutile. Le palpebre sembrano incollate, troppo pesanti per poterle schiudere. Il letto su cui sono distesa è duro, scomodo come tutti i letti di un ospedale. Il ronzio continuo delle macchine rimbomba in tutta la stanza e una specie di melodia monotona si intreccia con il bip regolare di un monitor.

Sento delle voci intorno a me, ovattate e indistinte, come se provenissero da più persone, inoltre, sento un calore avvolgermi la mano.

Tutto è confuso: vorrei parlare. Chiedere cosa mi stia succedendo, ma la bocca è asciutta, le labbra incollate, e le parole intrappolate nella gola.

Il tempo sembra sospeso, non riesco a capire quanto tempo sia passato da quando ho perso i sensi davanti a Jackson.

Cazzo ho perso i sensi in braccio a Jackson Reed? Come è potuto accadere!

«La pressione è stabile. Ha avuto un calo di zuccheri causato dalla mancanza di introduzioni di proteine. Le servirà qualche ora di riposo, nulla che sia grave» una voce profonda e calma, ogni parola pronunciata con una sicurezza che trasmette fiducia, quella di un dottore.

«Grazie mille dottore, posso accompagnarla a casa appena si sveglia?» domanda una seconda voce famigliare...Blake! Menomale che ci sia lui e non quel bastardo di suo fratello, un vero e proprio sollievo.

Finalmente riesco ad aprire gli occhi e l'onda di preoccupazione del mio migliore amico mi travolge, ma allo stesso tempo sembra sollevato.

«Stellina mi hai fatto preoccupare!» piombò tra le mie braccia con lo scopo di abbracciarmi e io ricambiai con le poche forze nel mio organismo.

«Blake...sto bene» cercai di rassicurarlo. Una delle qualità che ho sempre ammirato è la sua premura.

«Hai mangiato qualcosa oggi? Così ti posso portare magari in qualche ristorante» propose.

«Ho mangiato ieri non ti preoccupare, più tardi prenderò qualcosa» puntai decisa, cercando di convincerlo in tutti i modi possibili. Lui sapeva perfettamente quando non raccontavo la verità.

Non proseguì oltre con le sue richieste, ma qualcosa mi fece temere che prima o poi avrebbe tirato fuori quell'argomento.

«Cos'è successo? Perchè sono qui?» cambiai discorso, tesa.

«Hai avuto un calo di zuccheri a scuola. Prima di svenire, per fortuna, mio fratello ti ha preso in braccio altrimenti ti saresti fatta davvero male» spiegò dettagliatamente.

Mi limitai solo ad annuire. Volevo cancellare quella giornata orrenda dalla memoria: Alexandra che dichiara il suo amore per Jackson, io che lo bacio davanti a tutti e infine svenire tra le sue braccia. Sicuramente me lo rinfaccerà per tutta la vita!

«Mi rendo conto di avere fatto una delle mie grandi cazzate impulsive» confesso titubante, cercando il suo sguardo mentre lui cerca di trattenere una risata.

«Quella di baciare la persona che ti sta più sui coglioni? Mio fratello!» e a quel punto scoppiò in una risata fragorosa mettendo in luce uno dei più meravigliosi sorrisi che abbia mai visto in tutta la mia vita.

«Puoi ritenerti la persona più stupida del mondo allora» continuò ironico.

«Grazie mille sig.Reed la sua compassione è di grande aiuto» sdrammatizzai cercando di rendere il fatto meno imbarazzante.

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