Capitolo 8 - Lily

122 5 1
                                    

La mattinata proseguii bene, da quando Alexandra decise di procurarmi dei lividi più grandi della mia faccia.
Avrei comunque trovato un modo per farmi perdonare, a qualsiasi costo.
Era stata la mia prima amica, sono affezionata a lei più di qualsiasi altra cosa.

Cazzo Lily pensa, pensa, pensa...

Ho trovato! Cercherò di procurarle un appuntamento con Jackson, così lei mi perdonerà e torneremo amiche come prima.

Perfetto, ormai ho trovato l'obbiettivo della giornata!

Era giunto il momento dell'ora di pranzo, ma io non avevo alcuna intenzione di andare nella mensa, ma bensì di usare questa oretta per allenarmi nella palestra messa a disposizione per gli studenti.
Cercai in ogni modo di non incontrare Blake, perché sicuramente mi avrebbe obbligata a mangiare davanti ai suoi occhi e io di certo non avrei potuto ribattere.

Raccolsi i miei quaderni e percorsi le strade meno occupate dagli studenti per raggiungere la palestra senza che nessuno lo noti.
Menomale che era vuota, altrimenti mi sarei sentita in terribile imbarazzo.
Percepivo una presenza dietro di me, ma quando mi girai non c'era nessuno.

Strano.

Misi le cuffiette con la musica alta, cercando di isolarmi da tutto il resto. Iniziai a correre sul tapis roulant, ma riuscivo a sentire ancora disagio.
Mi sentivo osservata, come se ci fosse qualcuno dietro ad ogni angolo e dietro ai grandi specchi che riflettono i miei movimenti.
Ogni tanto mi fermavo e mi guardavo intorno, ma non c'era nessuno.

Forse sono pazza.

Dopo un paio di minuti, il sudore iniziò a colare dalla mia fronte. Cercai di concentrarmi sul mio respiro, sul mio obbiettivo di perdere peso, ma è come se l'aria della stanza fosse pesante.
Mi concessi una pausa di qualche minuto, per poi riprendere a sollevare pesi.

Devi perdere peso ad ogni costo se vuoi essere inclusa.

Un secondo dopo il suono di una telefonata mi fece interrompere gli allenamenti, ma non feci in tempo a raggiungerlo che la suoneria era già cessata.
Accendo il display per vedere chi fosse a chiamarmi.

Mamma.

Cazzo, lei non era solita chiamarmi durante gli orari scolastici.
La richiamo preoccupata, forse le sarà successo qualcosa.

«Mamma, stai bene?» la interrogai attendendo una risposta, spero, positiva.

«Certo tesoro mio. Mi chiedevo dove avessi messo le mie medicine, non le trovo» esordii con qualche colpo di tosse. Il tono della sua voce sembrava affaticato, stanco.

«Eppure mi sembrava di avertele lasciate stamattina» non era solo un impressione, io ne ero completamente sicura.

«Tranquilla, magari ti sarà sfuggito»

«Chiamerò Selene, la vicina»

«Grazie tesoro e scusami tanto del disturbo» riattaccò dispiaciuta della sua interruzione, a me invece, aveva fatto piacere sentirla.

Chiamai la nostra vicina di casa, per spiegarle passo per passo che medicine dare a mia madre, d'altronde era l'unica di cui mi fidavo al momento.

La pausa pranzo finì e io dovevo allenarmi con le altre cheerleader.
Arrivai allo spogliatoio per mettermi la divisa che mi ero preparata stamattina.
Alle mie spalle sentii le ragazze ridere e scherzare tra loro.
Avrei voluto avere delle amiche, mi sarebbe piaciuto essere invitata qualche volta ad un pigiama party oppure semplicemente passare qualche giornata tra ragazze, ma per me questo era un sogno irrealizzabile, al di fuori di tutte quelle belle cose che mi avrebbe potuto accadermi.

Damned hearts Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora