CAPITOLO 4

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Oggi è il grande giorno.

Sono davanti al cancello della scuola mentre parlo da qualche minuto con Tessa, anche se di quello che sta dicendo non sto seguendo neanche una parola.

"...e questa è la cosa che più mi ha fatta arrabbiare. Tu cosa ne pensi?" chiede lei, scrutandomi con i suoi occhioni curiosi.
"Io penso...di non aver ascoltato neanche una parola di quello che hai detto. Mi dispiace" confesso.

"In ansia?" mi domanda.
"Esatto, tanto in ansia"
"Tu cerca di stare tranquilla e di non andare nel panico" cerca di rassicurarmi dolcemente, e ci riesce, almeno un po'.                                                                            
                                          

Dopo poco siamo in classe ed il professore inizia a consegnare i test, e l'ansia prende di colpo il sopravvento.

Nonostante ieri abbia studiato diverse ore con Tessa, mi sembra di non ricordare niente.

Il prof arriva davanti a me e mi appoggia il foglio al centro del banco. Scrivo nome e cognome e inizio a leggere le varie consegne.

Quando però inizio a rispondere a qualche domanda, man mano noto certe lettere sovrapporsi, ma non ci do peso. Poi le frasi iniziano a tremare e a confondersi, addirittura mi sembra che si spostino sul foglio come se camminassero.

Sbatto le palpebre, sperando che sia solo uno scherzo della mia vista, ma quando riapro gli occhi la situazione è la stessa.

All'improvviso il bidello, Kevin, entra in classe e annuncia: "Aria Smiths, è ora della sua seduta con lo psicologo". Il suo tono è forte e fastidioso come sempre.

Senza perdere tempo, scatto in piedi e seguo il bidello per i corridoi della scuola, fino a che non si ferma davanti ad una porta chiusa.

Faccio un respiro profondo ed entro. 

Su una sedia da scrivania è seduto il dottor Collins, che indossa una camicia bianca e dei classici pantaloni neri.

'È ancora più bello che in foto' penso sedendomi davanti a lui. 

La luce del sole mattutino lo illumina come un angelo.

"Spero di non averla disturbata" si scusa lui, intanto mi scruta con i suoi grandi occhi color nocciola.
Penso a come stava andando il test:
"Tutt' altro, non si preoccupi" gli rispondo.
Punta i suoi occhi nei miei.

"Ci siamo già incontrati?" chiede.
"Non penso" dico, anche se anche a me il suo sembra un volto familiare.
Guarda un attimo l'agenda, poi riporta gli occhi su di me.

"Allora signorina Smiths, cosa l'ha portata qui?" dice cambiando argomento
Faccio un respiro profondo, appoggio le mani sulle ginocchia tremanti.
"È iniziato tutto dalla morte di mio padre" inizio.

Ho l'impressione che la seduta durerà più del previsto. 

                                       


Dopo aver parlato per un'ora abbondante con il dottor Collins esco dalla stanza, con un peso in meno.

Gli ho parlato dei pianti la sera, dei tremolii, degli attacchi di panico e perfino del maledetto test di biologia.

Per tutta la seduta mi ha guardato con sguardo attento e mi ha fatto sentire a mio agio, dandomi dei fazzoletti quando scoppiavo a piangere come una bambina.

Gli unici momenti in cui mi staccava gli occhi di dosso era per appuntare o scarabocchiare qualcosa sulla stessa agenda rossa che si vedeva nella foto su Google.

Per tutto il tempo è come se nell'aria ci fosse stato qualcosa di magico, che mi impediva di sentirmi a disagio o di ammutolirmi quando cercava di entrare di più nello specifico con qualche domanda.

Rientro in classe chiudendomi la porta alle spalle e mi vado a sedere nel mio posto in ultima fila.
"Com'è andata??" chiede subito Tessa.
"Niente di che" mi affretto invece io a mentire.

IL DOTTORE DEI CUORI INFRANTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora