CAPITOLO 10

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Mi sveglio in un letto d'ospedale, comodo e spazioso.

Accanto ad esso c'è un tavolino con sopra solo un bicchiere d'acqua ed uno yogurt alla fragola.

Non ricordo nulla di ieri sera, né perché mi trovo qui né perché ho un mal di testa atroce.
Inoltre, mi fanno male le gambe e ho un grosso cerotto sulla fronte.

La maniglia della porta di abbassa e mia mamma entra in stanza.

"Amore, ti sei svegliata!" esclama lei sorpresa.
"Cos'è successo?" chiedo debole afferrando il bicchiere d'acqua dal tavolino.

"I dottori dicono che sei svenuta dopo aver bevuto...una dose poco raccomandabile di alcol..." dice, il suo tono è deluso, e sembra che non se lo sarebbe mai aspettato da me.

"Mi dispiace mamma" dico, in preda ai sensi di colpa. Ho deluso mia mamma. Come se il periodo non fosse già difficile di suo, mi sono aggiunta pure io.

"Non sono arrabbiata con te Aria, ma mi hai fatto prendere un colpo!"
"Non toccherò mai più una goccia d'alcol, promesso" dico, mettendo una mano sul petto in corrispondenza del cuore.

Lei mi accarezza i capelli e mi sorride, poi dice:
"Quasi dimenticavo, il dottor Collins è venuto a trovarti."

L'ultimo sorso d'acqua rischia di andarmi di traverso.

"Cosa??"
"Si, deve aver scoperto che eri finita all'ospedale e ha pensato di venire qui" risponde, poi esce dalla stanza.

Pochi secondi dopo la porta si riapre e sulla

soglia compare Chris.

"Buongiorno", saluta in tono gentile chiudendosi la porta alle spalle.
"Buongiorno"
"Mi hai fatto preoccupare molto ieri sera"

Ieri sera? Come faceva a sapere che sono stata male ieri sera se mia mamma ha avvisato solo questa mattina la scuola??

"Ieri sera...sono stato io a trovarti a terra.
Sono uscito di nuovo per salutarti visto che stavo per tornare a casa e ti ho visto accasciata vicino all' entrata...avevi tutta la testa macchiata di sangue"
"Grazie...davvero" dico, rimettendo a fuoco gli avvenimenti di ieri sera: la tequila, la musica, la nausea e il bacio.

Forse posso ancora rimediare al danno di ieri sera.

"Chris...quello che è successo ieri sera è stato solo un enorme sbaglio. Io ero ubriaca e tu eri ubriaco. Non eravamo lucidi e abbiamo fatto una sciocchezza, tutti qui"

Ho davvero pensato, anche per un solo secondo, che tra noi due ci potesse essere qualcosa?

"Aria, non devi fartene nessuna colpa. Sono rimasto colpito quando ieri sera hai detto," esita e prende le mie mani nelle sue "che non riuscivi a togliermi dalla testa, e in quel momento mi sembravi abbastanza lucida".

"Se è per questo mi sembravi molto lucido anche te quando mi hai lasciato il tuo numero" dico.

Dove diamine vuole andare a parare??

"Lo so Aria, ed è proprio questo il punto. Neanche io riesco a levarti dalla testa." ammette facendomi avvampare.

Poi mette una mano nello zainetto che aveva in spalla e ne tira fuori la sua agendina rossa, e me la porge.

La apro e inizio a sfogliare le pagine frettolosamente; non posso credere ai miei occhi: le ultime pagine sono tempestate di miei ritratti fatti velocemente a penna.

Una sola cosa accomuna tutti i disegni, in alto a sinistra, all'altezza del petto, sono disegnati dei piccoli cuori. Rotti. Crepati. Infranti.

"Sono bellissimi" dico sfogliando le pagine a righe del quadernino.

"Nonostante non ne sappia il motivo, mi sembra di essere affezionato a te da molto più tempo prima che ci incontrassimo"

Lo aveva già detto durante la prima seduta, infatti più volte mi chiese se ci fossimo già incontrati prima.

"Io non penso. Non ricordo di averti mai visto prima" ammetto.

Cala uno strano silenzio nella stanza, interrotto poco dopo dalla sua voce.

"Ora io devo andare a scuola ed è meglio che tu ti riposa un po', devi essere molto stanca".
Gli restituisco l'agendina e poco dopo esce dalla porta.

Dopo questo chiarimento sono solo più confusa di prima. Cosa siamo noi due? O meglio, esiste un 'noi due'?

Mi fa male la testa e non penso sia solo per la botta data quando ho perso i sensi.

Chiamo una dottoressa e le chiedo di darmi qualcosa per il dolore e dopo aver preso una bustina di OKI mi sistemo comoda sul letto.

Mi sporgo verso il mio zaino appoggiato a terra e dopo aver aperto la zip tiro fuori il libro che mi ha prestato Chris.
Sfoglio le prime pagine ed arrivo al prologo. Potrebbe essere un buon modo per sentirmi ancora vicina a lui.

IL DOTTORE DEI CUORI INFRANTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora