15 - 🌸Nulla è come sembra🌸 (pt.1)

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La voce di Lucia continuò a rimbombarmi nella testa per tutto il tempo che passai alla ricerca della cassetta della posta

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La voce di Lucia continuò a rimbombarmi nella testa per tutto il tempo che passai alla ricerca della cassetta della posta. Avevo quasi scordato del perché fossi uscita in primo luogo.

Meno avvocato, più posta. Concentrati.

La trovai dopo altri venti minuti, appesa in modo incospicuo a uno degli alberi che confinavano con la strada.

Aveva le dimensioni di una scatola da scarpe, con un coperchio apribile tagliato nel mezzo da una feritoia. Era di legno e quasi non si distingueva dalla corteccia della pianta. Il postino doveva essere un cecchino in pensione per riuscire a rintracciarla ogni volta.

Prima di aprirla incrociai tutte le dita a mia disposizione: non avevo voglia di spendere altro tempo dietro quell'improbabile caccia al tesoro. Anche perché il premio sarebbe stata una bella spremuta al mio conto corrente.

Sollevai il coperchio e, non per mia sorpresa, una cascata di lettere si riversò sul terreno ai miei piedi. Mi chinai per raccoglierne qualcuna e mi resi conto che molte di queste venivano da privati. Mia nonna doveva essere una donna molto ricercata.

E démodé.

Mi ritrovai a chiedermi quante persone ci dovessero essere al suo funerale. Io non avevo partecipato: mio padre non aveva avuto l'accortezza, o la decenza, di avvisarmi. Non che da uno come lui me lo sarei aspettato; probabilmente neppure si era informato al riguardo.

Contai brevemente le lettere che avevo in mano e arrivai alla ventina, più un altra manciata di buste dall'aspetto più ufficiale. Avevo trovato le bollette.

Per essere sicura di aver recuperato tutto, infilai di nuovo il naso nella cassetta delle lettere e mi resi conto che sul fondo giaceva abbandonato un pacchettino.

Definirlo sospetto sarebbe stato come definire accettabile un modello di Abercrombie - Lucia lo faceva, ma lei in fatto di uomini era una radical-chic, quindi non contava.

In ogni caso, il pacchettino era piccolo, delle dimensioni di una custodia per occhiali, e completamente rivestito di nastro da pacchi. Non un mittente né un destinatario indicati.

Rimasi a fissarlo per un po', poi presi il telefono e scrissi di getto alla mia migliore amica.

- Ho trovato un pacco bomba nella cassetta delle lettere. Che faccio?

Mi chiese una foto, gliela mandai, convinta che mi avrebbe mandato a quel paese e intimato a pagare le mie benedette bollette.

Invece, per mio infinito terrore, mi chiamò.

"Allontanati piano e chiama la polizia." Era il tono serio, quello da commercialista, senza un minimo di inflessione dialettale.

Iniziai di botto a sudare freddo.

Non prometteva nulla di buono.

«Ma sei seria?» Sì, lo era, ma preferivo pensare che scherzasse piuttosto che pensare di avere una bomba sotto il naso. «Chi vuoi che mandi un pacco bomba a una vecchia? Willy il Coyote dall'ospizio!?» Sussurrai con veemenza, iniziando però a indietreggiare con il cuore in gola.

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