🦁 Lester Jones 🦁
19 novembre 2016
Ritornai umano non appena entrai nella mia stanza dopo quindici minuti di movimenti all'interno dell'imbarcazione: non riuscivo a non pensare a quello che avevo fatto.
Mi batteva ancora forte il cuore, perché mi ero permesso di trasformarmi dinanzi a qualcuno. Certo, per come mi aveva guardato forse non sapeva nemmeno cosa fossi, ma mi dava molta adrenalina in quella situazione così mistica che avevo vissuto. Non mi ero mai trasformato dinanzi a nessuno, nemmeno alla mia famiglia, ed era qualcosa di strano poiché sembrava quasi che mi fossi messo nudo davanti a lui. Il ragazzo albino mi aveva guardato con stupore e forse in seguito aveva pensato di essere impazzito, ma era stato bello incontrare degli occhi curiosi e gentili. Tutti su quell'imbarcazione sembravano altezzosi, forse non mi sopportavano, ma non mi importava. Sapevo che sarei stato solo tutto il tempo.
Volai fino a che non iniziai a percepire la stanchezza, l'adrenalina nel mio corpo mi stava lasciando e quello significava che ero pronto per mettermi sul letto e dormire.
In fondo era sera e, nonostante volessi vedere come si muoveva quella nave, alle dieci crollavo sul letto stanco morto e non mi svegliavo finché non erano le dieci del mattino seguente. In quei giorni avevo pensato che forse Lincoln, il direttore della nave, dava qualche scossa elettrica che faceva dormire. Doveva per forza essere così, non riuscivo mai a dormire così presto e così in fretta.
Così successe anche quella sera: mi infilai il mio pigiama a quadri rosso e nero e mi misi sotto alle coperte. Osservai per un momento quella camera che sarebbe diventata la mia casa per quel lungo periodo, il pavimento composto da un parquet di legno, le assi del medesimo materiale scuro sopra alla mia testa, le pareti dorate sporche, un bianco armadio a due ante. C'era anche una stanza con il bagno, che però era estremamente piccola, nel quale c'era la tazza del gabinetto di porcellana nera, il lavabo del medesimo colore dove potevo lavarmi le mani e una doccia a muro tutta rovinata. Mentre pensavo a quella stanza, mi ritrovai a dormire. Trovarsi su una nave stancava, nonostante non avessi fatto molto.
Il mattino seguente mi destai per via della sveglia che avevo comprato il primo giorno su quel battello: mi conoscevo, mi sarei alzato tardi se non vi fosse stato qualcosa che mi avrebbe chiamato.
Così, allungando gli arti, la lasciai suonare. Poi mi misi seduto e mi passai una mano sul volto. Ero ancora stanco, nonostante avessi fatto più di dieci ore di sonno. Infatti erano le dieci di mattina e il mio stomaco brontolava, quindi decisi che avrei aperto una delle barrette che mia madre aveva messo nella mia valigia. Poggiai la pianta dei piedi sul parquet che scricchiolò sotto al mio peso, mi alzai sbadigliando sonoramente e mi trascinai stanco verso l'armadio a due ante.
Le aprii - le quali cigolarono - ed estrassi una tuta nera e una barretta al cioccolato e lamponi. Le preparava mia madre ed erano piene di proteine che mi servivano poiché mi piaceva allenarmi. Mentre mangiavo, mi cambiai indossando la tuta e le scarpe da ginnastica. Era ormai da giorni che facevo jogging su quella nave, non ero nemmeno l'unico ma forse ero il solo che lo faceva alle dieci di mattina. Sbadigliando e alzandomi da quel letto, buttai la busta rossa che aveva ricoperto quella barretta e uscii dalla mia camera. Chiusi la porta dietro a me a chiave, poi allungai le braccia sbadigliando sonoramente. Il corridoio era alquanto stretto, c'era una grossa e lunga finestra che ci permetteva di vedere la prora che in quel momento era colma di persone.
«Vaughan, non mi dovevi svegliare!» brontolò una voce giovane voce femminile.
Mi voltai ritrovandomi a guardare una ragazza dai capelli neri legati in una coda di cavallo alta e gli occhi grigi. Il suo viso era piccolo e paffuto, il naso era aquilino e le labbra sottili, mentre i suoi occhi erano vispi. Indossava dei pantaloni che fasciavano le sue cosce che, come il resto del corpo, erano robuste. Il suo volto era stanco, mentre il ragazzo albino, che si doveva chiamare Vaughan, aveva la mano stretta in quella della giovane e la trascinava.
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La presa al varco
FantasyHigh fantasy Primo volume della saga "Av eterne" Anno: Novembre 2016 Pianeta: Ny planet, Land av makt, terzo mondo di Av Eterne. Vaughan Dolh, ragazzo dal potere di fuoco e con un passato sofferto, incontra durante una tempesta Vilde Dalilah Bergh...