ᴄᴀᴍʙɪᴀ ᴜɴ ᴜᴏᴍᴏ

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Da quando Dante Balestra aveva avuto la brillante idea, forse anche l'unica buona idea avuta nella sua vita, di rimettere in sesto la piscina di Villa Balestra, Manuel passava gran parte della sua giornata in ammollo lì.

Passava le giornate con i ricci bagnati che faceva gocciolare puntualmente sulla pelle nivea di Simone, sempre ricoperta da protezione solare perché è importante la protezione Manu !

Perché a detta sua, Simone era bello quando rabbrividiva per il contatto freddo delle gocce d'acqua sulla sua pelle calda e soprattutto era bello quando metteva su quel broncio, che il più grande amava baciare e prendere a morsi.

Manuel passava interamente le sue giornate con una redbull ghiacciata tra le mani, anche se poi la notte la passava a lamentarsi con Simone che non riusciva a dormire e costringeva il più piccolo a restare sveglio con lui e di sottofondo c'era sempre un «te lo dico sempre di non bere troppe di quelle cose» mormorato con la voce impastata dal sonno, mentre lo stringe al suo petto cercando di cullare anche lui verso il mondo dei sogni.

Manuel, in quelle giornate afose passate in piscina, indossava sempre gli occhiali da sole per proteggere gli occhi dai raggi del sole che picchiavano prepotentemente sul suo volto che amava inclinare verso quella fonte di calore, beandosi di quella pace interiore che aveva riscoperto solo grazie alla compagnia del più piccolo.

Simone invece passava gran parte della giornata la sua giornata seduto sulla sdraio che allestiva il bordo piscina pulito da lui e Manuel qualche mese prima. Il cappellino sul capo per proteggersi dal sole che picchiava sul capo, la pelle nuda sempre coperta di protezione solare e la settimane enigmista tra le mani perché è importante tenere il cervello allenato Manu !

E avevano trovato così la loro pace, lontano da tutti, in quel posto che dal primo momento sanciva quell'unione del tutto strana, che ancora non sapevano spiegarsi l'uno con l'altro.

Perché non sapevano spiegarsi come erano finiti da «Simone chi?» a «Simo è er ragazzo mio, c'è qualche problema?» marcando il nomignolo usato ogni volta che qualcuno parlava con Simone o che osasse sfiorare il più piccolo.

Eppure vivevano quella tranquillità da mesi, con i letti attaccati per crearne uno dove potessero dormire attaccati, nonostante i gradi fuori aumentassero sempre di più con l'avvicinarsi dell'estate. Proprio per questo avevano obbligato i loro genitori a climatizzare la loro camera, giustificandosi che fosse piccola per due persone, mica avevano intenzione di dire che sudavano a stare appiccicati tutta la notte, avevano pur sempre una reputazione da mantenere loro due.. o almeno così disse Manuel a Simone, beccandosi non solo un pugno sul braccio, uno di quelli leggeri, ma anche un «no Manu, nessuno si accorge di quanto sei sottone, tranquillo» come risposta sussurrata al suo orecchio.

«Ah mo se dice che la stanza è piccola» aveva risposto Anita guardando il figlio con un sorrisetto malizioso sulle labbra, un sorriso di chi sapeva e di chi aveva capito già tutto.

«Che vordì, mà?» aveva risposto il figlio con uno sguardo inquisitorio e la mano che afferrò la gamba di Simone al di sotto del tavolo, agitato per quello che potesse venir fuori da un momento all'altro.

«Niente Manuè, me so capita da sola.. comunque ce pensiamo io e Dante, nun ve preoccupate voi due».

E pochi giorni dopo avevano ottenuto il climatizzatore in camera, che rendeva il loro covo d'amore fresco per tenersi stretti tutta la notte o per far l'amore, come succedeva quasi sempre.

Perché loro di stare separati, proprio non ne volevano sapere.

«Fosse l'ultima notte che abbiamo, sai
Io con tutte le altre la cambierei
Perché solo nel perdono cambia un uomo».

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