(1) Ti scrivo.

692 61 142
                                    

<<Perché dolore è più
dolor, se tace.>>


*Cinque anni dopo.*


È l'una di notte, sono nel balcone della mia nuova casa, e l'aria notturna mi avvolge mentre l'estate è agli sgoccioli. Soffia un vento leggero attorno a me, che mi fa sentire meno sola. Socchiudo gli occhi e mi lascio cullare dalla notte.

A volte, per quanto sbagliato sia, immagino che, al posto del vento, ci siano le mani di Dafne, e che queste ultime mi accarezzino il viso come lei amava sempre fare...
È un pensiero ridicolo, futile e infantile, ma cercarla in ogni cosa che mi circonda è l'unico modo che ho per sentirla vicina a me, anche se solo tramite la mia fantasia.

Sopra di me brilla una luna piena, che mi soffermo ad ammirare, con il fiato che quasi mi si mozza.
Una lacrima mi bagna la guancia senza che nemmeno me ne accorga: la luna mi ricorda e mi ricorderà per sempre lei.

Il più grande errore commesso fino ad adesso è stato quello di innamorarmi di una donna con il sole negli occhi, e la luna nell'anima.

Una seconda lacrima raggiunge quella precedente, e non provo nemmeno a fermarla, consapevole di dover pazientare ancora, affinché il dolore logorante che provo per la sua mancanza, sparisca per sempre. Inspiro ed espiro continuamente, cercando di calmarmi. La luna sembra mandarmi un segnale ben chiaro, ma che purtroppo non riesco a decifrare.

La voglia di appuntare sul mio diario ciò che provo mi fa formicolare la mano.
Un'abitudine che ho sin da quando sono uscita dal liceo è quella di scrivere tutti i miei pensieri su carta, peccato che sia esclusivamente pieno di Dafne. L'idea iniziale era quella di parlare di tutti i miei sentimenti, di ciò che mi rende felice o triste, non che diventasse un modo per sfogare l'amore mai approdato che, ahimè, non ho mai smesso di provare per quella donna.
Funziona?
No, ma almeno riesco a liberarmi temporaneamente delle mie emozioni, lasciandole su carta, dove so che potrò trovarle ogni volta che ne avrò bisogno.

In realtà, non scrivo da mesi, forse è già passato un anno, e ciò non perché non avessi pensieri da esternare, bensì perché, ogni volta che la penna sfiora quelle pagine lasciandovi sopra il suo inchiostro, un pezzo in più della mia anima vola altrove. La strana connessione che oggi sento con lei, però, mi riaccende il desiderio di scrivere.

Quando mi convinco di prendere il diario dal posto segreto in cui lo tengo, una voce maschile alle mie spalle mi fa trasalire.

<<Amore.>>

Il mio fidanzato, Ares, compare sulla soglia della porta. È a petto nudo, e il suo addome scolpito mi lascia senza fiato.

<<Stai bene?>>

<<Sì. Tu cosa ci fai sveglio?>>

<<Sentivo la mancanza del calore del tuo corpo, a letto. Hai pianto?>>

<<No, mi è solo entrato qualcosa nell'occhio. Tranquillo.>>

Gli accarezzo dolcemente il profilo della mascella scolpita, avvertendo sotto il tatto la barba che sta già ricrescendo.
Si abbassa su di me per abbracciarmi e il mio cuore si acquieta. Mi lascia dei baci roventi sulle spalle, e qui mi rendo conto di quanto freddo io stessi provando.

<<Ti vedo strana, che ti succede?>>

<<Niente, amore, ero pensierosa.>>

<<Vuoi parlarne?>>

<<Mhh, no...>>

Le mie labbra mordono all'istante le sue, affinché non mi faccia più domande, e la sua voglia di me si accende in poco tempo.

(Im)perfettamente noi. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora