(12) Tra il passato e il futuro.

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<<Ti amo come si amano certe cose oscure, segretamente, tra l'ombra e l'anima.>>



Il mattino è silenzioso, avvolto da una luce pallida che penetra attraverso le tende della mia camera da letto. Mi sveglio lentamente, ancora intontita dalla confusione che regna nella mia mente. È una sensazione alienante, come se una parte di me fosse stata strappata via, lasciandomi incompleta. Una settimana è passata da quando sono uscita dall’ospedale, eppure la nebbia che avvolge i ricordi dell’ultimo mese non si è diradata.
 
Mi siedo sul bordo del letto, cercando di mettere a fuoco i pensieri che si aggrovigliano nella mia mente. La frustrazione è un fardello pesante che mi porto dietro, un senso di vuoto che non riesco a colmare. È come se una parte essenziale di me fosse svanita, lasciandomi a brancolare nel buio, alla ricerca di risposte che non riesco a trovare.

Guardo il calendario sulla parete e vedo che mancano tre mesi al mio matrimonio.
Dicembre è alle porte, e con esso la mia nuova vita con Ares. Lo amo, o almeno credo di farlo. Eppure, qualcosa dentro di me vacilla, come una fiamma tremolante in balia del vento. Mi chino per accarezzare la mia gattina Vivienne, che mi guarda con i suoi occhi verdi penetranti. Lei sembra percepire il mio disagio e si avvicina ancora di più, strusciandosi contro la mia mano.

Vivienne si stiracchia pigramente, e io non posso fare a meno di sorridere. Lei è l’unico legame tangibile con la mia vita quotidiana, un conforto in un mare di incertezze. La prendo in braccio e la porto in cucina, dove le riempio la ciotola di croccantini. Mentre mangia, mi siedo al tavolo della cucina, la testa tra le mani. La confusione si mescola alla paura, alla sensazione che qualcosa di importante mi stia sfuggendo. Mi sforzo di ricordare, ma è come cercare di afferrare fumo con le mani.

Dopo aver sistemato Vivienne, mi dirigo verso la libreria nel soggiorno. Scorrere i libri è sempre stato un rituale che mi calma, mi ancora alla realtà. Le dita sfiorano le copertine, alcune familiari, altre meno. Non ho mai dato troppo peso a quello che scrivo, ma oggi qualcosa mi spinge a cercare tra le pagine. E poi lo vedo: un libro dalla copertina consumata, il dorso piegato dall’uso. Lo estraggo con cura, notando con sorpresa che non è un libro qualunque, ma il mio diario.

Lo apro lentamente, quasi con reverenza, e subito una cascata di ricordi mi inonda. Pagine e pagine scritte a mano, cariche di emozioni. Le parole che vi trovo sono una finestra aperta sul mio cuore, un cuore che ha amato profondamente.

Dafne.

Il suo nome ricorre più volte, ogni menzione accende un incendio di emozioni dentro di me.
Le mani tremano mentre scorro le parole, le frasi che narrano di un amore così intenso da far male. Mi ricordo di lei, di noi, e di quanto la sua presenza abbia segnato ogni fibra del mio essere. Ci sono descrizioni dettagliate dei momenti passati insieme, delle notti insonni passate a pensare a lei, del desiderio bruciante che mi consumava.

Mentre leggo, mi sembra di sentire il suo profumo, di vederla davanti a me, con quel sorriso enigmatico che mi ha sempre conquistata.
Ma ora? Cosa resta di tutto questo?

Sono così persa nei miei pensieri che quasi non sento il bussare alla porta. Sobbalzo, richiudendo di scatto il diario e alzandomi.

Chi potrebbe essere a quest’ora?

Apro la porta, e il mio cuore sembra fermarsi.

Dafne è lì, in piedi davanti a me, con gli occhi lucidi di lacrime. Senza dire una parola, mi avvolge in un abbraccio stretto, disperato.
Mi sento travolta da un’ondata di emozioni contrastanti.
La amo ancora? La odio per avermi lasciata? O è semplicemente il mio cuore che sta cercando di aggrapparsi a qualcosa di conosciuto, di sicuro?

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