(10) Vecchia storia.

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Questo capitolo sarà narrato dal punto di vista di Dafne, finalmente! Buona lettura. 💜
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<<Ch'ella che mi fa tremar
le vene e i polsi.>>

Tornata a casa, mentre il crepuscolo cedeva il passo alla notte, ho voluto assicurarmi che i miei bambini riposassero tranquilli nei loro letti, immersi nei loro sogni sereni. Solo dopo essermi accertata della loro pace, ho iniziato a preparare la casa per l'arrivo della mia amata Charlotte.

Il cuore, ancora colmo di un'irrefrenabile emozione, batteva con un vigore inusuale, le vene pulsavano di una vita nuova che sembrava alimentarsi del solo pensiero di lei al mio fianco. I suoi occhi, di un marrone profondo come la terra dopo la pioggia, erano impressi sulla mia pelle come un dolce ricordo, mentre il calore del suo abbraccio persisteva nel mio corpo, e il battito del suo cuore risuonava ancora contro il mio, come un'eco lontana.

Mi sono dedicata con cura alla preparazione della serata: ho riempito la vasca da bagno, dotata di un idromassaggio rigenerante, con acqua bollente, sapendo quanto lei amasse quel calore avvolgente. Intorno, ho disposto più di venti candele, le cui fiammelle tremolanti proiettavano ombre danzanti sulle pareti. Ho sciolto con cura del cioccolato al latte, in cui immergere delle fragole mature, e mi sono soffermata a scegliere una playlist che potesse piacerle, selezionando brani che raccontavano la nostra storia attraverso le note. Mi sentivo come un'adolescente al primo appuntamento, e il fatto che Charlotte riuscisse ancora a farmi provare queste emozioni mi strappava più di un sorriso, come se ogni volta che la pensavo il mio cuore tornasse a battere per la prima volta.

I minuti scorrevano lenti, quasi volessero prolungare quell'attesa carica di aspettative, fino a trasformarsi in ore. Per non apparire impaziente o troppo ansiosa, ho atteso ben tre ore prima di decidermi a chiamarla. Immersa nel calore del vapore e circondata dal bagliore soffuso delle candele, ho selezionato il suo nome nella rubrica, lasciando che il telefono squillasse a lungo, fino a quando una voce familiare ha risposto dall'altro lato.

<<Professoressa, o meglio Dafne, che c'è? Perché chiami Charlotte?>>

Non sono certa, ma credo di riconoscere la voce di Eda.

<<Eda?>>

<<Proprio io>>

<<Oh, ciao. Charlotte dov'è?»

<<Siamo in ospedale, lei ha avuto un grave incidente stradale>>

Le parole mi si sono conficcate nel petto come un pugnale, lasciandomi paralizzata sul bordo della vasca, incapace di proferire parola.

<<Sei ancora lì, Dafne?>>

<<Che ospedale è?>>

<<Dafne, non puoi venire, qui c'è anche Ares, il suo futuro marito.>>

<<Ti prego, dimmi che ospedale è.>>

<<Non devi venire.>>

<<Dimmelo e basta, Eda!>>

<<È il Polivalente.>>

<<Grazie!>>

Non appena ho chiuso la chiamata, ho asciugato con gesti bruschi le lacrime che sgorgavano dagli occhi, frutto di un terrore inarrestabile, e mi sono precipitata a prendere la borsa, uscita da casa come una furia. Il suono dei miei tacchi sulla pietra fredda risuonava come un tamburo, scandendo il ritmo del mio cuore, mosso stavolta da un'angoscia indescrivibile.

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