Capitolo 1 - Yasmine

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Tre settimane dopo.

«Sei sicura che non hai nulla di succoso da raccontarmi? Tipo come va tra te e Xander Stone?».

Ho perso il conto di quante volte questa domanda mi è stata posta nelle ultime settimane. Il mormorio di sconosciuti nei corridoi della Dixon High mi ha seguito come una zanzara fastidiosa. Sembra che tutti abbiano sentito quella frase che ha rivolto ad Amelia Winston nel tentativo di scrollarsela di dosso. Vani sono stati i miei chiarimenti in merito alla faccenda, anche una delle mie amiche più care, Dafne Simmons, continua a pressarmi. Pensa che io le stia mentendo, quando in realtà, con Xander, non ci parlavo prima e non ci ho parlato dopo.

Ho cercato di tenermi alla larga ogni qualvolta i nostri corpi si aggiravano nello stesso spazio. Se lo avvistavo in corridoio, io cercavo una scusa per allontanarmi. Se lui entrava in mensa, io ne uscivo alla velocità della luce. L'ho fatto per tre settimane, allo scopo di evitare questi pettegolezzi molesti, peccato che pare non stia funzionando. Lo dimostra anche Dafne, ostinandosi sull'argomento.

«No, Daf. Non hai capito. Non ho nulla da raccontare perché tra me e Stone non c'è niente. Gli ho parlato tre volte in un anno e ogni volta era per mandarlo a fanculo».

«Sì, ma ti hanno visto scendere dalla sua auto il primo giorno e...».

«Ti ho spiegato che avevo forato una ruota della bici e lui è stato gentile...», per la prima volta nella sua vita, «abbastanza da darmi un passaggio e lo sai che è la verità, visto che mi hai aiutata a recuperarla».

«Potevi scrivermi, e sarei venuta io a salvarti».

Alzo gli occhi al cielo perché sono stufa di questa storia, una semplice – e del tutto inattesa - cortesia sta diventando un affare di stato. Quella frase su di noi, quella bugia che tutti hanno dato per vera, ha acceso un faro e me lo ha puntato addosso, rendendomi la ragazza del momento. E ci sono due cose che non devono succedere mai al liceo. Essere visibili e avere dei nemici. Le frecciatine della cheerleader biondina, la tipa di Xander, non mi danno tregua. Quella mi odia e mi disprezza. Anche adesso, mentre io e Dafne stiamo percorrendo il viale di ingresso del Dixon, posso sentire le sue occhiate assassine perforarmi il cranio. Mi stringo la borsa con i libri sulla spalla per distogliere lo sguardo, intanto che maledico mentalmente, per l'ennesima volta, Xander.

Xander "maledetto" Stone.

«Quindi», mi incalza Daphne. «Perché, nel momento del bisogno, non hai chiamato me?»

«Ero in ritardo e tu avresti rischiato un richiamo».

«Dovresti imparare a fidarti delle persone e a chiedere aiuto quando ne hai bisogno».

Difficile. È un retaggio che mi porto dietro da diversi anni, con il risultato di essere sempre circondata da facce nuove. Con il lavoro di mio padre, mi trovo costretta a cambiare città e stato e non ho mai tempo sufficiente per creare legami che mi diano sicurezza.

«Daf, per favore, mettici una pietra sopra. Non voglio sentire più nominare questa storia».

Peccato che io non possa fare a meno, allo stesso modo, di sentire il nome di Xander, visto che lo stanno gridando in massa.

«Chi siamo noi?»

«I Bulldogs».

«E cosa faremo quest'anno?»

«Vinceremo il campionato statale».

«Grazie a chi?»

«A Xander! Xander, Xander, Xander!».

I cori accompagnano il suono della campanella, mentre l'euforia per la prima vittoria di venerdì sembra grondare dai muri, ancora dopo tre giorni. Vaughn Peterson intona le domande a cui tutti o quasi rispondono, come un meccanismo rodato.

Deal: PATTO D'AMOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora