Capitolo 11 - Yasmine

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Chiedere aiuto non mi piace. Soprattutto se lo chiedo a qualcuno che mal sopporto.

Eppure, c'è qualcosa nel modo di spiegare di Xander che mi fa capire meglio la matematica; forse perché non mi sento giudicata o forse perché, semplicemente, ha un metodo più congeniale alla mia discalculia. Quindi eccomi qui, nuovamente in riva al lago della città, seduta con lui in silenzio, sul solito tavolino da campeggio.

Ho ceduto e l'ho chiamato, ma solo perché la prossima settimana ho il test e non voglio sbagliare.

Con la scheda di esercizi davanti agli occhi, mi perdo nelle mie elucubrazioni. Non sono ispirate al problema che devo risolvere, ma al problema che ho a decifrare da qualche settimana: Xander.

Io gli ho chiesto di vederci, lui ha accettato. E questo è strano. Non ha fatto commenti scemi, non è stato ironico o saccente, ha risposto semplicemente: "Vediamoci al solito posto, alla solita ora".

Alzo lo sguardo dal foglio e incontro quello di Xander. Sembra risentito.

«Che c'è? Ho qualcosa sulla faccia?», replico senza alcuna soggezione.

«No», ribatte perentorio.

«Quindi perché mi fissi?».

Non risponde, viene salvato da una notifica del cellulare. Lo afferra subito visto che è chiaro che vuole sviare dalla conversazione, ma non sono buone notizie perché aggrotta la fronte e sbuffa.

Se lui è indecifrabile, io sono veramente deconcentrata.

«Cattive notizie?», chiedo.

«Cazzi miei».

«Perché sei così stronzo oggi? Hai scordato le buone maniere a casa o sono solo io che ti irrito?»

«È che non mi piace l'incoerenza».

«Sarei incoerente, io?»

«Sì, ora vuoi farti i cazzi miei, ma l'altro giorno, quando discutevi con Vincent, mi hai detto di starne fuori».

«Perché era una faccenda delicata».

«Però quando Vaughn è intervenuto non è che hai detto pure a lui di starne fuori...».

«Non l'ho fatto. Lui era con noi alla festa e tu no, e non potevo mettermi lì, davanti a tutta la scuola, a svelarti i segreti delle altre persone».

«Sì, vabbè. Come ti pare!».

Perché mi sembra che ci sia molto di più di quanto dice?

«Che cosa vuoi dire?»

«Niente».

Vabbè, ho capito oggi non è proprio giornata. Mi alzo dal tavolino da campeggio e comincio a raccogliere le mie cose.

«Cosa stai facendo? Non hai ancora terminato gli esercizi».

«Me ne vado. Io non sono concentrata, tu sei scazzato. Non concludiamo niente, e preferisco non perdere tempo».

Non ribatte, ma si alza anche lui e comincia a girare intorno, prendendo a calci tutti i rametti che cospargono il terreno.

Mi fermo a osservarlo e a chiedermi se devo andare fino in fondo oppure fregarmene e mandarlo a fanculo. E purtroppo vince la prima. Maledetta empatia, dovrei fare una selezione e riservarla ai soggetti che la meritano.

«Io non so cosa sta succedendo e non voglio nemmeno saperlo, ma fai pace con il cervello, Xander. Non tutte siamo pronte a comprenderti e a coccolarti».

«Mi sento tagliato fuori».

«Ma di cosa stai parlando?»

«Di te, di Vaughn, di tutto».

Deal: PATTO D'AMOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora