Capitolo IV
Londra, 25-09-14
Non so se dover collegare il mal di cuore che mi perseguita alla presenza di Jamie, se non lo faccio allora ho bisogno di fare dei controlli medici ma se lo faccio beh non sono pronta a ricevere un rifiuto, ho deciso che fin che non avrò qualche risultat0 ignorerò questo sentimento.
Ram richiuse il diario e lo posò a terra, fissò per qualche secondo la porta che era davanti a lei, poi si stese sul letto e chiuse gli occhi.
Sentiva un fastidioso vuoto allo stomaco, come se stesse sulle montagne russe, come se stesse per cadere e all'improvviso un tonfo.
Aprì gli occhi, le vennero i brividi e tutto il suo corpo ricevette una scossa, pensava di cadere ma in realtà stava sognando; i tonfi ancora persistevano, si guardò intorno e riconobbe un sottile fascio di luce fuoriuscire dalla soglia della porta comunicante, era da lì che provenivano i tonfi.
Ram si alzò titubante e con la mano che le tramava girò la maniglia della porta e l'aprì, davanti a lei c'era Jamie in procinto di bussare.
"Cosa vuoi?" disse lei in tono irritato.
"Ti va di uscire?" rispose Jamie senza nemmeno guardarla in faccia.
Prima Ram sbadigliò, poi si voltò per vedere l'orario e strabuzzò gli occhi.
"Ma sei matto? Sono le tre, scusa ma il letto mi chiama." E così tornò indietro e con un solo movimento si gettò sul letto.
Ram ormai con il viso sul cuscino, sentì Jamie mormorare ragazzina.
Jamie se ne stava per andare ed in quel momento si alzò dal letto, aprì l'armadio, prese un paio di jeans grigi consumati sul ginocchio, per via delle volte che a casa di Queen faceva una scivolata facendo finta di suonare la chitarra mentre ascoltavano la musica, una canottiera nera con un'enorme foglia di marijuana stampata sul petto e le Vans Sk8-Hi Platform infine prese lo zainetto che aveva usato durante la giornata, ne tirò fuori una sacchettina arancione di plastica lucida e un pacchetto ci camel blu stropicciato. Superò Jamie che si trovava davanti alla porta e sbuffando mormorò anche coglione. Continuava ad ignorare quella strana sensazione allo stomaco, si muoveva con passi felpati, di certo non voleva far sapere a Phil e alla madre che in piena notte stavano uscendo per andare chissà dove e se l'avessero scoperto era sicura che Phil non si sarebbe arrabbiato con Jamie e avrebbe dato tutta la colpa a lei, ha sempre pensato che Ram fosse una ragazza irresponsabile e troppo ribelle per accontentarsi delle cose semplici, quello però era vero, pensò, a lei piaceva sempre strafare, non le bastavano le emozioni che provavano tutti e che ognuno condivideva, per esempio la felicità, la paura o l'amore. Lei voleva il puropiacere, il terrore e la passione, il concetto di Phil era lo stesso ma Ram preferiva definire i suoi atteggiamenti nei confronti della vita solo diversi, non voleva avere niente in comune con le persone comuni. I suoi pensieri furono interrotti quando sentì un forte rumore sulle scale, si girò, e vide uno skate camminare lungo il pavimento, dopo poco Jamie scese dalle scale, interpretò lo sguardo di Ram come interrogativo e disse
"Non conosco bene la casa e non vedo niente."
Ram alzò gli occhi al cielo e si diresse verso la porta pronta ad uscire, sentì Jamie raccogliere lo skate e l'aprì.***
"Perché sei voluto uscire?" chiese Ram inspirando il fumo dal naso.
Prima di rispondere, Jamie respirò l'odore di marijuana, poi rispose
"Ero stanco di restare in quella camera."
Ram lo guardò e gli passò la canna.
"Ma non potevi evitare di svegliarmi?"
"Mi farò perdonare" Anche lui inspirò.
Passarono una decina di minuti e poi Jamie parlò.
"Ram."
"Mmmh" mormorò lei.
"Chi sei?" disse Jamie,
Ram lo guardò, lei con uno sguardo interrogativo e lui neanche la guardava, era occupato a far girare con un dito una delle rotelle dello skate che si trovava sulle sue gambe."Sono Ram...sei stupido?"
A quella risposta Jamie fece uno sghembo.
"E chi è Ram?" replicò lui.
"Ram sono io...non c'è nessuno come me." Si portò le ginocchia al petto e poggio il mento su queste.
"Non sei contenta?" disse lui notando il calo di umore di Ram.
"Beh sì, è uno dei miei obbiettivi principali ma -esitò- a volte mi spaventa."
"Perché?"
"Ho paura di restare sola, non mi fraintendere, odio la maggior parte della persone ma ho paura di non trovare mai nessuno con cui finire la mia vita."
Jamie sbuffò "Pensavo fossi meno prevedibile -si alzò dal prato e porse una mano verso Ram- non è questo il momento di avere paura, devi correre dei rischi e poi potrai prendere coscienza delle tue paure Ram."
Dopo averla aiutata ad alzarsi si diresse verso l'uscita del parco, Ram rimase in piedi a fissarlo andarsene.
"E tu chi sei?" quasi urlò.
"Un migliaio di difetti e una vita che non è come vorrei. Ecco chi sono." Rispose lui senza girarsi.
***
Jamie richiuse la porta alle sue spalle.
Dopo quella conversazione con Ram, erano usciti insieme dal parco ma non appena incontrò l'asfalto liscio della strada si mise sotto i piedi lo skate e lasciò Ram tornare a casa da sola. Jamie girò un po' per le vie principali che portavano verso la scuola, fin a quel momento conosceva solo quel tragitto, prima abitava a Bristol ed adesso si ritrovava a Londra, per lui era tutto così uguale, tutto storto e all'apparenza normale (cit. LowLow), si era fermato da un Pakistano a comprarsi una birra e dopo averla bevuta tornò a casa.
Entrò in camera, lasciò delicatamente lo skate a terrà, si tolse la maglietta bianca la quale puzzava di sudore e di fumo, si tolse le vans ed i i jeans neri, gettò il tutto sulla sedia posta davanti alla scrivania, invece di stendersi sul letto, esausto, si diresse verso la porta comunicante, girò con attenzione la maniglia e l'aprì quanto bastava per vedere Ram dormire.
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Il diario di Ram || Jamie Campbell Bower
FanficLei ha diciassette anni, ha voglia di ubriacarsi, fumare e divertirsi. Lui non ci pensa, scappa, corre, urla e quando non ha più aria nei polmoni si ferma, prende aria e riparte da lì. Ma qualcuno deve fermarlo e mostrargli la vita che c'è intorno. ...