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A N A L Y
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Stavo osservando l'allenamento della Raimon dal ponte. Il fatto che quella fosse una squadretta da due soldi era piuttosto evidente. Non erano affatto forti, anche se di potenziale ne avevano. Avevano senza dubbio un ampio margine di miglioramento, se si impegnassero un po' di più arriverebbero lontano. Mentre mi avvicinavo al campo, un ragazzo alto coi capelli rosa prese possesso della palla e avanzò con una serie di falli e giocate violente per poi tirare, beccando la traversa. Dopo il mancato gol si accasciò a terra, stanco e scoraggiato. Mark e un altro ragazzo si avvicinarono a lui: «Si può sapere che ti succede Kevin?» chiese il primo
«Niente, non ci riesco, non ci riesco!» urlò lui disperato in risposta
«Kevin, scusa se te lo dico, ma stai giocando un po' troppo duro» affermò il secondo
«Gioco come si deve!» inveì lui. A quel punto camminai verso il campo e mi fermai davanti a lui: «No, non è vero, non stai giocando come si deve» esordii
«Che intendi dire?» chiese lui scorbutico
«Ciò che ho detto, non stai giocando come si deve. Qui tutti hanno capito che stai provando ad imitare Axel, ma non ci riuscirai. Se ti sforzi potrai diventare al massimo la sua brutta copia.» continuai dura
«Mi stai insultando?!» chiese lui iniziando a scaldarsi
«Quello che intendevo dire è che non arriverai da nessuna parte imitando mio fratello. Tu e lui siete diversi sotto ogni punto di vista. Avete capacità diverse. Se vuoi avanzare nel mondo del calcio devi sfruttare le tue capacità e creare un tuo stile di gioco, non imitare quello degli altri! - risposi decisa, addolcendo un po' il tono di voce - mi scuso se vi ho approcciati così, ma mi piacerebbe molto aiutarvi a diventare una buona squadra, spero accetterai il mio aiuto, Mark» dichiarai poi rivolta alla squadra e in particolar modo al capitano.
«Vuoi aiutarci a diventare una buona squadra?» ripeté lui confuso
«Esatto, avete del potenziale e sarebbe un peccato sprecarlo» spiegai io sorridente.
«Sì, ma in che modo tu potresti aiutarci?» chiese disprezzante un ragazzo dai capelli castani
«Senza offesa, ma ho una conoscenza del mondo del calcio molto più ampia della vostra, oltre a paio di conoscenze utili. Non credete che questo giocherebbe a vostro favore?» provai a convincerli
«Beh, per me va bene!» rispose Mark
«CHE COSA?!» urlò la squadra in risposta
«Non c'è motivo di rifiutare un aiuto» affermò lui con il suo tipico sorriso.
"Parte uno del piano terminata con successo" pensai tra me e me.

«Bene allora, quale sarà il prossimo avversario?» chiesi a Silvia mentre la squadra riprendeva l'allenamento
«Giocheranno contro la squadra dell'Istituto Occult» rispose Silvia
«Oh, dunque avranno del filo da torcere»
«Che intendi dire?» chiese Silvia in risposta
«Eh? Vuoi dirmi che non avete mai sentito nulla su quella squadra?» chiesi incredula.
Poi Silvia radunò tutti i ragazzi davanti a noi, in modo che io potessi informarli su quello che sapevo.
«Allora, iniziando dalle dicerie senza fondamenta, chiunque giochi contro la Occult, dopo tre giorni dall'incontro si prende una febbre altissima - iniziai venendo subito interrotta dai ragazzi - quando la Occult è sul punto di perdere una partita si alza un vento fortissimo, e così il match viene sospeso. Quando un avversario sta per segnare, i suoi piedi si bloccano e non riesce più a muoverli. Ad ogni modo , questi sono pettegolezzi, arrivando al dunque, la Occult è indubbiamente una squadra molto forte, ma io sono convinta che il loro gioco si basi un qualche trucco psicologico.» finii di parlare, ma a quanto pare nessuno aveva ascoltato l'ultima parte del mio discorso dato che stavano (di nuovo) parlando di Axel come se fosse il salvatore dell'Universo.

Arrivai al negozietto e sebbene con una buona dose di indecisione entrai.
«Buongiorno!» esclamò la cassiera, rimanendo poi sorpresa nel vedere chi fossi.
«Buongiorno» risposi
Iniziai ad aggirarmi tra gli scaffali, senza avere la minima idea di cosa comprare: dopotutto ero lì per un altro motivo. Alla fine scelsi un gloss e un paio di articoli skincare, poi mi diressi in cassa per pagare.
«Sono 23.49» comunicò lei
Le porsi una banconota da 50, ma non mollai la presa nemmeno quando lei l'aveva afferrata.
«Jennyfer Sharp, giusto?» chiesi sorridente
Lei mi guardò sospettosa, per poi rispondere: «In carne ed ossa»
«Ho una richiesta da farti.» dichiarai mollando la banconota
«Immaginavo - rispose lei - hai una moneta da due e una da uno?» chiese
«Certo» risposi frugando nel portafoglio
«Sai, vorrei davvero chiederti di cosa si tratta in questo momento, ma come vedi sto lavorando. Stacco tra mezz'ora, puoi aspettarmi o possiamo sentirci e fare per un altro giorno.» affermò lei prendendo le monete.
«Scelgo la prima opzione, ti aspetto nel bar qui di fronte» risposi un po' sorpresa dal fatto che avesse realmente accettato di ascoltare ciò che avevo da dirle.
«Bene, allora a dopo» terminò la conversazione porgendomi scontrino e resto.


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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 25 ⏰

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