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Cellulare, portafogli, fazzoletti, chiavi della stanza, rossetto, specchietto da borsa.

Credo di aver preso tutto.

*Stiamo parlando di una pochette, non della valigia di Mary Poppins. Bisogna metterci dentro il minimo indispensabile*

Non ho dimenticato l'ansia, lei mi fa sempre compagnia, è un folletto che se ne sta seduto comodo comodo sulla mia spalla per tutto il giorno.

Un'ultima occhiata allo specchio per vedere se l'acconciatura riesce ancora a star su. Okay, ci siamo.

*Appena torniamo a Milano devo ricordarmi di chiamare Giorgio (Armani, ndr) per ringraziarlo ancora della meraviglia che ho indosso stasera. Se non fosse per lui, farei sempre la figura della pezzente*

I tacchi 12 mi suggeriscono di prendere l'ascensore, piuttosto che le scale. Appena le porte scorrevoli si aprono, trovo Lorenzo in abito scuro e t-shirt grigia, semplice e pulito, uno stile che rispecchia molto la sua personalità. Armato di quel sorriso e quei due occhioni azzurri e profondi come il mare è bellissimo. Mi fiondo tra le sue braccia e ho paura che il trucco cominci già a cedere.

«Non piangere adesso, ti scongiuro, contieniti. Al mio fianco voglio una madrina, mica un panda!»

Lui calma me quando avremmo dovuto fare al contrario.

«Oh ma fatti vedere, - mi prende per mano e mi fa voltare su me stessa - quanto sei bona? E copriti, che sono geloso»

Siamo tra i primi ad arrivare al Teatro Ariston ed io mi sento sollevata, avrò più tempo per stare assieme a lui dietro le quinte. Cerco di caricarlo e di infondergli sicurezza ma in cuor mio so già che stasera farà un figurone, come sempre d'altronde.

L'ora X si avvicina e Federico mi incita a seguirlo per prendere posto in platea. Con una mano sono ancorata al suo braccio mentre con l'altra mantengo l'orlo del vestito, onde evitare possibili figuracce.

«Carolina, Carolina, aspetta!»

Riconosco la voce di Gianluca ancor prima che mi si presenti davanti, tutto affannato per aver corso.

«Ehi, calma, sono qui! Che c'è?»

«Volevo dirti che mi dispiace davvero tanto per quello che è successo stamattina, è stato decisamente imbarazzante. Piero e Ignazio hanno calcato un po' la mano ma abbiamo chiarito subito e ci siamo chiesti scusa a vicenda»

«L'importante è che abbiate risolto. Son cose che capitano, tranquillo»

Nel frattempo Federico ascolta annoiato la conversazione, lo sento perfino sbuffare alle mie spalle.

«Sì sì, tutto molto bello, va bene. Adesso però dobbiamo andare che si è fatto tardi, eh. Ciao!» All'improvviso mi afferra per un fianco e quasi mi spinge verso l'ingresso del nostro settore mentre l'abruzzese rimane basito, con gli occhi spalancati.

«Gian, in bocca al lupo!» riesco ad urlargli prima che chiudano le porte.

Sono sincera, i cantanti per i quali provavo almeno un minimo di interesse si sono esibiti tutti ieri sera, a maggior ragione la mia attenzione sarà tutta rivolta al mio figlioccio.

Controllo sull'iPhone la scaletta che ho fotografato prima nel backstage.

«Oh guarda, i ragazzi de Il Volo sono quinti, Irene Grandi sesta e settimo Lorenzo, dopodiché potrei anche addormentarmi» sussurro a Federico ridendo, e in cambio ricevo uno sguardo infuocato senza risposte di alcun tipo.

*È arrabbiato con me? Che ho fatto?*

La serata scorre in maniera piacevole, tra campioni in gara ed ospiti che si alternano via via sul palcoscenico.

«Di Boccia - Esposito, "Grande Amore". Dirige l'orchestra Carolina Bubbico, canta IL VOLO!» annuncia Emma e il trio comincia.

Quando ho voglia di ascoltare qualcosa con attenzione, rendendo partecipi non solo le orecchie ma anche testa, cuore e stomaco, di rimando chiudo gli occhi.

Timbri caldi e voci potenti. Nonostante le numerose sfumature che son capaci di utilizzare, non stonano, non sbagliano di una virgola. Percepisco le emozioni in ogni strofa che intonano e quando cantano all'unisono arrivano i brividi.

Il brano finisce e Gianluca è in lacrime, si copre il viso con le mani.

Mentre Ignazio e Piero ringraziano il pubblico per gli applausi scroscianti, lui si getta al collo di Carlo.

«È il suo compleanno, compie vent'anni! Ora possiamo dirlo: AUGURI!»

A mezzanotte inoltrata le telecamere si spengono e la diretta volge al termine. Da classifica di gradimento, sia i ragazzi che Lorenzo sono tra i primi sette e quindi automaticamente salvi.

Mi sollevo dalla poltrona, recupero la pochette e sempre mantenendo l'orlo del mio abito, mi precipito nel backstage cercando di non cadere e lasciando dietro Federico con un'espressione sbalordita.

«Come diamine t'è saltato in testa di non dirmi niente?»

Richiamo l'attenzione di Ginoble, che è circondato da almeno una dozzina di persone, tirandogli il colletto della giacca in pelle. Appena si divincola dal gruppo, lo avvolgo con un braccio sulle spalle e l'altro in vita stringendolo con affetto.

«Anche se con leggero ritardo, buon compleanno!» e gli premo un bacio sulla guancia.

Quando ci allontaniamo, siamo entrambi arrossiti per l'imbarazzo.

«Senti... tra poco taglio la torta e mi farebbe piacere se ci fossi anche tu»

Non te ne andare.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora