3. Il segreto della mia migliore amica

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Reverie's
POV

Oggi la scuola era chiusa per sciopero, quindi ne approfittai per fare un salto in libreria.
Un salto di un paio d'ore, insomma.

Tra le mani reggevo una torre di esattamente dieci libri, tra cui ovviamente avrei dovuto sceglierne due o tre, alla fine.
E in tutto questo era già passata un ora e mezza.

Mi avvicinai a un banco dove poter poggiare i libri per iniziare la mia accurata selezione, quando...

«Oh, porco Crono.» andai a sbattere contro una persona e tutti i dieci libri caddero a terra, provocando un tonfo assordante.

Iniziai a recuperare i romanzi, imbarazzata come non mai, pronta a chiedere scusa ottantamila volte alla persona di fronte a me.

«Porco Crono...cos'è un nuovo modo di imprecare?» ascoltando quella voce, mi pentii anche solo di aver pensato di chiedergli scusa.

Ah sì, quella era una parolaccia che avevo inventato io dopo aver letto un libro. Game of Gods, per la precisione.
E si, Crono era veramente un porco, per non dire di peggio.

«Lascia stare» sibilai infastidita, rialzandomi e girando i tacchi nella direzione opposta, senza degnarlo neanche di uno sguardo.

Lui mi afferrò per un braccio, lo stesso della sera prima, e mi voltò.

Fortunatamente c'erano i miei amati libri a dividerci.

«Non mi chiedi scusa per essermi venuta addosso?» chiese, prendendo i miei libri e posandoli sul banco dietro di lui, senza il mio permesso.

Oh, ma è serio!?

«Sei tu l'unico a dover chiedere scusa a qualcuno!» gridai arrabbiata.

L'unica persona presente in libreria si giró verso di noi, guardandoci male.

Che si fotta.

«Prima di tutto, abbassa la voce. Secondo, mi dispiace tanto se mi sono arrabbiato dopo che di punto in bianco sei venuta a dirmi che mio fratello era morto e che è accusato di un omicidio che non ha commesso. E non può neanche difendersi!» parlò avvicinandosi al mio orecchio, per evitare che qualcuno ci sentisse.

Beh su questo non aveva tutti i torti.

Ma le parole che mi aveva riservato non erano proprio necessarie.

«Devi dirmi qualcos'altro, Nguyen? O posso andare a farmi i cazzi miei?» di solito non ero così volgare, ma quando ero irritata non ne potevo fare a meno.
Non ero proprio la definizione di ragazza modello.

Lui sorrise.

Mi era venuto addosso, aveva fatto cadere le cose a cui tenevo di più per terra, poi me le aveva tolte di mano e tutto ciò che riusciva a fare era...sorridere, cazzo.

Cacciai un urlo spazientita e una signora mi intimò di fare silenzio.

Che si fotta pure lei.

«Voglio aiutarti» rivelò dopo qualche secondo.

Ma era bipolare questo ragazzo?

A game for liars Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora