Capitolo 24. Voci

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Torniamo a casa così stanchi e provati che persino zia Silvana e Martina non hanno la forza di parlare. Sarà perché mio padre ha l'espressione più tesa del mondo e il solo rischio di innervosirlo fa stare tutti buoni.

Mia madre è l'unica che mi fissa in continuazione da quando abbiamo messo piede in cucina. Forse vuole dirmi qualcosa o parlare di quanto è successo nei bagni di Palazzo Lucrezia, oppure è semplicemente preoccupata visto che ho quasi rischiato la vita due volte in meno di ventiquattro ore.

Fatto sta che sento i suoi occhi scuri su di me anche mentre le do le spalle per prendere un po' d'acqua dal frigorifero. Ne porgo un bicchiere a Lorenzo ed entrambi ci lasciamo trasportare da una comunicazione silenziosa apparentemente significativa, ma che, in realtà, pagherei un soldo per sapere cosa gli passa per la testa. Siamo stati vittime di fin troppe emozioni per una sola notte e dopo che le nostre mani si sono incrociate durante il viaggio di ritorno in macchina, non so se sentirmi più vicino a lui o imbarazzato.

«Andiamo a letto?», mi chiede.

«Sì...».

«Domani mattina però facciamo i conti», interviene mia madre, finalmente esplicando le sue intenzioni.

Neanche le rispondo, mi limito a bere un altro bicchiere d'acqua e a riposare la bottiglia in frigorifero.

Allora vengo sorpreso da mia sorella Antonella proprio davanti alla portafinestra della cucina, con le braccia incrociate. Ha un che di minaccioso e so per certo che sparerà una delle sue battute taglienti.

«Ah, comunque, grazie per avermi chiesto come sto! Immagino che l'importante sia che abbia fatto gli occhioni dolci e ballato, giusto?».

«Antonella...», la riprende papà con tono stanco. «Mi dispiace...».

«Sì, ti dispiace», ripete con ironia. «Infatti sei stato a parlare con il tuo futuro cognato per tutto il tempo. Buonanotte!».

E alla fine si rivolge direttamente a me, scaricandomi tutto il suo odio. Mi incolpa di tutto e ha ragione, penserà persino che le ho rubato la scena dopo quanto successo stasera. Mi sarei dovuto preoccupare per lei, invece di restare in disparte tutto il tempo con Lorenzo.

Quest'ultimo mi afferra un braccio e con gli occhi mi fa segno di seguirlo e andare di sopra. Non mi rimangono molte opzioni, così mi limito a obbedire, specialmente per evitare di innescare una qualsivoglia discussione con i miei genitori. Al contrario, vorrei chiarire con Antonella, farle capire che sono dalla sua parte, che ci sono, come lei c'è stata per me quando ho dovuto affrontare la mia Cerimonia dell'Ascolto. Invece, da quella notte in quel casolare di campagna, tutto è cambiato e ci siamo sempre più allontanati. Da un lato perché mi sono sempre più avvicinato a Lorenzo, dall'altro perché è arrivata subito quella proposta di matrimonio a mettere un po' di inferno in casa.

Passo di fronte alla porta della camera di Antonella, ma Lorenzo non mi aspetta. Si gira per un momento e poi mi fa cenno con il capo di proseguire nel mio intento. Lui ha già capito cosa voglio fare, così mi prendo di coraggio e busso alla porta. Subito dopo, sento una canzone di Pink partire a tutto volume.

Non mi arrendo, abbasso la maniglia della porta ed entro senza il suo permesso.

Antonella è seduta sulla sua scrivania che ha trasformato in un piccolo boudoir. La superficie di legno rosa è ricoperta da scatole e piramidi di trucchi, matite buttate qua e là, ombretti, pennelli e piccole cianfrusaglie come pupazzetti e portachiavi colorati, di quelli che trovi dentro gli ovetti di cioccolato.

Lei mi dà le spalle, mentre si strucca davanti al piccolo specchio posizionato sopra due scatole di scarpe per essere alla sua stessa altezza viso. I suoi occhi marroni puntano immediatamente su di me e son sicuro che se fossero dotati di laser mi incenerirebbero all'istante.

1 - Il Serpente e la Fenice (Parte Due)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora