«Ciao Beatrice», saluta mia madre che nel frattempo si è asciugata gli occhioni rossi. «Tutto bene. Tu... cosa ci fai qui?».
Zia Beatrice continua ad ancheggiare passandomi accanto e dirigendosi direttamente verso il nostro frigorifero.
«Sono venuta a portare la mia torta di compleanno per domani sera. Ha bisogno di stare al fresco. Tieni qua». Con forza mi sbatte il suo bastone contro il petto, in modo da liberarsi una mano. «Mm... cosa abbiamo qui? Non c'è spazio!». Rimedia subito buttando due confezioni di formaggio per terra, quindi infila il cartone contenente la sua torta nello stesso ripiano. «Ecco fatto, così va meglio! Oh, dite a Teresina di ripulire qui. Ma che avete, è morto qualcuno?».
«Niente», sentenzia mio padre facendo leva su tutto il suo autocontrollo.
«D'accordo», biascica lei per nulla convinta, poi si rivolge direttamente a mia madre. «Comunque, per domani sera, ho invitato delle mie amiche. Quindi, cara sorella, mi aspetto una delle tue ricette con pollo e... fai tu, non mi intendo di queste cose. Dobbiamo fare bella figura!».
Se ne va verso le scale del piano di sopra, continuando a far sbattere rumorosamente quel suo maledetto bastone.
«Ah, ora vado a farmi un bel bagno rigenerante con acqua fredda! Questo caldo mi distrugge, non vedo l'ora di tornare in Piemonte e prendermi un po' d'aria fresca».
Tutti la osserviamo andare via con lo sguardo fisso sulle scale anche quando la sua figura scompare alla nostra vista. Solo quando la sentiamo chiudersi nel suo bagno privato che tiriamo un sospiro di sollievo. A quel punto, mamma si strofina le mani sul grembiule e si dirige verso i banconi della cucina.
«Che stai facendo?», chiede mio padre.
«Hai sentito mia sorella, no? Vuole che gli prepari la cena per domani».
Allora papà si avvicina con passo furioso e si intromette tra lei e la dispensa.
«Non abbiamo ancora finito!».
Allora mamma solleva le mani in alto per poi chiuderle a mo' di supplica.
«Ti prego», dice a bassa voce puntando gli occhi verso il soffitto. «Per ora non posso. Quando Beatrice se ne andrà ti dirò tutto, ma non adesso... Non voglio discutere di questa faccenda con lei in casa».
Osservo i miei genitori fissarsi intensamente. Credo che mia madre sia rimasta con le mani giunte per almeno dieci secondi, poi papà ha deciso di distogliere lo sguardo e rivolgerlo verso di me.
«Vieni», mi ordina superandomi accanto con passo celere.
«Dove?», domando spaesato.
«Vieni!».
Non ammette repliche e mamma sembra più confusa di me. Papà non mi aspetta e non si volta, così sono costretto a raggiungerlo su per le scale che conducono alla zona notte della casa. Sono davvero spaventato da questa sua reazione, perché mi aspetterei di tutto da lui tranne questa irruenza. Finiamo nel corridoio dove ci sono le nostre stanze e mi ritrovo Lorenzo in piedi con i suoi occhi nocciola che cercano di interrogarmi ed estrapolarmi qualsiasi informazione dalla testa, ma non ho idea di ciò che sta succedendo.
Mio padre cammina dritto verso il bagno mio e di Antonella, per poi superarlo, girare nella parte interna degli appartamenti e prendere la tromba delle scale. Ho capito. E inizio a provare un mix di ansia ed eccitazione.
Questo è il lato del palazzo che non usiamo mai. Queste scale collegano sia la parte inferiore della casa dove vivono nonna Rosalba e zia Teresina sia la parte superiore. Sono poco illuminate, se non per le vetrate che danno sul cortile interno, e non vengono quasi mai usate. Infatti, l'odore di muffa e la polvere governano sovrane sopra le pareti bianche e ingiallite dal tempo.
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1 - Il Serpente e la Fenice (Parte Due)
FantasySECONDA PARTE DEL Primo volume della saga dello Spezzavoce. Marco Pitrelli sa bene che la magia è un dono, non un diritto, e che come tale deve essere presa. Tuttavia, la comunità magica è abbastanza selettiva e vivere in una famiglia in cui la magi...