21. Ospedale

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"Oh noquante lacrime hai nel corpo

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"Oh no
quante lacrime hai nel corpo.
Quante scuse che usi, lo so
Ci son cose che non hanno fine
ancora fingi, perché?"

"Buongiorno ragazzi." Il professor Aizawa fece il suo ingresso in aula.
Aveva un'aria abbastanza cupa, ero leggermente preoccupata per quello che avrebbe potuto dire.
"Ho gli esiti degli esami."
Il silenzio calò nella classe.
Nessuno si muoveva, nemmeno volava una mosca.
"Gli esami scritti...." C'era qualcuno che si mangiava le unghie, altri che si mettevano le mani nei capelli oppure che incrociavano le dita.
"Li avete passati tutti!" Esclamò.
Tutti iniziarono ad esultare e a festeggiare, tranne ovviamente i più composti.
"Però..." In un solo secondo tornarono tutti seduti al posto, con gli sguardi seri e viola dall'ansia.
"Come ben sapete, Sato, Kirishima, Denki, Ashido e Sero, voi non avete passato l'esame pratico..."
"Quindi non verremo al ritiro dei boschi..." Mina concluse la frase, abbassando tristemente la testa.
"Verrete comunque, però farete delle esercitazioni aggiuntive con me!" Festeggiarono così anche loro.

Appena terminò la lezione il professore ci consegnò una lista con tutto ciò che avevamo da portare.
Ero seduta al mio banco a leggerla, quando una mano calda si posò sulla mia mano.
"Akemi." Era Shoto.
"Oh sì, dimmi." Gli sorrisi dolcemente, incitandolo a parlare.
"Beh ti volevo chiedere se domani ti andasse di venire con me a trovare mia mamma... Te ne avevo parlato durante il tirocinio, ci tengo che tu venga. Magari grazie a lei possono tornarti in mente dei ricordi..." Era così tenero quando si imbarazzava.
Mi faceva davvero piacere che mi pensasse in momenti così intimi che riguardavano il suo passato cupo, e mi faceva ancora più piacere il fatto che volesse che io mi ricordassi qualcosa, qualcosa che riguardasse anche lui.
"Certamente, Sho!" Gli sorrisi maggiormente, legandolo in un abbraccio.
Inizialmente fu abbastanza disorientato, ma poi mi ricambiò quel gesto d'affetto, allacciando le sue braccia attorno alla mia vita e stringendomi leggermente, facendomi ridacchiare.

Mi spostai, recandomi da un gruppo di miei compagni che si era ammassato vicino alla porta d'ingresso.
"Di che parlate?" Domandai andando vicino a Midoriya.
"Oh, stavamo organizzando un'uscita per domani al centro commerciale. Sarebbe bello andarci tutti assieme per comprare ciò che ci manca per la gita!" Mi spiegò Mina elettrizzata.
"Vi farò sapere domani, ho già un impegno, ma magari riesco a trovare del tempo!" Le sorrisi dolcemente.
"Va bene, stai tranquilla, tanto domani abbiamo la giornata libera. L'incontro è alle 16 alla piazza del centro commerciale." Annuì, tornando poi dal bicolore con cui sarei andata a mensa.

"Quindi, hai sentito quello che organizzavano gli altri?" Gli chiesi.
Mi negò semplicemente con la testa, così gli spiegai dell'uscita.
"Vedi, mi domandavo se saresti voluto andarci dopo essere andati da tua madre. L'incontro è alle 16, a che ora avevi in mente di andare in ospedale?" Vidi che la sua fronte si corrugò, come se si stesse riorganizzando mentalmente.
"Per le 11 di mattina, stavamo a pranzo con mia madre e se poi ti va stavamo un po' a casa mia... Però  poi possiamo raggiungerli." Mi sorrise innocentemente, era un'anima così dolce.
"Va benissimo!"

Il giorno seguente ero già pronta alle 10:00 di mattina.
Katsuki mi aveva consigliato come vestirmi, siccome volevo fare buona impressione su Rei.
Ecco, mio fratello a dire il vero non era proprio ok sul fatto che rimanessi sola con Shoto a casa sua, siccome gli comunicai che non c'era nessuno oltre a noi.
Gli dissi di star tranquillo, che avremmo avuto altre occasioni per fare qualsiasi cosa, proprio per dargli fastidio, ma lui sbuffò semplicemente.

Quell'ora passò velocemente, e mi arrivò finalmente un messaggio dal bicolore che mi comunicava il suo arrivo.
"Buongiorno!" Lo abbracciai dolcemente, e lui mi strinse a se, lasciando che la sua testa ricadesse nell'incavo del mio collo, facendomi rabbrividire leggermente.
"Sono così felice che tu venga con me... È da 6 anni che non la vedo..." sussurrò leggermente triste, mente io lo coccolai.

Il tragitto fino all'edificio non durò molto, o almeno lui non me lo fece pesare.
Raggiungemmo la camera di sua madre, aveva detto di nascondermi per farle una sorpresa.
Aprì leggermente la porta, sua madre era voltata verso la finestra.
Dei lunghi capelli bianchi le ricadevano lungo le spalle. Il corpo era esile, quasi afflosciato.
"Mamma." Disse semplicemente il ragazzo.
"Shoto!" Lei gli corse incontro, avvolgendogli le braccia al corpo.
"Mi sei mancato tantissimo... Scusa..." La sua voce cominciava a tremare, mentre lui la rassicurava, dicendogli che non era colpa sua e cose simili.
Io stavo per mettermi a piangere, ma non volevo infrangere quel momento così delicato tra madre e figlio, così mi misi in disparte.
Appena loro due entrarono -Rei si era calmata- Shoto si guardò dietro, facendomi capire con la testa di entrare.
"C'è anche un'altra persona che ho voluto portarti, non so se te la ricordi... Lei è-"
"Akemi!" Mi abbracciò dolcemente. Io non sapevo come reagire, era stato tutto molto improvviso.
Le avvolsi le braccia lungo la sua esile vita. Era una donna molto bella, esattamente quella che mi era apparsa in ricordo quando rividi Natsuo a casa dei Todoroki.
"Sei cresciuta molto!" Si staccò, lasciando però le sue mani lungo i miei fianchi.
"Oh, avevo sempre sperato che voi vi fidanzaste!" Sorrise dolcemente.
Le mie gote presero a farsi rosse, e sembrava anche quelle di Shoto.
"M-mamma! Non stiamo insieme!" Subito lui portò le mani avanti, evitando di creare fraintendimenti.
"Esatto... Io...neanche sapevo di esser stata sua amica in passato..." Sussurrai, abbassando la testa.
"È per via del tuo quirk, non è così?"
"Si..." Annuì.
"Beh mi ricordo, sai, io e tuo papà eravamo migliori amici da piccoli, siamo cresciuti assieme. Anche lui, quando ancora non aveva allenato il suo quirk, perdeva molti ricordi." Si sedette sul letto bianco dove l'avevamo trovata quando eravamo arrivati.
Era una stanza abbastanza illuminata, dei fiori erano poggiati sul comodino di fianco a dove dormiva Rei, dei fiori blu.
Probabilmente notò che li stessi guardando.
"Belli, vero? Non ho idea di chi me li abbia regalati, sono in forma anonima..." Mi spiegò.
Shoto si sedette di fianco a lei.
Avevano instaurato un discorso abbastanza tranquillo e mi sentivo parecchio "di troppo".
Pensai a quanta fortuna avesse Shoto per ripoter parlare con sua madre e rivederla dopo tanto tempo.
Sei anni che non la vedeva, ed è da sei anni anche io che non vedo i miei genitori, ma io a differenza sua non posso.
Una lacrima mi scese lungo la guancia, ma cercai velocemente di toglierla, così che nessuno si sarebbe potuto render conto del fatto che avessi pianto.
"Vieni qua con noi, dai!" Rei era davvero un'anima pura, e finalmente capivo da chi avesse preso Shoto.

La mattina all'ospedale fu molto rilassante ma anche divertente. In Shoto si era riaccesa una luce, era ancora più bello, mentre Rei sembrava più serena dal primo momento in cui l'avevo vista.
Stavamo andando a casa Todoroki.
Saremo stati io, Shoto e nessun altro.
Ero leggermente scossa all'idea di stare da sola con lui, ma cercai di stare tranquilla.
Appena arrivati andammo in camera sua.
Era uno dei luoghi più calmi della casa.
Era una camera tipica giapponese, con qualche foto che ritraeva Shoto e i suoi fratelli lungo le pareti.
Il letto era abbastanza grande, aveva anche un bagno personale e un balcone che comunicava con un'altra stanza, quella dove dormivo io durante il tirocinio.
Mi guardai intorno, come se fosse la prima volta che vidi quella stanza.
"Che vuoi fare?" Mi domandò.
Erano le due e mezzo, tra un'ora saremmo dovuti uscire per recarci dai nostri compagni, quindi le opzioni non erano molte.
"Parlare." Risposi, sdraiandomi sul suo letto.
"E di cosa? Hai qualcosa da dirmi?"
Stavo per dichiararmi.
E non scherzo, stavo per dirgli "Si beh, il fatto che tu mi piaccia è una delle cose che avrei da confessarti." Ma non dissi nulla, negando semplicemente con la testa.
"Tu?" Chiesi, voltandomi verso di lui, che si era adagiato a fianco a me sul suo letto.
Era sempre mozza fiato la sua bellezza.
I suoi lineamenti così delicati mi stupivano ogni volta di più. Era dannatamente bello.
Aspettai una sua risposta. Lo vidi esitare leggermente, ma poi sembrò lasciarsi andare: chiuse gli occhi e prese un bel respiro, e poi parlò.
"Mi piaci, Akemi." Avevo sentito bene?
Mi alzai di scatto, guardandolo dubbiosa.
Un lieve sorriso nacque sulla sua faccia, come se fosse contento della mia reazione.
"Cosa?"
"Mi piaci." Mi guardò.
Quegli occhi glaciali, adesso risplendevano, si erano sciolti, la corazza fredda non c'era più.
Era solo lui, solo Sho.
"Anche tu, Sho."

[ 覚えて ]      𝐑𝐈𝐂𝐎𝐑𝐃𝐀𝐓𝐈  /  𝐓. 𝐒𝐡𝐨𝐭𝐨 𝐱 𝐎𝐜 -IN PAUSA-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora