capitolo tredici.

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Ero nella doccia a casa di dadda.
Sinceramente ero stupita dal modo in cui quella casa fosse così in perfetto ordine.
In molti ora si chiederanno,  perché andare a casa di dadda se letteralmente la tua casa si trova accanto alla sua? Facile, mi sentivo in colpa per aver urlato a mio fratello, che provava ad aiutarmi, ma in quel momento non riuscivo a capire e non avevo forza di ragionare a dovere.

Mi appoggiai alla parete con le mani mentre l'acqua mi scorreva sul viso, respiravo a fatica essendo che stavo usando l'acqua bollente per lavarmi.

Pensavo, pensavo e poi pensavo ancora, avrei voluto un modo, un qualsiasi modo per mettere a freno i miei pensieri.
Mi lasciavo spesso torturare da essi,  non li sapevo gestire.
Non voglio nominare sempre la morte di mio fratello, ma da quando la mia testa mi impose a non credere alla sua morte, a crearmi una realtà inesistente, è come se la mia testa faticasse a distinguere il vero dal falso, non riusciva a capire cosa mi metteva realmente in pericolo e cosa erano solo preoccupazioni infondate.

Amavo la vita, spesso mi imponevo di uscire o di fare determinate esperienze perché pensavo "questo sarebbe piaciuto ad Alessandro " oppure "avrei voluto vedere Alessandro fare questo che sto facendo io".

Spensi l'acqua,  presi l'asciugamano da un cassetto , notando una scatola piena zeppa di anelli e di collane di dadda, non  ero riuscita a trattenere un sorriso.
Dadda era molto vanitoso.

Chiusi il cassetto e andai in cucina, con l'asciugamano intorno al corpo;dadda stava preparando qualcosa , ma appena mi vide rimase bloccato a guardarmi ed io strinsi le mani intorno al petto.

Vittoria: Potresti rimanere a guardarmi oppure darmi una tua maglia.

Dadda fece un piccolo colpo di tosse completamente imbarazzato e corse subito ad aprire il suo armadio per prendermi una t-shirt bianca con una rosa nera dietro alla schiena e me la porse, per poi aprire un cassetto vicino al letto e darmi un suo boxer .

Dadda: dovrebbe andarti bene..

Io annuì sorridendo e mi avvicinai a lui baciandolo, lui era palesemente eccitato ma finsi di non vedere nulla, per non metterlo a disagio.

Lui uscì dalla stanza ed io indossai i suoi boxer e la sua maglia, che però era un po trasparente, quindi si vedevano abbastanza bene i seni. Ma in realtà non mi importava molto essendo che ero abituata a farmi fotografare quasi mezza nuda per il mio lavoro.

Andai in cucina e dadda mi prese in braccio per poi farmi sedere sulla cucina, lo osservavo mentre si cimentata a preparare il mio famoso succo, della quale non conosceva i veri ingredienti, infatti poi disse:

Dadda: non so perché,  ma il mio non viene buono come il tuo..

Vittoria Limone e zenzero.

Lui mi guardò sorridendo.

Poco più tardi ci andammo a sedere al tavolo e iniziammo a mangiare i suoi spaghetti buonissimi con frutti di mare, io ero particolarmente affamata, e credetemi, non sono il tipo di ragazza che si fa problemi ad ingozzarsi davanti alle persone.

Dadda: Allora, oggi com'è andata?

Vittoria: bene,  se non fosse per la fine , che è finita come ti ho detto..

Allungò la mano nella mia direzione e mi accarezzò la mia, stringendola forte a sé.
Era sempre così dolce e premuroso nei miei confronti..
In preda dai miei soliti pensieri confusionari, lasciai la mano di dadda e continuai a mangiare , in silenzio.
Mi stavo affezzionando a lui e questo mi terrorizzava,  avevo una paura incredibilmente grande di perdere le persone alle quali volevo bene,  ed era per questo se nella maggior parte dei casi tendevo a coltivare solo i rapporti con le persone con la quale avevo un rapporto anche nel passato.
Tutta via,  dovevo ammetterlo;

A me dadda piaceva tanto, forse troppo.

Non provavo dei veri e propri sentimenti,  ma sentivo che avevo proprio il bisogno di passare più tempo possibile con lui, non volevo sprecare nemmeno un secondo in sua compagnia.

"Dio. Ti prego aiutami "

Pensai tra me e me.
Mi alzai dalla sedia appena finì di mangiare e mi dirissi verso di lui che stava mangiando l'ultimo boccone, mi siedo sulla sua gamba e lui mi strinse subito i fianchi con il suo grande braccio e mi guardò negli occhi.

Avvolsi le braccia intorno al suo collo e lui sembrò quasi sciogliersi , eravamo in sintonia.

Mi avvicinai alle sue labbra lentamente e lui fece lo stesso .

Vittoria: puzzi di pesce.

Dadda: anche tu.

Ridiamo insieme e ci baciamo.
Le sue mani accarezzano la mia schiena , le mie mani si trovano tra i suoi ricci. Il bacio diventa pian piano da lento a passionale, mi appoggia le mani al sedere, anche se per un momento esita, e mi stringe tra le sue mani, facendomi ritrovare in uno stato di estasi.
In quel momento non ero in grado di capire cosa stessi facendo.
Mi aggrappai a lui con due mani e lui mi prese in braccio portandomi in camera da letto.
Mi appoggiò alla porta della stanza e continuammo a baciarci, con foga, molta foga, come se dipendessimo l'uno dall'altro.
Mi stringeva nelle sue mani, stava morendo di voglia e non poteva nasconderlo, e nemmeno io ...
Mi bacio il collo lentamente ed io gli graffiai la schiena.
Lo sentì sospirare a quel graffio , mi guardò negli occhi intensamente.
Mi gettò sul letto ed io mi strinsi a lui, che nel frattempo si posizionò tra le mie gambe, fremetti nel sentire la sua eccitazione, il suo modo di controllare la situazione.
Mi sfilò la maglia, facendomi ritrovare a petto nudo, osservò il mio corpo e poi il mio viso.
Arrossai quando lo vidi studiarmi ed a quanto pare a lei piaceva questo.
Si stese accanto a me, continuando a baciarmi con molta accortezza, mi baciava il seno e lo assaporava in ogni angolo e centimetro... quando poi io allungai la mano verso i suoi boxer lui mi fermò la mano e scuote la testa.

Dadda: non vuoi che la prima volta sia con me, fidati...uhm , anzi scusami se ho esagerato.

Disse aggiustandosi i pantaloni che stavano letteralmente esplodendo.
Io lo Guardai negli occhi e mi misi sulla sua spalla.

Vittoria: perché dici così?

Dadda: perché devi farlo con una persona che ami e che ti ama, non con un amico che...per carità,  prova una forte intesa con te, ma tu meriti una prima volta speciale.

Fù dolce, molto dolce, aveva avuto un pensiero che qualsiasi altro ragazzo non avrebbe mai avuto, anzi si sarebbe approfittato della situazione..
Ma quel "devi farlo con una persona che ti ama" , mi aveva un po scosso.
Si , non mi aspettavo amore da lui , nemmeno io gliel'ho promesso...ma , era come se quella frase mi avesse un po deluso.

Mi rimetto la maglia, infondo è stato meglio così, probabilmente me ne sarei pentita subito dopo.
Forse mi stavo per abbandonare al piacere per poter dimenticare tutto quello che mi stava accadendo.

Alla fine ci mettiamo sdraiati uno accanto all'altro e ci addormentammo abbracciati, come il giorno prima.
Ma sta volta sono io che abbraccio dadda da dietro.

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