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Ce l'avevano fatta. Erano riusciti ad arrivare tra i primi tre. Avrebbero partecipato a Sanremo Big. Marco non ci poteva credere. All'inizio non era stato molto convinto della proposta di partecipare alla competizione. Non credeva fosse il momento giusto per affrontare quell'esperienza, non perché non fossero abbastanza bravi o altro, semplicemente non riusciva a vederlo nel breve futuro. Lui era rimasto ancora a quando riempire un piccolo locale era stato il loro più grande successo, non si capacitava di come in soli quattro anni e mezzo la vita sua e dei suoi amici fosse cambiata così radicalmente. Si sentiva estremamente orgoglioso e soddisfatto, quale miglior modo per festeggiare se non in un locale con un bicchiere in mano?

«Ehi Caph!» Si sentì chiamare il platinato, non fece neanche in tempo a girarsi che Pietro gli si parò davanti. «Prendi qualcosa?» gli chiese. Marco abbassò lo sguardo sul bicchiere di plastica che aveva in mano notando che il gin tonic al suo interno cominciava a scarseggiare, perciò annuì alla proposta dell'amico.
Avanzarono uno di fianco all'altro verso il bancone posizionandosi in modo da poter comodamente guardare il barman ma anche tra di loro.

«Ieri parlavi di problemi d'amore, nuova storia finita male?» Esordì Fares.

«No, no...» rispose Marco un po' in difficoltà ma poi scelse di essere sincero, dopo tutto quel biondo era il suo migliore amico, se avesse omesso l'oggetto di tutti i suoi problemi forse sarebbe anche riuscito a dargli qualche consiglio utile.

«...Hai presente Silvia e tutta la questione dello "shock post traumatico dovuto a tradimento pubblico"?» Il ragazzo annuì. Certo che lo sapeva, solo Dio sa quanti pomeriggi aveva passato a casa del platinato a convincerlo che non era un fallimento totale, che prima o poi avrebbe trovato la persona giusta. Ore e ore abbracciati sul divano a guardare game play di Fortnite solo per riuscire a tranquillizzare l'amico e a distrarlo dalle continue crisi di auto sabotaggio che si infliggeva.

«In pratica, dopo tutto quello che è successo, ho ricominciato a farmi una vita.»

«E grazie a Dio aggiungerei.» Lo interruppe Pietro, l'altro abbozzò un sorriso per poi continuare con il racconto.

«Vabbè, stavo dicendo, dopo un po' di tempo sono tornato a guardarmi in giro e...» La gola gli si seccò all'improvviso. Non era difficile, "mi sento attratto anche dai ragazzi", sei semplici parole, nulla di troppo complesso ma per un qualche strano motivo le corde vocali sembravano non volerne sapere di collaborare. Bevve un sorso del gin tonic che gli era appena stato messo davanti nella speranza di sciogliere quel nodo alla gola che lo attanagliava. Inutile dire che il risultato fu pressoché opposto, l'aridità si trasformò in bruciore rendendogli impossibile dire anche una semplice lettera. Dall'altra parte Pietro lo guardava confuso, quasi amareggiato. Da quando il suo migliore amico si sentiva a disagio a condividere con lui i suoi pensieri e le sue esperienze? Si sentiva un fallimento, un totale disastro. Era qualche settimana che vedeva Marco strano ma non ci aveva fatto caso più di tanto ma se fosse potuto tornare indietro nel tempo sarebbe corso a parlargli, a chiedergli cosa non andasse. Non c'era sensazione peggiore di quella, si sentiva una persona di merda ma soprattutto un amico di merda.

«Sta tranquillo, non devi parlarmene se non ti va» Fares mise fine all'agonia di entrambi accompagnando la frase con un piccolo sorriso di circostanza.

No, no, no, no. Non doveva finire così, doveva essere un semplice confronto tra due ragazzi che avrebbero potuto considerarsi fratelli, invece si era rivelata la più imbarazzante e la più disagiate delle conversazioni. Era partito bene, era convinto, era sicuro che ce l'avrebbe fatta ma, una volta arrivato al fatidico momento, le parole gli erano sparite di bocca, come se la voce gli fosse stata sottratta da qualche strana divinità. La cosa che lo faceva stare peggio, però, era l'espressione sul volto di Pietro: puro e semplice rammarico. Non riusciva ad immaginare come si dovesse sentire l'altro ragazzo, la sola idea che qualcuno non riuscisse ad essere sincero e a suo agio con lui lo faceva uscire di testa e pensare che il suo migliore amico si sentisse così proprio a causa sua fu come un coltello nello stomaco, girato e rigirato più e più volte all'interno della ferita.

5:40//faresxcaphDove le storie prendono vita. Scoprilo ora