Nuova città, nuovi luoghi, nuovi amici, nuova vita. è questo quello che mi ripeto lungo il tragitto verso l università di Stanford, una delle più richieste e che aveva accettato la mia richiesta di amissione senza problemi, solo perché mio padre è qualcuno.
ma che qualcuno, quello è un mostro. pensai con la testa appoggiata sul finestrino del auto. Ero felice di andare via da casa, in un posto dove quasi nessuno mi conosceva. Ero pronta ad iniziare il mio nuovo percorso verso quello che volevo diventare, un medico in grado di salvare la vita di tutti. Tutti, dal meno grave a quello quasi impossibile, anche se dovesse costarmi la vita. Io voglio che tutti abbiano un domani per chi invece gli è stato strappato.
Il mio unico obiettivo nella vita era questo, concentrarmi tutto il giorno sugli altri, sul bene altrui, perché io il bene non lo vedevo da ormai anni, da un giorno ben deciso dagli dei che hanno voluto anche l ultima persona colorata della mia vita. Gli dei avevano deciso così, mi ero sempre ripetuta che era la mia punizione per essere nata, ma poi compresi che era semplicemente perché lui aveva deciso cosi.
Il maggiordomo mi chiamò diverse volte ma non lo sentì finche non mi tocco la spalla, al quale scattai subito. Eravamo arrivati, ero davanti alla Stanford, davanti l università che in molti richiedevano e per il quale si impegnavano mentre io ero entrata senza nulla. Questa consapevolezza mi rattristì un po' ma non ne ero pentita, io volevo diventare un medico, anche al costo di dover imparare da sola.
<<Signorina Artemide, le porto i bagagli in stanza?>>domando Nicolas, il maggiordomo .<< Nicolas quante volte ti dico che puoi chiamarmi anche solo Artemide?>> gli rispondo seccata. Odio la parola signorina più di quanto lui possa immaginare. <<puoi andare, li porto io.". mi guardò cosi confuso che mi fece sorridere, << Ma...signorina, sono pesanti>>. Nicolas é sempre stato dolce con me e anche in questo momento lo é. <<Tranquillo, ho molta forza in queste braccia>> dissi mostrando i miei muscoli finti.
Presi i bagagli dal auto e mi diressi verso il cancello aperto. Appena oltrepassai la porta d entrata uno vociferare altissimo mi spacco i timpani, migliaia di persone, matricole come me, parlottavano tra di loro per fare conoscenza. Io d altro canto, li oltrepassai e mi diressi verso la segreteria per prendere i documenti e le chiavi della stanza. <<Nome e cognome grazie.>> disse la signora guardandomi, << Artemide Walker.>> dissi con imbarazzo. La gentile signora mi passo tutti i fogli e le chiavi con vicino un portachiavi rosa.
Camera 326. me le girai nel palmo della mano pensierosa ma qualche secondo dopo una voce mi fece sobbalzare sul posto impaurita. Mi girai e vidi una ragazza minuta con gli occhi di un nocciola chiaro e i capelli neri. <<In che stanza sei?>> mi chiese come se ci conoscessimo già, <<Eehm, sono nella..326>> dissi riguardando la chiave per sicurezza. i suoi occhi si illuminarono, << Anche io!>> e senza avvertimento mi si fiondò addosso come una bambina.
Perfetto, cosi non avrò ansia di conoscere la mia coinquilina. Contai fino a 5 poi mi staccai da quel abbraccio, ma lei non ne voleva sapere di lasciarmi stare e mi prese in sottobraccio. <<Che ne dici di andare a vedere la nostra camera?>>, non parlai, annuii solamente. sembrava che conoscesse già la strada quindi la seguii.
Arrivate dinanzi alla porta inserii la chiave e mi guardai intorno, non era male, anzi era molto confortevole. <<Come ti chiami?>> chiese la mia nuova coinquilina, <<Artemide.>> dissi con ribrezzo verso il mio stesso nome, <<Wow.. come la dea greca.>>, mi strinsi nelle spalle, non mi piaceva il fatto di avere quel nome e provai ad evitare il discorso, << Tu come ti chiami.?>>, in effetti ci avevo parlato ma non ci eravamo scambiate i nomi, <<Erica, Erica Torres.>>.
dopo quelle poche parole ci mettemmo a mettere in ordine le nostre cose nei rispettivi spazi, io sono sempre stata ordinata e lineare mentre lei era un misto, penso in base a quanto ami una cosa. Finito di mettere apposto mi sdraiai sul mio letto. Avevo notato più volte che cercò di parlare ma decisi di non chiedere. Quando ebbe finito si sdraiò anche lei sul suo letto e mi chiese. << Verrai alla festa di benvenuto sta sera?>>, non ne sapevo nulla e, detto con onestà, non mi interessava. <<Non sapevo ci fosse una festa di benvenuto ma lo stesso non ci sarei andata.>> dissi con un alzata di spalle. Erica si alzò di scatto e venne vicino a me, <<Ti prego, ti scongiuro, vieni con me, solo per sta sera, per fare amicizia con altri>>, la mia risposta era no, ma lei mi guardò con gli occhi dolci e non volevo vederla piangere, quindi sospirai e dissi: << Va bene ti accompagno, ma solo per oggi!>>. lei tutta contenta si mise a saltare mentre io mi pentì amaramente di aver accettato.
solo sta sera, solo oggi. Sarà solo una piccola festa di benvenuto infine.
SPAZIO AUTRICE
Nel caso qualcuno stia leggendo questa storia, significa che ho avuto il coraggio di pubblicarla, questa è solo una lacrima di un intera bufera quindi, se state leggendo tutto ciò, vi prego di proseguire perché questi erano solo i titoli iniziali di questo Film.
STAI LEGGENDO
Black Snakes
ChickLituna ragazza che voleva iniziare l università in pace, una gang che doveva portare a termine degli incarichi. Un incontro voluto dal destino o meglio... dagli dei.