Una raccolta di one shot/storie brevi su Ricciardi e Bruno, sia autonome che blandamente collegate alla storia principale, "La Ruota degli Angeli".
Introspettivo, romantico, erotico, umoristico, slice of life, angst... insomma, di tutto un po' sui m...
Contesto: aprile 1934, post-"La Ruota degli Angeli" Genere: fluff, slice of life Avvertimenti/TW: spoiler minori LRDA Prompt(s): - Note: il contesto d'ambientazione è LRDA, ma ciò che accade è totalmente incompatibile con le sue premesse :')
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Lo sbuffo di Bruno riecheggia nel bagno, accompagnato da un esasperato fruscio quando lascia ricadere di scatto le braccia lungo i fianchi.
«Riccia', se non ti stai fermo finisce che ti faccio male sul serio.»
Questi, di tutta risposta, sospira dal naso, ma si impegna a inclinare di nuovo il mento verso l'alto, offrendogli la guancia, e a mantenersi immobile.
Bruno posa il pollice sul suo zigomo, tendendo la pelle, e passa poi la lama del rasoio lungo la linea della mandibola con un sottile raschiare, rimuovendo l'ombra di barba al di sotto del velo di schiuma che la ricopre.
«Puoi piantarla di esser teso, comunque,» commenta Bruno, sciacquando la lama nella pozzetta d'acqua nel lavabo lì accanto con un tintinnio di metallo contro ceramica. «T'assicuro che in ospedale maneggio strumenti più delicati d'un rasoio da barba.»
Ricciardi schiude appena la mascella per parlare:
«Non ne dubito, ma...»
«Statt' citt,» borbotta lui, nel passare la lama sul piatto della guancia con un movimento un po' troppo rapido, per i suoi gusti.
Ricciardi ammutolisce di scatto, a scanso di rimediarsi un altro taglietto come quello che gli segna il profilo opposto e che ha costretto Bruno a svolgere, con non poco mugugnare, la sua professione originaria di medico, oltre a quella di barbiere improvvisato.
L'alternativa, a detta di Bruno che s'era offerto alacre volontario per quel compito, era rassegnarsi ad avere una barba degna di Garibaldi in viso, almeno finché sarebbe rimasto col braccio sinistro bloccato in collo che gl'impediva di radersi. O per meglio dire, di radersi senza sfregiarsi, dacché, nonostante scriva da destrimane come gli è stato inculcato da fanciullo, predilige comunque la sinistra per tutte le altre attività, con risultati deleteri in caso contrario.
È così che s'è ritrovato bloccato in bagno su uno sgabello, con le mani strette in grembo, un asciugamani avvoltolato attorno al collo a ripararlo dalla schiuma e gli occhi strizzati contro il lampadario sul soffitto, che rende difficile da distinguere la sagoma riccioluta di Bruno stagliata in controluce mentre si affaccenda attorno a su di lui.
Non gli dispiace affidarsi alle sue premure, affatto: lo aiutano a scacciar via le molte ombre di cui si è costellata la sua mente nell'ultima settimana. Gli sono sempre di conforto, quei brevi momenti in cui gli sembra ancora di poter racchiudere l'intero mondo in una stanza e di ignorare ciò che lo aspetta fuori. Ancor di più in quelle piccole attività quotidiane, che sia prendere un caffè insieme, condividere un pranzo o una cena improvvisati o, come in quel caso, concedersi quei piccoli momenti d'affetto nascosti dietro quei semplici gesti.
Si concentra sul suo tocco sulla pelle, più delicato laddove gli ematomi che gli segnano ancora il viso stentano a guarire, e che indugia molto più del necessario nel saggiare i punti dove riapplicare la schiuma e poi il rasoio per eliminare gli ultimi, sparuti puntini di barba con la precisione chirurgica che immagina utilizzi sui propri pazienti.
Bruno, in quel mentre, gli spinge in alto il viso con una lieve pressione dell'indice, esponendo la pelle più sensibile del collo. Vi passa poi la lama con lentezza, dalla punta del mento sin sotto la gola, gli occhi lievemente assottigliati, le labbra un poco schiuse nel seguire quel movimento delicato.
Ricciardi deglutisce più piano che può, col cuore che compie un sobbalzo e gli rimbalza sulla lingua. Osserva, da sotto le ciglia, la ruga di concentrazione che si è formata sulla fronte di Bruno e che si fa più netta quando ripete il gesto, stavolta in direzione contraria, risalendo di nuovo verso il mento.
Sofferma la punta smussata del rasoio in quel punto, di piatto, a tenergli inclinata la testa verso l'alto. La chiazza di freddo metallico preme sulla sua pelle sensibilizzata, causandogli un lieve brivido, che si intensifica nel notare gli occhi di Bruno ora infissi nei suoi.
«Riccia',» dice sottovoce, con le note di baritono che scivolano appena roche verso di lui.
Lui, di tutta risposta, piega un poco la testa di lato, interrogativo; va così a premere con più forza contro la lama piatta del rasoio, certo che Bruno non la muoverebbe mai per errore.
«Che c'è?» lo incalza, al suo silenzio interrotto da un arcuarsi sghembo della bocca.
«C'è che, se non la pianti di sorridere, mi complichi pure le cose semplici,» soffia via, scivolando verso di lui, col piatto della lama che scivola a sua volta lungo il collo come acqua fredda.
Ricciardi si accorge solo in quel momento di avere le labbra incurvate, con un lato un poco più teso, a disegnare pieghe del sorriso attorno alla bocca e una fossetta che ostacolerebbero il rasoio, sotto allo strato sottile di schiuma che le cela.
Pensa in quell'istante che, agli occhi di Bruno, deve sembrare assai ridicolo, conciato a quel modo; e ciò non fa che tendere ancor di più il suo sorriso e provoca un lieve riso in fondo alla gola, trattenuto dietro le labbra serrate.
Si schiudono a quelle di Bruno che si premono rapide sulle sue, incuranti della schiuma che gli sporca la punta del naso e si impiglia nella sua barba rada.
Ricciardi, ora a un respiro da lui, passa la punta delle dita sulla sua guancia ruvida, togliendo qualche batuffolo bianco che vi è rimasto impigliato, per poi ammiccare appena.
«Se vuoi, uno di questi giorni ti ricambio il favore.»
Bruno ride, un suono che forse gli era mancato troppo; inclina la testa e la luce gli rimbalza nelle iridi, screziandole d'ambra più chiara. Preme il suo palmo contro la propria barba, sfregandovi poi contro come un gatto dispettoso.
«Non ci pensare nemmeno, Riccia'.»
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Note dell'Autrice:
Cari Lettori, una piccola scemenza senza impegno che mi tengo nel cassetto da un po'. Ogni tanto, un po' di fluff spensierato glielo regalo, suvvia :')
I prossimi due aggiornamenti, invece, potrebbero essere un po' più devastanti. Ops.
Alla prossima e grazie a chi continua a seguire questi due scemi :')