Una raccolta di one shot/storie brevi su Ricciardi e Bruno, sia autonome che blandamente collegate alla storia principale, "La Ruota degli Angeli".
Introspettivo, romantico, erotico, umoristico, slice of life, angst... insomma, di tutto un po' sui m...
Contesto: luglio 1929, scena tagliata e riadattata da "(Tutta) colpa d'Alfredo" Genere: fluff, slice of life Avvertimenti/TW: - Prompt(s): Tombola delle Lande indetta da Lande di Fandom – Prompt 6: idiosincrasia Note: All'inizio, la scena si svolgeva in tutt'altro contesto, ma è Natale per tutti e quindi l'ho riadattata in modo più melenso :3 Revisione praticamente assente, siete avvisati, e questa "collana" di storie denominate "Sprazzi di luce" non ha alcuna pretesa di serietà o verosimiglianza. A volte è semplicemente bello giocare coi personaggi in modo spensierato <3
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A rompere il silenzio assoluto della camera da letto è solo il loro lento inspirare ed espirare in controtempo.
Bruno non sa dire da quanto siano stesi lì, a respirare assieme, con solo un lenzuolo attorcigliato a velare a stento i loro corpi – e vi è un qualcosa di più intimo della nudità pura, nel poter seguire il profilo magro delle gambe di Ricciardi fino alla curva dei glutei attraverso il cotone sottile che arriva ad abbracciargli la vita.
La schiena gliel'ha scoperta lui, per togliersi lo sfizio di contargli le costellazioni di piccoli nei che gli picchiettano lievi la schiena – quelli che aveva finora solo immaginato. Li mappa come farebbe con delle stelle appuntate nel posto sbagliato, con l'indice che li sfiora uno a uno e tende linee invisibili tra loro in geometrie inventate.
Ricciardi tiene entrambe le braccia sotto il cuscino e rivolge verso di lui la nuca, la guancia sprofondata nella federa. Dal respiro rallentato, sembra vacillare sulle soglie del sonno.
«Bruno, se continui così mi addormento.»
Bruno sopprime un ridacchiare sommesso e gli pizzica piano la pelle tra le dita, suscitando un lamento a metà tra l'apprezzamento e il fastidio.
«E che ci sarebbe di male?»
Lui solleva un poco il capo e si volta a guardarlo, rivelando gli occhi schermati a mezzo dalle ciglia nere – continua a trovarvi sfumature di colore nuove ogni volta che li guarda, ora che può farlo da così vicino.
«Mi sembrerebbe quasi di perder tempo.»
Bruno sospira piano e sposta le dita tra i suoi capelli, ancorandole alla nuca in una pressione leggera.
«A me sembra il modo migliore di perder tempo,» sorride infine; si sforza di suonare scherzoso, ma una nota grave gli macchia la voce. «Son buoni tutti a trovare qualcuno con cui andare a letto; il vero punto è trovare qualcuno con cui puoi anche dormire.»
Ricciardi inarca un angolo della bocca, senza sorridere davvero.
«Sì, se puoi permetterti di farlo sempre.»
Bruno sospira di nuovo e quel suono traballa su una risata appena accennata.
«Dovrei essere io quello che fa il disfattista, qua; ne avrei il dovere anagrafico.»