Emicrania

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«Dottor Hawkins, giusto? Sono Olivia Harper, piacere di conoscerla», mentre mi avvicino a lui sfoggio il mio sorriso professionale numero tre, ovvero quello che riservo ai parenti fastidiosi degli sposi.
Entro a far parte del suo campo visivo e mi analizza come se fossi un'anomalia medica. Un disastro della scienza. Da vicino il suo aspetto impeccabile è ancora più irritante: probabilmente si pettina i capelli con il bisturi.

«Finalmente», dice, come se aspettasse il mio arrivo da secoli. Mi astengo dal sollevare gli occhi al cielo.
«Posso chiederle di attendere qui per qualche minuto?», azzardo. «Ho prima un'altra cliente da gestire. Può accomodarsi ad un tavolo e godersi la vista, se vuole»

«Non ho molto tempo», ribatte senza un sorriso. «E la sua cliente sembra piuttosto presa da altro», indica la signora Williams con un gesto secco della mano ingessata. È estremamente concentrata su diverse tonalità di beige per i tovaglioli. Mio Dio. Ancora? Sul serio?
«La mia cliente ha bisogno di me», affermo con una certa convinzione.

Nate mi fissa, gli occhi ridotti a due fessure. Credo stia cercando di capire in quale reparto della sua mente collocarmi. Probabilmente da qualche parte tra irritante e insignificante.
È lì che scelgo di collocarlo anch'io.
Reparto gente che mi urta il sistema nervoso. Trovato.
«Credo che la sua cliente possa continuare a individuare differenze cromatiche tra i tessuti in totale autonomia».

Sento la testa pulsare mentre mi sforzo di mantenere il sorriso numero tre: «Mi dispiace che il concetto di "attendere" le risulti estraneo, ma le assicuro che tutti i matrimoni richiedono una certa precisione. Deve aspettarmi fino a quando non sarà il suo momento»
«È abituata ad essere sempre così rigida?», sposta lo sguardo dal mio volto alla lista delle cose da fare che continuo a tenere sottobraccio.

Sorriso numero tre. Sorriso numero tre. Sorriso numero... Accidenti. Nessun sorriso.
«Non rigida», lo correggo. «Ma efficiente»
«E allora, Miss efficienza, non ho intenzione di rimanere qui a girarmi i pollici mentre lei si occupa di confetti e palloncini. C'è qualcosa che posso fare per velocizzare il processo?».
Lo guardo con le sopracciglia alzate: «A meno che lei non voglia operare un palloncino, dottor Hawkins, temo di non avere bisogno del suo aiuto».

Nate non sa se ridere o insultarmi apertamente. È scritto sulla sua faccia. Probabilmente è abituato a persone che eseguono ordini senza battere ciglio, ma io non sono un membro della sua equipe medica, e questo non è il suo ospedale.
«Va bene, Olivia», scandisce le parole, come se stesse cercando di negoziare un cessate il fuoco. «Mettiamo le cose in chiaro. Sono qui per aiutare Rebecca e Spencer. Se loro stanno bene, io sto bene. E se questo significa che dovrò sorbirmi qualche lezione di pazienza da una wedding planner maniaca del controllo, lo farò»

«Perfetto», indico un tavolo all'angolo della terrazza. «Può aspettarmi lì. Mi premurerò di farle arrivare da bere e qualche stuzzichino per ingannare l'attesa. Spero non venga sopraffatto dalla sua impazienza».
E mentre mi allontano, per un istante, un brevissimo istante, giuro di vedere l'ombra di un sorriso increspargli le labbra.

Non ho il tempo materiale per capire se davvero quello ero un sorriso perché la signora Williams mi assale, convinta che il colore dei fiori fosse "un po' meno rosa fenicottero e un po' più rosa cadavere". Sento Nate ghignare divertito alle mie spalle, ma per il momento decido di ignorare la sua esistenza sul pianeta terra. Ammetto però di guardarlo di soppiatto mentre la signora Williams, con tanto di Pinterest alla mano, cerca di spiegarmi la differenza tra un rosa caldo e un rosa freddo. (Davvero? Vuole spiegarlo a me?).

E poi mi ricorda il problema della zia Carol, che vuole assolutamente ballare una rumba sensuale durante il ricevimento, nonostante il suo ginocchio sostituito di fresco e una leggerissima tendenza a farsi prendere troppo dalla musica.
«Troverò un modo per renderla felice e al tempo stesso contenere la sua esuberanza», prometto. A costo di chiuderla a chiave in bagno per due o tre ore.

AMORI E ALTRI MALANNIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora