Brividi

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La tensione nella macchina è palpabile, quasi tangibile, mentre guido con il pilota automatico, cercando di non cedere alla febbre crescente. Ogni tanto mi lancio un'occhiata allo specchietto per cercare di capire quanto sono pallida. Spoiler: molto. Nate non parla da quando siamo partiti e lo ringrazio mentalmente per questo, ma la sua aura negativa mi preoccupa.
Temo possa farmi esplodere il cervello con la sola forza del pensiero. Non posso non chiedermi cosa gli stia passando per la testa. Nate Hawkins, con il suo aspetto sempre impeccabile e quell'aria da "non mi importa nulla", sembra oggi una pentola a pressione pronta a esplodere. Certo, è sempre così, ma oggi c'è qualcosa di diverso. Non solo il suo solito cinismo, ma un'ombra più profonda, come se qualcosa lo stesse davvero tormentando.

«Stai bene?», provo a chiedere di nuovo, cercando di non sembrare troppo invadente.
Lui sbuffa, scuotendo appena la testa. «Smetti di fissarmi e concentrati sulla guida, piuttosto. Sei una pessima guidatrice».
Spalanco la bocca: «Io guido benissimo», mi difendo. «È colpa della febbre»
«Me lo auguro», ribatte. «Mi stai facendo venire il volta stomaco»
«Che esagerato», concludo con una decina di colpi di tosse compulsiva. Basta. Non voglio parlargli più.

Mentre ci avviciniamo alla cittadina, il paesaggio cambia: le strade si fanno più strette, gli alberi si moltiplicano, e l'atmosfera diventa quella di un piccolo angolo di paradiso rurale.
«Eccoci», dico finalmente, mentre svolto nell'ingresso della location. Un edificio moderno, ma romantico, con un enorme giardino rigoglioso che sembra un sogno. Fiori dappertutto, panchine di legno eleganti, e una fontana che gorgoglia dolcemente al centro. Perfetta per un matrimonio da favola. Perfetta per Rebecca e Spencer.
Nate rimane in silenzio, osservando l'ambiente con quello sguardo critico che lo contraddistingue.

«Beh?» gli chiedo, scendendo dalla macchina e cercando di ignorare la vertigine che mi colpisce non appena metto piede a terra. «Che ne pensi?»
Lui scende dalla macchina con una lentezza esasperante, guardandosi attorno come se stesse valutando ogni singolo dettaglio. I suoi occhi verdi si posano sulla fontana, sui fiori, e poi si girano verso di me. Sta per dire qualcosa, posso vederlo. Ma poi si ferma, come se avesse cambiato idea all'ultimo secondo.
«Va bene», dice semplicemente. E basta. Nient'altro.

«Va bene?» ripeto, incredula. Ho rischiato la vita, la salute e la mia sanità mentale per un "va bene"? Nate si limita a scrollare le spalle, come se non ci fosse altro da aggiungere.
«Okay allora», concludo, cercando di non sembrare troppo delusa. «Vediamo dentro?»
Entriamo nella sala principale, e subito mi sento più leggera. È davvero stupenda. Le vetrate fanno entrare una luce calda e dorata, e le piante e gli alberelli sparsi tra i tavoli creano un'atmosfera quasi incantata. Sembra di essere in una serra magica, un giardino segreto nascosto dal resto del mondo. Perfetta per una cerimonia elegante ma intima.

Nate cammina lentamente tra i tavoli, toccando qua e là qualche foglia, come se stesse cercando di percepire la qualità dell'intero posto. Alla fine, si ferma, e io trattengo il fiato.
«È perfetto».
Mi appoggio a una delle sedie, fingendo di esaminare il tessuto dei cuscini, ma in realtà sto cercando di non cadere.
Sono sotto shock.
«Come?», chiedo. Non ho sentito bene.
«È perfetto», ripete.
«Perfetto?» ripeto, con un tono che non riesce a nascondere lo stupore. Forse è un'allucinazione dovuta alla febbre alta.
«Hai sentito», taglia corto. «Non farmelo ripetere ancora».

Sto cercando di elaborare il tutto quando mi arriva un colpo di tosse che mi fa piegare in due. Nate mi lancia uno sguardo tagliente, e prima che possa ribattere qualcosa, lo vedo avvicinarsi ad un cameriere.
«Può portarle una tazza di tè caldo?» chiede con quel tono autoritario che non lascia spazio a discussioni. Il cameriere annuisce e si allontana velocemente, mentre io inarco un sopracciglio: «Tè caldo?»
«Sei praticamente sul punto di svenire e non ho nessuna voglia di soccorrere una wedding planner drogata di lavoro che preferirebbe morire piuttosto che prendersi un giorno libero»

AMORI E ALTRI MALANNIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora