SCARLETT POV
-Sul serio? Solo tre mazzi? Ti prego Dolly, prendine altri tre-dissi, mettendomi le mani nei capelli.
-Sei in ansia più tu che Amy, e pensa che è suo fratello che si sposa- sbuffò Kassy, sul divano.
-Lo so, ma non ho niente di meglio da fare- risposi, accovacciandomi vicino a lei.
Io, Kassy ed Amy eravamo da sempre migliori amiche. Eppure eravamo l'opposto.
Io ero precisina, organizzata, sorridente a volte ma seria altre volte. Mi bestivo con colori neutri tipo bianco crema o cose così.
Kassy era sempre in silenzio, apparte quando era con noi, con la matita nera sotto gli occhi e una battutina sempre sulla punta della lingua.
Lei si vestiva di nero. Solo di nero.Ed infine Amy, che era tutta solare, colorata, sempre cordiale e hippie.
Lei si era sempre vestita in modo particolare, colorato.Eravamo tutte diverse, ma ci volevamo bene.
-Siete entrambe delle spostate di mente- borbottò.
-Ah, sì? Tu saresti meglio?- chiesi con un sorrisetto.
Prima che lei possa rispondere, la afferrai e iniziai a farle il solletico. La conoscevo benissimo, sapevo che anche se lo negava, le piaceva scherzare.
-Smettila!- cercò di dimenarsi.
Ridacchiai.
Ad interrompere il nostro momento da amiche fu Jason, il fratello di Amy.
-Come sto?- chiese, entrando nel salone in smoking.
Kassy subito si mutò e si staccò da me.
Come ho detto, non amava socializzare.
-Benissimo, come uno sposo- dissi ridendo.
-Anche tu. Tu sei sempre bellissima- disse, spostando lo sguardo sul mio corpo
Sorrisi nervosamente.
Promemoria: tra due ore ti sposi.
-È meglio se vai. Non vorrai far aspettare la tua sposa?- Kassy calcò l'ultima parola.
Jason uscì subito, spaventato dallo sguardo omicida di Kassy.
Appena se ne andò, io scoppiai a ridere.
-Quel tipo è troppo fissato con te. È proprio un coglione- borbottò.
-Puoi dirlo forte- dissi ridendo.
Poi, mi alzai dalla posizione scomoda in cui ero.
-Vado un attimo in bagno, arrivo- dissi.
Salii le scale e mi chiusi a chiave nel bagno.
Mi sciacquai i polsi e il viso con l'acqua fredda.
La vita è troppo complicata. La morte, sembra una via molto più semplice, pensai.
Quando dici alle persone di essere depressa, tutti pensano ad una ragazza chiusa in se stessa, con il cappuccio su.
Nessuno pensa ad una ragazza sorridente. E forse, è proprio questo il motivo per cui sorridono sempre.
Anche se sorridevo, non significava che dentro si me non volessi urlare.
Avevo sempre odiato i matrimoni.
Al matrimonio dei miei genitori, ricordo che papà ruppe una bottiglia di champagne dalla rabbia.
Probabilmente, era sotto droga anche il giorno più importante della sua vita.
Cercai di pensare a qualcosa di più felice per distrarmi e non mettermi piangere anche al matrimonio del fratello della mia migliore amica.
Ricordai quella figura con Blake, quando mi presentai nel suo pub, mezza drogata.
Eppure, lui non si scandalizzò.
Ultimamente, ci stavo pensando spesso.
Ricordai anche quello che mi aveva detto in quella chiesa magica.
A volte ci sono delle cose belle della vita che non vediamo, perché oscurate dalle cose brutte.
Allora, chiusi gli occhi e pensai a un ricordo felice.
Pensai a quella vigilia di Natale, scartavo il mio regalo, e quando vidi un orsacchiotto di peluche al suo interno, corsi verso mio padre che mi afferrò e mi prese in braccio.
-Grazie papà!- dissi con la mia vocina.
-Ti piace?- chiese lui, accarezzandomi la testolina bionda.
-Si! Tantissimo! Ti voglio bene, papà-
Mi strinsi di più a lui.
-Anche io piccolina-
Sorrisi, ritornando bambina.
Fu come se il mio cuore diventasse più leggero, ricordando ciò.
E mi sentii meglio.
-Può baciare la sposa!-
Jason baciò Lavy e Amy affianco a me si alzò e iniziò ad applaudire felice.
Poi si girò verso di me e Kassy e ci abbracciò stritolandoci.
-Grazie per esserci sempre, vi voglio bene-
Sorrisi tra le sue braccia, e poi ,appena finita la cerimonia, mi dileguai andando verso casa.
Mi offrii di accompagnare Kassy a casa sua, in città.
-Fai la brava, mi raccomando!- dissi prendendola in giro, quando arrivammo a casa sua.
-Saluta tua madre- disse lei, prendendomi in giro a sua volta.
Sorrisi e rimasi sola a Parigi, di nuovo.
Scrissi a mio padre e mi strinsi nel cappotto. Era sera ed iniziava a fare freddino.
Quando vidi una scritta led familiare, sorrisi e ci entrai subito.
-Tu non sei di Parigi, giusto?- gli chiesi, appoggiandomi al bancone.
Lui nemmeno alzò lo sguardo, aveva perfettamente capito chi fossi.
-No, sono di New York- disse, lucidando i bicchieri nel modo in cui gli avevo insegnato io.
-Quindi non conosci la città?- chiesi.
-Cosa hai in testa, francesina?-
-Ti porto in un posto, sconosciuto-"
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𝐿𝑜𝑣𝑒 𝑆𝑡𝑜𝑟𝑦
ChickLitScarlett Ever aveva 19 anni, quando capì di non sopportare più la vita. Una vita monotona, la sua. Una semplice vita, senza divertimento. Obbligata da suo padre a fidanzarsi con uno sconosciuto ed a studiare per diventare medico, non avrebbe mai s...