sabato 11 luglio.

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Ho due idee di amore.

L'amore telecomando e l'amore libro.

L'amore telecomando funziona come per i telecomandi. Funzionano finché le pile reggono e dopo un po' sono sempre più deboli. Ma nessuno le cambia subito. Togliamo le pile e le rimettiamo, sbattiamo il telecomando sul palmo delle mani e continuiamo così, gioendo quando funziona. E ti arrabbi quando non funziona subito finché, esausto per tutto il lavoro, decidi di lasciar perdere con la consapevolezza che cambiando le pile andrà meglio.

La stessa cosa succede anche con le persone. Ne avevi idea Luna?

Ci si innamora e va tutto bene. Poi affiorano i problemi e si inizia una corsa. Si cerca in tutti i modi di far funzionare la relazione affinché nessuno dei due rimanga male alla rottura. Questo pensiero allontana dalla realtà, non ci si rende conto che il vero dolore si prova mentre si lotta.

Infine avviene la rottura vera e propria e si capisce di aver corso troppo o, probabilmente, si era avanti già in partenza, senza aver superato nessuno.

Poi c'è l'amore libro, quello che preferisco.

Semplicemente è l'amore che tutti vorrebbero, quello eterno. Luna lo adoro perché è quello che voglio con te e capire che questo mio piccolo desiderio si sta concretizzando mi rende felice.

È qualcosa di magico. Ormai nessuno sa più cos'è l'amore, io sono il primo, ma nessuno si sofferma a pensarci. Pensano solo alle discoteche per passare una "bella" nottata con una ragazza. Dove è la bellezza nel trovarsi una faccia diversa nel proprio letto, ogni mattina?

Io questa nuova generazione non la capisco. Non capisco le loro idee, cosa provano ma forse sono io, forse sono strano io. E loro penseranno le stesse cose di me.

Caro diario,

Un giorno qualunque per molti ma non per me. Io da quel giorno non so più cos'è il tempo, i minuti. Io da quel giorno vivo e basta, vivo te.

Mi alzai presto quel mattino. Volevo sorprenderti. Aprii una piccola mappa della città e valutai i posti.

"Porticato dei giardini fioriti" lessi questo nome, mi affascinò.

Non mi sembrava il caso di pagare qualcuno per portarti in quel posto, presi la mia bicicletta e venni sotto casa tua.

Ero impaurito, se così mi è permesso dire, per la tua reazione. La realtà dei fatti mi scosse molto; mi guardavi con un cipiglio e dio solo sa la voglia che avevo di toglierti il cipiglio anche con un semplice bacio su di esso. Ma non lo feci.

Arrivammo ai giardini ed iniziasti a piangere, non sapevo il perché ma "che stupido che sono" pensai.

Era ora di andare, ti dissi, ma no, tu non volevi. Ti guardai negli occhi e i tuoi non reggevano il mio sguardo. Eri così indifesa.

Mi abbacciasti ed io ricambiai, ti strinsi più forte. Passarono minuti ed eravamo ancora lì, stretti stretti l'uno nelle braccia dell'altro.

Ti staccasti un po' e i tuoi occhi si ponevano un grande problema: guardare i miei di occhi o le mie labbra?

Erano indecisi, in difficoltà.

Mi avvicinai, quindi, e chiesi se avessi potuto darti un bacio, anche piccolo.

I tuoi occhi a quelle parole presero una decisione. I miei occhi.

Mi guardavi decisa ma non era uno sguardo duro il tuo.

Piano piano notavo che eri sempre più vicina finché tra me e te non rimase altro che pochi centimetri.
"i baci non si chiedono, i baci si danno e basta."

Ti baciai, fu la fine del mondo.

il diario di luna.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora